di Giambattista Marchetto
(foto Gilberto Bertini)
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Il motto alla partenza è: se lo possiamo fare noi, lo può fare (quasi) chiunque. Non che manchi la consapevolezza dei numeri, e senza dubbio una media di 90 km al giorno in sella non è necessariamente una passeggiata. Eppure siamo certi che una forma fisica discreta (per l'età) e una buona tenuta (skill professionali!) nella degustazione di vini ci permetteranno di portare a termine un “grand tour” ciclo-enoturistico delle Marche. Qui di seguito l’esperienza di Giambattista Marchetto con i colleghi Andrea Guolo e Andrea Cuomo.
Scoprire le meraviglie dell'enoturismo tra cantine e ristoranti nelle Marche, ma scegliendo la via più sostenibile ovvero la bicicletta (e-bike per la precisione).
(foto Gilberto Bertini)
Partenza dai colli di Urbino, in discesa fino a Offida e poi, virando verso la costa, chiudere il cerchio a Senigallia.
Offida (foto Gilberto Bertini)
Il programma è (quasi) definito e costruito grazie al supporto di Food Brand Marche, la struttura di respiro regionale che unisce consorzi vinicoli e dop gastronomiche di eccellenza del territorio. Sull'approccio eco-friendly abbiamo ottenuto il patrocinio di Fiab e attraverso la federazione Assosport abbiamo attrezzatura tecnica e protezioni per il viaggio.Il campo base è sulle colline intorno a Urbino.
Tenuta Urbino (foto Gilberto Bertini)
Per non perdere un solo frammento della proposta enoturistica marchigiana, già la sera pre-partenza si inizia il “lavoro duro”. Niente relax, via con gli assaggi al ristorante della Tenuta Santi Giacomo e Filippo, un tempo della famiglia di Raffaello Sanzio e oggi dedicata a colture biologiche e accoglienza. Il resort è strutturato come albergo diffuso con 33 camere, piscina e spa, un ristorante con vista su tre laghi e una scuola di equitazione. La degustazione delle etichette della tenuta, accompagnati da Marianna Bruscoli, ci porta a scoprire intriganti sfumature di bianco, in particolare il Bellantonio affinato in anfora, ma scopriamo anche che per gli ospiti l'esperienza enoturistica si compone di trekking o pedalate tra boschi e vigneti, passeggiate a cavallo o un tour in Agribus, un carro agricolo trainato da un trattore.
(foto Gilberto Bertini)
Dopo una solida colazione da sportivi, le tenute attillate firmate NorthWave rivelano subito la nostra scarsa frequentazione della bici (e della palestra). Non senza qualche difficoltà - il montaggio dei portapacchi sembrava più semplice - si parte, finalmente.Si attraversano le terre bagnate dal Metauro, barcamenandosi tra asfalto camionabile e lunghi tratti di sterrato, per arrivare all'ultimo strappo in salita verso la cantina di Roberto Lucarelli.
(foto Gilberto Bertini)
Ci accoglie come fa con tutti gli ospiti - assicura - proponendoci prodotti (straordinari) del territorio in abbinamento ai suoi vini, che parlano ugualmente di questo scorcio di Marche: dal Bianchello del Metauro al Sangiovese dei Colli Pesaresi, i calici esprimono una identità forte, ma anche il Metodo classico da Pinot Nero si fa notare.Dopo il ristoro, una tappa lunga per raggiungere le terre del Verdicchio.
Fontegranne (foto Gilberto Bertini)
E l'appuntamento pomeridiano è con Villa Bucci, l'azienda agricola che Ampelio Bucci ha portato ad essere un gioiello nel mondo enoico, con riconoscimenti internazionali soprattutto per la riserva Villa Bucci. E in degustazione, tra aneddoti e vecchie annate, si capisce bene perché ogni bikelover che ami il vino non possa non far tappa a Ostra Vetere.
