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La manovra stabilizza gli «angeli del Covid»: assunti 33mila medici e infermieri

di Marzio Bartoloni

G20, per la foto di gruppo anche medici e operatori sanitari

Posto fisso in arrivo per gli operatori sanitari che hanno avuto un contratto a tempo determinato tra l’inizio dell’emergenza e giugno 2021

31 ottobre 2021
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2' di lettura

Dopo quasi due anni trascorsi a combattere contro il Covid nella trincea degli ospedali arriva la stabilizzazione per circa 33mila medici, infermieri e altri operatori sanitari. La soluzione per quelli che qualcuno ha ribattezzato gli «angeli del Covid» - assunti in corsa in una caccia forsennata per trovare il personale che soprattutto nei primi mesi dello tsunami del Covid mancava tragicamente nelle corsie degli ospedali - si sta trovando in queste ore in una fitta interlocuzione tra ministero dell’Economia e quello della Salute per arrivare a scrivere le norme, finora lasciate in bianco, da inserire nella manovra.

La stabilizzazione nella legge di bilancio

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La proposta fortemente sostenuta dal ministro della Salute Roberto Speranza che nell’emergenza ha sempre ringraziato il personale sanitario è una nuova boccata d’ossigeno - dopo l’aumento sempre in manovra delle risorse del Ssn che saliranno a 124 miliardi nel 2022 - dopo anni di blocco del turn over, tagli (-45mila operatori tra il 2009 e il 2018) e un tetto della spesa del personale calcolato sui costi del 2004 a cui sottrarre l’1,4%. Un tetto quest’ultimo che potrebbe essere eliminato sempre nella legge di bilancio, come più volte ha detto lo stesso ministro Speranza.

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Una platea di 33mila operatori

La stabilizzazione dovrebbe riguardare come detto circa 33mila operatori, compresi qualche migliaio di specializzandi, i giovani medici che hanno completato la loro formazione direttamente in trincea.

Il requisito che dovrebbe essere accolto in manovra è quello di aver avuto un contratto a tempo determinato tra gennaio 2020 (inizio dell’emergenza) e giugno 2021. Un requisito che riguarderebbe appunto circa 33mila operatori. Il costo dovrebbe aggirarsi circa sui 500-600 milioni che è la forbice di risorse in più necessarie per trasformare ci rapporti a tempo in contrati a tempo indeterminato.

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Gli esclusi dalla manovra

In realtà la platea dei “precari” assunti durante l’emergenza è molto più ampia come ha segnalato nei giorni scorsi la Fiaso - la Federazione che rappresenta i manager di Asl e ospedali - ed è di 66.029 operatori sugli 83.180 reclutati da gennaio 2020: di questi 21mila sono medici, quasi 32mila gli infermieri e quasi 30mila altri operatori (tecnici di laboratorio e di radiologia, biologi, assistenti sanitari, ecc.).

Per Fiaso la platea ideale da stabilizzare è di 53mila operatori calcolati escludendo dal totale dei 66mila precari gli specializzandi, i giovani medici abilitati ma non specializzati e i pensionati richiamati in corsa. «Si tratta di un importante segnale - avverte il presidente di Fiaso Giovanni Migliore - che sana in parte i tagli del passato e aiuta a tamponare le uscite del personale che fino al 2024 saranno molto superiori rispetto agli ingressi. Per il futuro però non vogliamo più tetti ma standard uniformi del personale a cominciare dal territorio».

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Il fabbisogno sul territorio

La sfida infatti sarà anche quella della Sanità fuori dall’ospedale: sul territorio serviranno a esempio almeno 20-25mila infermieri di famiglia, parte dei 60mila infermieri complessivi che mancano all’appello secondo la Fnopi.

La manovra dovrebbe prevedere anche assunzioni sul territorio, oltre a un nuovo piano sulle liste d’attesa per recuperare le cure saltate a causa del Covid e la revisione del tetto della spesa farmaceutica ospedaliera che dovrebbe essere alzato.

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