di Vincenzo Rutigliano
Il tracciato.Il progetto incrocia tra l’altro la casa del pastore Vincenzo Guglielmi e la stalla delle sue 150 pecore. Guglielmi: «Non posso lasciare da un giorno all’altro»
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Miracoli del Pnrr. In meno di un mese Tar e Consiglio di Stato dicono, per due volte, prima «no» a Bari, e poi «sì» a Roma, a Palazzo Spada, alla prosecuzione dei lavori del nodo ferroviario Sud di Bari: un’opera attesa dal 2001, un progetto da 406 milioni, di cui 205 finanziati dal Pnrr.
La rapidità imposta dal Pnrr ha dettato i tempi anche del Consiglio di Stato che, sia pure in termini cautelari, ha detto no – perchè inesistenti i rischi ambientali lamentati e dunque assenti i motivi utili per bloccare i lavori – allo spostamento del tracciato per salvaguardare il tratto di una lama interessato dall’infrastruttura ferroviaria. Così la prima opera del Pnrr ad essere stata bloccata in Italia da un Tar è stata anche la prima a venire sbloccata con una decisione tempestiva quasi a significare – spiega Fabiano Amati, presidente della prima commissione consiliare regionale – «l'ingresso in un mondo nuovo, in particolare quello in grado di respingere le vecchie lentezze, i nemici per ideologia del progresso, le defatiganti revisioni dei procedimenti».
Fabiano Amati. Consiglio regionale «Prima opera Pnrr bloccata e poi sbloccata: ora si volta pagina»
A ricorrere al Tar sono stati un comitato ambientalista, poi estromesso dal giudizio perchè nato in funzione dell’impugnativa, i 7 residenti in un immobile posto a 10 metri dal passaggio dei nuovi binari, e il comune di Noicattaro, estraneo al tracciato. Così quest’opera che si voleva più spostata verso la costa, verso Torre a Mare, può procedere oltre dopo che, iniziata nel 2018, è stata in parte realizzata per quasi 80-90 milioni. Il tracciato in quell’area incrocia un carrubo secolare, un trullo, muretti a secco, un possibile insediamento dell’età del Ferro ed una masseria con stalla, in agro di Triggiano, abitata da Vincenzo Guglielmi, la moglie, 5 figli, e 150 pecore, che porta al pascolo «ogni giorno, da 10 anni, perciò non posso lasciare tutto da un giorno all’altro».
La decisione del Consiglio di Stato – appellato da regione ed Rfi, che gestisce l’appalto, dopo che il Tar di Puglia aveva giudicato illegittima, il 23 novembre, l’autorizzazione paesaggistica rilasciata a febbraio dagli uffici regionali – mette un punto sugli interessi in gioco: quelli dei ricorrenti sono secondari rispetto a quelli della collettività, perchè l’opera è strategica ed è attesa dalla comunità in quanto punta ad eliminare i binari che tagliano in due la città. Tanto che il governo Draghi - dopo la prima ordinanza con la quale il Tar di Bari il primo luglio aveva dato ragione ai ricorrenti - ha dettato norme per accelerare il giudizio amministrativo e rendere più difficili i ricorsi aventi ad oggetto motivi patrimoniali, come in questo caso, opposti a quelli di carattere pubblico.
Accogliendo il ricorso di Regione e Rfi si scongiura, nella udienza di merito del CdiS prevista a marzo, ogni ipotesi di modificare il tracciato ferroviario attuale che prevede lo spostamento, verso l’entroterra, della linea che oggi divide i quartieri di Madonnella e Japigia eliminando così il relativo collo d’oca esistente, una nuova tratta tra Bari Centrale e Bari Executive, da cui far partire il passante che taglia la SS 16 per ricongiungersi con l’Adriatica nella stazione di Torre a Mare, a sud del capoluogo. Sul nodo ferroviario, che prevede 10,3 km di nuovi binari, resta però, e comunque, la tagliola dei tempi di realizzazione previsti per il 2025. La sospensione imposta a marzo dal Tar ha provocato un ulteriore rallentamento, mentre il termine massimo del 2026 per l’utilizzo dei fondi del Pnrr incombe. E’ un allungamento pericoloso e non è il solo. Cinque anni dopo non è ancora concluso il nuovo tratto di tangenziale, la variante Anas, di 800 metri, necessario per il passaggio dei binari del nodo di Bari Sud verso l’Adriatica. Doveva essere pronto a dicembre scorso ed è all’ 80% circa.
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