(foto Gilberto Bertini)
Per la serata ci aspettano alla cantina Santa Barbara, che Stefano Antonucci ha portato con estro ad essere portabandiera delle Marche sui mercati internazionali. Sotto le volte dell'antico monastero in cui è insediata la cantina, nel borgo di Barbara, ci prendiamo una pausa per cena degustando le differenti espressioni di Verdicchio dei Castelli di Jesi che l'azienda, con piglio istrionico, accosta a dei rossi piuttosto robusti.
Se la prima giornata è stata complicata dalla difficile ricerca di un equilibrio tra le bici e i nostri bagagli, la seconda si rivela invece più dura sul piano strettamente ciclistico. Prima tappa, un pezzo di storia del vino marchigiano: la cantina Moncaro a Montecarotto. Le gambe sono ancora un po' dure e le prime salite servono a scioglierle, tanto che non ci fermiamo alla sala degustazione, ma raggiungiamo direttamente (e inutilmente) la cantina. Riscendiamo per ascoltare una storia di crescita aziendale e assaggiare i Verdicchio dei Castelli di Jesi, in particolare il Vigna Novali 2007 decisamente tonico.
(foto Gilberto Bertini)
Le nuvole mantengono la giornata fresca e ci avviamo – senza averne piena consapevolezza – verso il Gran premio della Montagna di questo viaggio. Attraversiamo paesaggi incantevoli tra fiumi, borghi e boschi, scopriamo qualche pezzo di ciclabile nascosta tra le frasche e poi… ecco il segnale che arriva a turbarci: passo di San Romualdo. Due veneti su tre penne ciclo-enoiche pensano: ok, non sarà mica un passo alpino. Le ultime parole famose: al cartello “tornante 1” iniziamo a preoccuparci, ma sarà al tornante 11 che ci pentiamo di non aver fatto qualche pedalata di allenamento in più.
(foto Gilberto Bertini)
Il santo di cui sopra ci fa sfiorare i 1.000 (mille) metri di altitudine – dove ci fermiamo per una pausa - e soprattutto ci fa scoprire che il meno ciclista del trio, il buon Cuomo, è in realtà il Pantani della situazione. Si rivela infatti uno scalatore notevole, quasi più veloce in salita che nella seguente discesa verso Matelica. Alla terra del Verdicchio più longevo che si possa desiderare arriviamo fiaccati: due bici non hanno più carica e una si trova con un portapacchi scassato. Per fortuna alla storica cantina Belisario troviamo un abilissimo cantiniere che salva la situazione, mentre noi assaggiamo una bollicina ritemprante e l'ultima annata del Cambrugiano – la prima etichetta di Verdicchio di Matelica uscita come riserva. Il presidente Antonio Centocanti ci accoglie sorpreso della nostra fame, per poi ricredersi quando scopre le tappe forzate della nostra scalata.
(foto Gilberto Bertini)
Rifocillati e risanati, facciamo tappa a poche centinaia di metri per una chiacchiera e qualche assaggio in velocità da Umberto Gagliardi, oggi alla guida dell'azienda di famiglia. I suoi vini hanno la sua stessa personalità forte, ma rivelano una eleganza modellata dal tempo. La tappa enoturistica è rapida e divertente, ma le fatiche non sono finite. Dobbiamo arrivare prima di sera a Serrapetrona, località nota per la storica Vernaccia e per la fontana delle Conche, nella cui acqua sorgiva sembra nascondersi il segreto di longevità dei numerosi centenari nel borgo (sembra vi sia la più alta concentrazione in Italia). L'arrivo a Serrapetrona è un'avventura.
