di Claudio Andrea Klun
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Nonostante la frenata registrata nel quarto trimestre dello scorso anno, per i costruttori italiani di macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio il 2021 si è concluso con un fatturato record di 8,2 miliardi e un incremento del 5% rispetto al 2020. Le 73 aziende piemontesi del settore - che nel 2020 rappresentavano l’11,5% del dato nazionale, con un fatturato di 550,2 milioni e 3.024 addetti - non sono state da meno, facendo registrare risultati in linea con il dato nazionale, e in alcuni casi è andata addirittura meglio. È questo il caso di Cavanna Spa di Prato Sesia (Novara), leader mondiale nel settore del confezionamento in flowpack, che ha chiuso il 2021 con un fatturato record di 80 milioni. Il presidente Riccardo Cavanna è anche vice presidente di Ucima (Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio) e presidente designato per il biennio 2022-2024.
«Nelle ultime settimane ho avuto la possibilità di partecipare a diverse fiere di settore internazionali a Colonia, Mosca e Dubai e di incontrare numerosi operatori e clienti: il sentiment che ho riscontrato, in generale è molto positivo – spiega Cavanna –. Per il 2022, le prospettive si mantengono positive, almeno per la prima metà dell’anno, in considerazione dell’incremento record degli ordinativi registrato a fine 2021, +9,3% rispetto all’anno precedente a livello nazionale. Anche in Piemonte, ci sono le condizioni per una crescita molto consistente del portafoglio ordini, che per la nostra azienda stimiamo del 10%, ma il vero problema è quello delle consegne.
Riccardo Cavanna. Presidente di Cavanna Spa e presidente designato di Ucima
Siamo in una condizione di “tempesta perfetta”: il nostro settore potrebbe fare un fatturato ancora più importante, ma il calo dell’offerta della componentistica elettronica a livello mondiale sta creando una situazione di enorme preoccupazione. Rischiamo di avere dei ritardi di consegna. Le aziende, di fronte all’elettronica che non arriva, hanno optato per effettuare gli acquisti programmati, ma con il rischio di comprare materiale che non verrà impiegato e di “ingolfarsi”; dall’altro lato c’è il timore di non arrivare in tempo per le consegne e quindi ci troviamo di fronte a un circolo vizioso».
Una delle vie d’uscita per superare queste problematiche, è la ricerca di una collaborazione tra le aziende. «A livello piemontese, e non solo, stiamo creando dei gruppi di lavoro e anche delle “osmosi” tra aziende: se uno ha bisogno di un componente e non lo trova, si cerca di aiutarsi a vicenda. Possiamo dire che questa situazione ha creato un cambio di mentalità: la concorrenza inizia nel momento in cui andiamo a consegnare, non nella supply chain».
Tra le altre iniziative, anche un osservatorio dei prezzi delle materie: «Stiamo cercando di creare collaborazione tra competitor in certe fasi, con una condivisione di informazioni; è una cosa positiva, che ha creato una maggiore cooperazione e maggiore apertura. Un piccolo risultato in una situazione che ci ha colto clamorosamente impreparati: è imbarazzante vedere che il mondo si è inceppato per oggetti minuscoli come i chip, rischiando di cadere nel buying panic».
La maggior parte della produzione delle macchine per il confezionamento e l’imballaggio – circa il 60% del fatturato del settore – viene assorbita dal comparto alimentare, che negli ultimi tempi ha dovuto fare i conti con il rincaro delle materie prime a partire dalla semola di grano. Ma per il portafoglio ordini dei produttori piemontesi di macchine per il packaging, le ripercussioni sembrano limitate: «L’aumento dei prezzi delle materie prime, ha generato un rallentamento di decisioni, un attimo di “riflessione” in più, ma non vedo un calo nelle aspettative di nuovi progetti. Qualcuno può rinviare la decisione, aspettando un ritorno della normalità dei prezzi, ma, al di là della fiammata dovuta a questa “tempesta perfetta”, ci vorrà qualche anno per riassorbire l’aumento. Dobbiamo tutti fare i conti con l’aumento dei prezzi, ma per contrastarlo è importante il recupero di efficienza: in questo momento tutti stanno cercando di lavorare sull’efficienza».
Per Riccardo Cavanna, che è anche “ambasciatore” della Fondazione Carta Etica del Packaging, la sostenibilità degli imballaggi è un tema molto importante.
«Sono estremamente preoccupato per la plastic tax, anche se ora è stata accantonata, non perché non si debba pensare alla sostenibilità, ma perché stava per colpire un materiale dandogli delle colpe che non sono del tutto sue. La plastica è un problema sociale e ambientale enorme, non è che con la plastic tax lo si risolva. A Ipackima 2022 presenteremo uno studio sulla storia degli imballaggi flessibili e sui possibili scenari futuri. Per realizzare la transizione ecologica, servono anche comportamenti responsabili e virtuosi da parte dei consumatori finali. Dobbiamo, inoltre, tenere conto che la carta, per il suo impiego nel settore del packaging, ha dei limiti quanto alla sostenibilità, poiché non garantisce l’effetto barriera e quindi necessita di trattamenti con coating speciali ad alto dispendio energetico. Inoltre, non si può impiegare la cellulosa riciclata ma solo quella vergine, con i conseguenti costi in termini di sostenibilità. Le aziende sono alla finestra e c’è preoccupazione e confusione. Per questo sono promotore di un progetto di filiera con il ministero dello Sviluppo economico, per creare indirizzi tecnologici che facilitino una transizione ecologica corretta. Se ci basassimo sulla pancia dei consumatori, rischieremmo di fare un danno» conclude.
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