di Giulia Crivelli
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Un incontro tra mondi apparentemente lontani, quello di Antonio Marras e del suo pret-à-porter artigianale e di nicchia, e quello di Sandro Veronesi, fondatore e presidente di Calzedonia, uno dei più grandi gruppi italiani della moda e leader nell’abbigliamento intimo e da spiaggia. Ma l’acquisizione da parte di Calzedonia dell’80% del marchio Marras, fondato dallo stilista Antonio con la moglie Patrizia, amministratrice delegata dell’azienda, è soprattutto il frutto di un’intesa personale, anch’essa inattesa ma forse non così sorprendente.
Perché più spesso di quanto si creda le fusioni e acquisizioni, nella moda e non solo e che si tratti o no di società quotate, nascono proprio da un comune sentire tra imprenditori prima ancora che da analisi di dati e bilanci. O meglio, da un incontro tra visioni affini di persone appassionate del loro lavoro. Come spiega Sandro Veronesi, che negli anni ha creato un gruppo tra i più diversificati e originali d’Europa, che ha chiuso il 2021 con ricavi per 2,5 miliardi, in crescita del 29% sul 2020 e del 3,9% sul 2019.
L’operazione che non ti aspetti, tenuta segreta fino all’annuncio di ieri. Come è nata?
«Negli ultimi anni abbiamo fatto parecchie operazioni, partendo dal marchio Calzedonia e da quelli più simili, Intimissimi e Tezenis. Oggi abbiamo in portafoglio Falconeri, specializzato in filati pregiati, la maison di abiti da sposa e cerimonia Atelier Emé e la catena Signorvino, ristoranti con vocazione, diciamo così, enologica. Ci mancava un marchio del pret-à-porter, con tutto il know how che questo implica, dalle sfilate alla comunicazione, dalla diversa distribuzione alla comunicazione».
Perché proprio Marras però?
«Ogni giorno o quasi a me e ai miei collaboratori vengono proposti dossier su aziende del tessile-moda, e non solo, da valutare. In effetti ci sono molti marchi sul mercato, soprattutto piccoli e medi, anche come effetto della pandemia, che ha messo tutti a dura prova. Aziende davvero interessanti, dal mio punto di vista, e valutate correttamente, ce ne sono però molto poche».
Quanto vale l’acquisizione?
«Uno dei vantaggi del non essere quotati è di non essere obbligati a fornire dettagli come questi. Posso dire però che è stato un accordo soddisfacente per tutti e che Antonio, con la quota che manterrà, è parte integrante del futuro del marchio e dell’azienda».
Come ha scelto il dossier Antonio Marras tra tanti?
«Nacque tutto, qualche mese fa, dalla segnalazione di un’analista e consulente finanziaria con la quale ho lavorato su passate operazioni, che stimo molto e che conosce bene me, il gruppo e la visione che ho del futuro. Pur fidandomi molto di lei e del suo giudizio, ammetto che la prima reazione al nome Antonio Marras fu “cosa c’entriamo noi con un marchio così”. Sia chiaro: chiunque lavori nel mondo della moda, in Italia e nel mondo, dai creativi ai manager, conosce lo stilista e il brand e ne riconosce originalità, qualità, meriti e notorietà globale. Ma sembrava fin troppo originale per noi, forse. Quando mi sono avvicinato all’azienda e ho conosciuto Antonio, sua moglie Patrizia, le persone che lavorano per loro in Sardegna, a Milano e nel mondo, ho capito che c’entravamo eccome».
Ci saranno altre acquisizioni?
«Ora siamo concentrati e felici di questa. Mai dire mai però».
Forse tra l’altro non tutti ricordano che Marras si è già confrontato con grandi realtà del settore, oltre a disegnare il suo marchio. Ha disegnato ad esempio per Les Copains e per la maison Kenzo e di poche ore fa è l’annuncio che riceverà il premio Chi è chi della moda come “ambassador Italian touch”.
«Esatto, conosce le dinamiche di un’azienda famigliare ma anche quelle di un grande gruppo. Ha profonda conoscenza dei processi produttivi, artigianali e industriali. Io apprezzo tutto questo, ma in particolare sono affascinato dalla sua versatilità creativa e dalla curiosità che lo ha portato a lavorare per il cinema e il teatro e ha ricreare nelle sue sfilate e nei suoi negozi e showroom veri e propri palcoscenici, dove la passione per abiti e accessori si fonde come per magia con elementi poetici, anche del passato, senza però nostalgia».
I prossimi passi?
«Il 21 settembre, come da calendario della Camera della moda, ci sarà la sfilata della collezione donna per la prossima primavera. Per i nostri marchi, da Calzedonia ad Atelier Emé, anche noi abbiamo organizzato eventi e sfilate, non durante le settimane della moda però. Su questo abbiamo solo da imparare e non vediamo l’ora di farlo, come è accaduto quando siamo entrati nel mondo della maglieria con Falconeri e in quello della sposa. Sul retail invece l’esperienza c’è (il gruppo ha oltre 5mila punti vendita, 3.300 fuori dall’Italia, ndr) e sicuramente cercheremo una location, magari del quadrilatero della moda. Operazioni come queste danno a me e a tutta l’azienda un grandissimo entusiasmo, sono occasioni per guardare al futuro, per aprirsi a nuovi modi di osservare il mondo, per imparare qualcosa su di sé e sugli altri. Faremo grandi cose con la famiglia Marras, ne sono sicuro».
Giulia Crivelli
fashion editor
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