(foto Gilberto Bertini)
Si sale da San Severino Marche (piccolo gioiello tutto da visitare) con una tirata di un'ora secca per 13 km e 300 metri di dislivello, ma quando ormai vediamo il traguardo la bici di Cuomo perde la leva del cambio e le ricerche ci fanno arrivare col buio – sempre più stremati – alla destinazione. Da Alberto Quacquarini visitiamo il laboratorio di dolci da forno e ricorrenza, mentre i suoi vini li scopriamo a cena nell'altra azienda oggi riferimento per questo territorio, Terre di Serrapetrona, che propone un'offerta enoturistica a 360 gradi mettendo assieme ristorazione e ospitalità. Il vitigno di riferimento è appunto la Vernaccia Nera, un autoctono tardivo che non maturava e per il quale si è storicamente affermato l'appassimento, rimasto (nonostante il cambiamento climatico) come trait d'union tra la Vernaccia di Serrapetrona Docg, spumante a tripla fermentazione, e il Serrapetrona Doc, che è un vino fermo secco.
Offida (foto Gilberto Bertini)
La partenza è, ça va sans dire, in discesa. Serve un supporto tecnico per aggiustare il cambio di Cuomo, ma dopo il pit-stop riprendiamo a pedalare. Durante una sosta per due interviste al volo (non si dica che siamo in vacanza!) ci raggiunge un collega, Gilberto Bertini, che pur essendo il più giovane e il più in forma girerà con noi in auto. Il suo compito, infatti, è quello di immortalare con foto e video il nostro grand tour.
Stefano Dezi (foto Gilberto Bertini)
Raggiungiamo Servigliano per conoscere Stefano Dezi, istrionico vignaiolo che ci fa scoprire alcune espressioni davvero intriganti di questa terra vocata per la viticoltura. E nonostante sia mattino, apprezziamo oltre ai bianchi il suo rosso Regina del Bosco del 1995 (bottiglia aperta non per noi, ma per enoturisti curiosi che ci hanno preceduto).Dopo una tappa-pranzo alla fattoria Fontegranne con assaggio dei loro formaggi in abbinamento con la Malvasia di Candia di Agricola La Pila e l'autoctono Moresco di Le Corti dei Farfensi, torniamo in sella per la seconda metà del viaggio. La meta è la bellissima Offida, la città simbolo del vino piceno, e tra le strade strette del centro storico arriviamo all'Enoteca Regionale per una degustazione a volo d'uccello tra etichette di bianchi del territorio.
(foto Gilberto Bertini)
Di grazia, riusciamo addirittura a farci una doccia prima della cena all'osteria di Ciù Ciù nel cuore della cittadina dove, tra una bollicina e un rosso Gotico della più rinomata cantina locale, oltre al sindaco Luigi Massa incrociamo un “cicloturista” per caso ovvero il comico bolognese Vito in compagnia di Enzo Iachetti. Giorno quattro, da Offida a Loreto Ancora una volta le nostre gambe hanno conferma di quanto ondivago sia il profilo delle Marche, perché scolliniamo di continuo fino ad arrivare vista mare.
(foto Gilberto Bertini)
Sul litorale di San Benedetto del Tronto scendiamo con le bici fino alla battigia, ci si gode il sole e si dimenticano (per poco) i vini. E poi via sulla ciclabile che segue la costa e che arriva (quasi) fino Porto Sant'Elpidio. Sembra tutto facile, nonostante quando la ciclabile si interrompe si pedali un po' troppo vicino alle auto che sfrecciano, ma la parte dura deve ancora arrivare. La strada ricomincia a salire, ma sfidando sassaie e cani poco socievoli raggiungiamo un poggio in mezzo alle vigne della famiglia Savini.
(foto Gilberto Bertini)
Vigneti Santa Liberata è un'azienda di famiglia e oggi la quarta generazione sta imprimendo una bella spinta di rinnovamento ai vini, grazie al talento e all'energia della giovane Martina Savini, enologa che firma una delle migliori espressioni di Passerina e un Pecorino fresco dal piglio gastronomico. La degustazione in mezzo ai filari è una delle proposte che l'azienda mette sul piatto per i turisti che, dalla costa, vogliano rientrare di pochi chilometri per godere dei prodotti di territorio.
