di Eleonora Micheli e Paolo Paronetto
La Borsa, gli indici del 2 febbraio 2022
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Chiusura ancora positiva per le Borse europee, che sembrano voler dimenticare la performance in rosso di gennaio, una delle peggiori degli ultimi anni. Sale intanto l'attesa per la prima riunione del 2022 del consiglio direttivo della Banca centrale europea, anche se gli investitori scommettono sullo status quo sulla politica monetaria, nonostante sia emerso che l'inflazione della zona euro nel mese di gennaio è salita al 5,1%. L'appuntamento è in calendario per domani, giovedì 3 febbraio. Gli indici del Vecchio Continente hanno rallentato il passo sul finale, risentendo dell'andamento di Wall Street, che dopo una partenza al rialzo, ha frenato, anche se un peso massimo come Alphabet, la holding che controlla il motore di ricerca Google, sta salendo del 7% dopo la diffusione dei conti del 2021 risultati al di sopra le attese. In chiusura Wall Street accelera: Dow Jones +0,63%, S&P 500 +0,94%, Nasdaq +0,50 per cento.
A Milano il FTSE MIB, guadagnando lo 0,6%, ha vantato la performance migliore della zona euro: Madrid ha invece limato dello 0,15% e Francoforte è salita solamente di un frazionale 0,08%. Londra ha invece guadagnato lo 0,63%. Con i guadagni odierni, l'indice principale milanese ha praticamente azzerato le perdite accusate nel 2022, con i cali di gennaio (ha chiuso il 2021 a 27.347 punti, mentre oggi 2 febbraio 2022 si è portato a 27.388 punti). Tuttavia lo spread è salito a 138,1 punti.
Tra i titoli milanesi a maggiore capitalizzazione,Intesa Sanpaolo ha guadagnato l'1,01% mentre è ormai agli sgoccioli il conto alla rovescia per la presentazione del nuovo piano industriale, in calendario venerdì 4 febbraio. Tra le banche si sono messe in evidenza le azioni di Unicredit (+3,23%), tanto da registrare la performance migliore del Ftse MIb, e Banco Bpm (+2,38%). Tra le società a maggiore capitalizzazione gli acquisti hanno premiato anche Amplifon (+3,17%) e Interpump Group (+2,01%). Telecom Italia è salita dell'1,21% in un settore tlc trainato dal buon andamento di Vodafone a Londra, dopo i conti del terzo trimestre e i rumor sulla possibile vendita della controllata spagnola. Stmicroelectronics (-0,27%) ha azzerrato sul finale i guadagni di una giornata in cui il titolo era stato sostenuto dai conti dei colossi americani Amd e Alphabet. Ancora sotto i riflettori Saipem, che dopo più sali e scendi, ha ceduto un ulteriore 1,24% dopo i tonfi dei giorni scorsi, mentre soci e banche sono al lavoro per la messa in sicurezza del gruppo. La maglia nera di seduta tra le azioni dell Ftse MIb è andata a Iveco Group, scesa del 2,15%.
Ferrari, dopo più cambi di direzione, ha guadagnato l'1,59% nel giorno in cui la casa di auto di lusso ha annunciato di avere archiviato il 2021 con un utile netto di 833 milioni, in rialzo del 37%. Gli analisti, però, hanno puntato l'indice sulle previsioni per il 2022, che hanno giudicato deludenti. La società del cavallino rampante si attende di chiudere l'anno con ricavi per 4,8 miliardi di euro, un ebitda adjusted tra 1,65 e 1,7 miliari e utile per azione tra 1,1 e 1,15 euro. Non appena sono stati comunicati i numeri del 2022, i titoli hanno accusato una brusca frenata, tanto da entrare in asta di volatilità. Hanno poi recuperato nel corso della seduta. Gli ordini di acquisto hanno sostenuto Banca Mediolanum (+1,38%),Italgas (+1,36%) e Buzzi Unicem(+1,22%),. Hanno invece terminato sotto la parità Tenaris (-0,57%) ed Eni (-0,74%), che hanno sofferto insieme a tutto il settore oil continentale, nonché Nexi (-0,99%). Nel resto del listino, Orsero ha messo a segno un +7,89% dopo aver annunciato la nuova guidance, che vede nel 2022 ricavi netti tra 1,1 e 1,3 miliardi, un ebitda rettificato tra 65 e 68 milioni e un utile netto tra 30 e 32 milioni. In evidenza anche Casasold (+10%) e Cleanbnb (+8,16%), mentre hanno perso terreno Altea Green Power (-6,43%), Gilead Sciences (-6,68%) e Risanamento (-8,46%).
