di Mariolina Sesto
(OLYCOM)
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L’”operazione termostato” parte il primo maggio: negli uffici dei ministeri, negli enti locali e nelle scuole la temperatura dei condizionatori non potrà essere inferiore a 27 gradi con un margine di tolleranza di due gradi. Dunque: nessun ufficio pubblico potrà avere una temperatura inferiore a 25 gradi. Le norme, introdotte dal decreto “bollette”, valgono fino al 31 marzo 2023.
Il piano di austerity energetica, necessario per abbassare i consumi in modo da attingere meno al gas russo (nonostante la diversificazione delle fonti di approvvigionamento) è scattato con un emendamento introdotto al decreto bollette che sta per ricevere il via libera definitivo dal Senato. Se il condizionatore non potrà abbassare la temperatura estiva sotto i 25 gradi, d’inverno il termosifone non potrà portare la temperatura degli uffici sopra i 19 gradi. Finora il limite era fissato a 20 gradi. Ma anche in questo caso sono previsti due gradi di tolleranza, quindi il massimo possibile sarà 21 gradi.
Dall’operazione di risparmio energetico restano per ora fuori le abitazioni private così come gli ospedali, le case di cura e le cliniche. Con la stretta nella pubblica amministrazione sarà possibile risparmiare tra i due e i 4 miliardi di metri cubi di gas. Ancora da chiarire come saranno organizzati i controlli. Quel che si sa finora è che oggi, per chi supera d’inverno il limite dei 20 gradi (con tolleranza di due) sono previste multe tra 500 e tremila euro.
Ma quanto sono diffusi i condizionatori in Italia? Nel 2021, certifica l’Istat, quasi una famiglia su due (48,8%) aveva un sistema di condizionamento, con un forte incremento rispetto al 2013 (29,4%). Il metano, utilizzato dal 66,1% delle famiglie, si conferma la fonte di alimentazione più utilizzata per il sistema di riscaldamento prevalente dell’abitazione (nel 2013 era il 70,9%). Una diminuzione delle fonti di alimentazione tradizionali e non rinnovabili (metano, gasolio, GPL) rispetto al 2013 è andata a vantaggio principalmente dell’energia elettrica (da 5,1 a 8,2%): l’elettrificazione degli impianti termici è uno dei principali target per la riduzione di emissioni di CO2.
In Europa l’Italia non è il solo paese a muoversi su un sentiero di risparmio energetico che coinvolga direttamente tutti i cittadini. La Germania, altro paese con lato tasso di dipendenza dalla Russia per il gas, si sta muovendo nella stessa direzione. «Un 10% di risparmio si può fare, chiedo a tutti di dare ora un contributo al risparmio energetico» è stato l’appello di pochi giorni fa di Robert Habeck, vicecancelliere tedesco e ministro di Economia e Clima, in un’intervista al gruppo Funke. Se a Pasqua si può prendere il treno o la bicicletta, «fa bene al portafoglio e fa arrabbiare Putin», ha detto Habeck, dei Verdi. «Possiamo diventare indipendenti dalle importazioni russe solo se lo vediamo come un grande progetto comune a cui partecipiamo tutti», ha poi spiegato il ministro. Tra le possibilità di risparmio Habeck ha citato l’abbassamento del riscaldamento e il ricorso parziale al lavoro da casa volontario da parte delle aziende. Il ministro ha poi annunciato una campagna del governo proprio sul risparmio energetico.
Mariolina Sesto
vice capo servizio
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