Locanda Fontezoppa (foto Gilberto Bertini)
Da Sant'Elpidio a Civitanova Marche uno si immagina che sia tutto lieve come la pianura, ma in realtà le salite in questa regione non si fanno mai desiderare e allora dobbiamo faticare ancora per arrivare alla Locanda Fontezoppa che l'azienda vitivinicola ha aperto come base per dare all'ospite la possibilità di abbinamenti perfetti con i vini. Il Pepato e soprattutto il Morò sono espressione in bottiglia di una differente interpretazione della Vernaccia di Serrapetrona, ma i piatti della Locanda raccontano un territorio e le sue sfumature di sapore. È quasi una “fuga” quella che ci porta da Garofoli a Castelfidardo, azienda che da cinque generazioni ha la vitivinicoltura nel sangue. Mescolandoci ad altri enoturisti (meno sudati e più eleganti di noi) incontriamo la famiglia e assaggiamo due bollicine – il metodo classico pas dosé a base Verdicchio è un gran bel calice – il bianco fermo Podium, ben assettato da un anno in cemento, e il Rosso Conero Piancarda che gode dei benefici effetti di un affinamento in botte grande. La visita è veloce, giocoforza, perché a Loreto ci aspetta un incontro speciale.
L'arcivescovo della Santa Casa di Loreto Fabio Dal Cin benedice noi, le bici, il nostro viaggio e il nostro rientro (foto Gilberto Bertini)
L'arcivescovo della Santa Casa di Loreto Fabio Dal Cin, che deve alle sue origini venete una buona conoscenza del vino, benedice noi, le bici, il nostro viaggio e il nostro rientro. Se per la notte siamo ospiti della Casa del Pellegrino, accanto al santuario, la cena è invece una coccola nel segno delle fiamme: ci dirigiamo infatti al Ristorante Andreina, dove Errico Recanati accosta sapori e consistenze ad un'ampia scelta di etichette marchigiane.
Siamo all'ultimo giorno. Le gambe sono affaticate e la sella inizia a non essere riposante per nulla. Ultimi sforzi e discendendo da Loreto ci troviamo nella (falsa) piana un po' troppo industrializzata di Osimo.
Massimo Bernetti , presidente Umani Ronchi (foto Gilberto Bertini)
Non è certo il paradiso del cicloturismo, ma d'altra parte per un enoturista una tappa in casa Umani Ronchi è ineludibile. L'azienda della famiglia Bernetti è un punto di riferimento per l'area del Conero e per il vino marchigiano in generale, oltre a distinguersi nell'accoglienza, dopo che la cantina di affinamento è stata ristrutturata per offrire all'ospite emozioni visive e gustative.
Umani Ronchi (foto Gilberto Bertini)
Accompagnati dal presidente Massimo Bernetti spaziamo tra bolle e bianchi (assecondando la temperatura quasi estiva) raggiungendo la meritevole quota di 92 vini assaggiati. Ci aspetta ancora il gran finale, un pranzo da Moreno Cedroni in quel di Senigallia dove, se non dovessimo raggiungere quota 100 etichette a tavola, siamo disposti a recuperare un cartone di vino al supermercato.
Madonnina del Pescatore (foto Gilberto Bertini)
Alla fine non risulta necessario, perché una volta raggiunto il ristorante Madonnina del Pescatore - dopo le foto di rito al traguardo - lo chef ci accompagna in un viaggio tra crudi di mare, frollature e piatti di sapore e leggerezza, squadernando una piccola antologia di alta cucina, mentre la sommelier ci guida con piglio autorevole verso quota 102 vini.
Madonnina del Pescatore (foto Gilberto Bertini)
Dopo una cavalcata di circa 540 km da ciclo-eno-turisti, possiamo dire di avere un'idea più accurata dei vini e dell'accoglienza delle Marche. Un viaggio raccomandato per chi ama l'aria aperta, la scoperta e, sì, un pizzico di fatica, per guadagnarsi la possibilità di scoprire angoli di questa terra che viaggiando in automobile non si possono conoscere.
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