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Eurostat ha annunciato che l'inflazione annua dell'area dell'euro dovrebbe essere del 5,1% a gennaio 2022, in aumento rispetto al 5% di dicembre, secondo la stima flash. Considerando le principali componenti dell'inflazione nell'area dell'euro, l'energia dovrebbe avere il tasso annuo più elevato a gennaio (28,6%, rispetto al 25,9% di dicembre), seguita da cibo, alcol e tabacco (3,6%, rispetto al 3,2% di dicembre ), dai servizi (2,4%, stabile rispetto a dicembre) e dei beni industriali non energetici (2,3%, rispetto al 2,9% di dicembre). In Italia, in base ai dati raccolti da Istat, a gennaio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua (da +3,9% del mese precedente).
Gli analisti ritengono che la mancata frenata dei prezzi in Europa è un elemento che potrebbe «aumentare le pressioni dei falchi all'interno del board Bce», come commentato dagli analisti di Mps Capital Services, secondo i quali il mercato prezza al momento 25 punti base di rialzo entro fine anno. D’altro canto l’inflazione resta un problema di dimensioni globali. «Negli Usa - hanno aggiunto gli esperti- la componente prezzi all’interno dell’Ism è risultata in forte accelerazione a gennaio, probabilmente a causa del caro petrolio, gli affitti a livello nazionale sono saliti di circa il 18% nel 2021. E in Gran Bretagna i prezzi retail sono saliti al ritmo maggiore dal 2012».
Intanto è arrivato dagli States il dato sull'occupazione nel settore privato, in vista delle statistiche sul mercato del lavoro che verranno annunciate venerdì. Secondo il rapporto mensile redatto da Macroeconomics Advisers e da Automatic Data Processing, l'agenzia che si occupa di preparare le buste paga, lo scorso mese sono stati persi 301.000 posti di lavoro rispetto a dicembre, mentre le stime erano per la creazione di 200.000 posti di lavoro. E' stato maggiore del previsto, quindi, l'impatto della variante Omicron del coronavirus sull'economia. In pratica è stato registrato il primo calo occupazionale dal dicembre del 2020, che per altro è stato il peggiore dall'aprile del 2020, quando era stato registrato un crollo di 19,4 milioni di posti di lavoro, il dato peggiore mai registrato dal rapporto, a causa della crisi provocata dalla pandemia di coronavirus.
Il dollaro incassa il suo terzo giorno consecutivo di perdite verso le altre principali valute e cancella la maggior parte dei guadagni accumulati la scorsa settimana. L'euro approfitta e recupera così la soglia di 1,13 dollari. « Il biglietto verde è sotto pressione per due ragioni principali - spiegano da ActivTrades - il ritorno della propensione al rischio sui mercati finanziari, che lo danneggia per via del suo status di rifugio sicuro. Allo stesso tempo, i funzionari della Fed negli ultimi giorni hanno cominciato a minimizzare la possibilità di un aumento dei tassi di 50 punti base a marzo, un'idea che aveva contribuito ad alimentare i guadagni della scorsa settimana». Petrolio in calo: il future marzo sul Wti cede lo 0,9% a 87,41 dollari al barile e la consegna aprile sul Brent scivola dello 0,54% a 88,68 dollari.
Il petrolio è in ribasso, dopo che i paesi Opec+ hanno confermato la strategia di rialzo graduale della produzione e nonostante il calo a sorpresa delle riserve Usa. In particolare il wti perde circa mezzo punto percentuale, pur rimanendo sopra gli 87 dollari al barile. Quanto alle scorte Usa, è stato annunciato che sono inaspettatamente calate di un milione di unità, portandosi a 415,143 milioni. Gli analisti avevano messo in conto un rialzo di 1,1 milioni di barili.
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Eleonora Micheli
redattore Radiocor
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