di Giorgio dell'Orefice
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Quarto ritocco all'insu dei listini del vetro nell'arco di 12 mesi. Un fardello sempre più difficile da sostenere per le imprese del vino e anche da comprendere visto che arriva in un frangente nel quale le tariffe energetiche (l'industria del vetro è tra le più energivore) sembrano in rallentamento o quantomeno stabili.
È l’allarme lanciato oggi dall'Unione italiana vini che ha denunciato come in questi giorni a molte cantine del vino made in Italy stiano arrivando da parte delle vetrerie nuove modifiche unilaterali dei contratti. La nuova variazione delle tariffe, nell’ordine del +20%, è prevista a partire dal prossimo gennaio.
«Si tratta – spiegano all'Unione italiana vini – del quarto aumento imposto alle aziende nel giro di un anno».«Con questa nuova modifica - ha aggiunto il segretario generale dell’Uiv, Paolo Castelletti - il conto sul costo del vetro per il settore del vino sale in media di circa il 70% in appena 12 mesi. È un ulteriore fardello difficile da sostenere ma anche da comprendere, sia in ragione di tariffe energetiche stabili che soprattutto per il credito di imposta del 40% accordato ai comparti energivori anche per calmierare i prezzi. A questo punto sarebbe forse più utile che fossero le imprese del vino a percepire le agevolazioni fiscali, se, come riscontrato, l’industria energivora scarica comunque a valle aumenti che ora non sono più sostenibili. In tal senso, chiediamo al governo di valutare un aiuto ad hoc nell’ambito della legge di bilancio per supportare un aumento dei costi che rischia di compromettere la competitività delle nostre imprese».
Secondo l’Osservatorio Uiv/Vinitaly, l’escalation dei soli costi energetici e delle materie prime secche (vetro, tappi, capsule, carta, cartone) riscontrata dal settore nel 2022 equivale a un aumento dell’83% rispetto ai budget iniziali, per un totale di circa 1,5 miliardi di euro di spese aggiuntive. Un importo che penalizza i segmenti basic e popular dell’offerta enologica, sempre meno in grado di scaricare sui consumatori il surplus dei costi.
Giorgio dell’Orefice
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