di Luca Orlando
Carburante, Giorgetti: monitoraggio anche su beni largo consumo
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A novembre Istat stima che l'indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,3% su mese; su base tendenziale l’indice grezzo cala del 3,7%, così come quello corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come a novembre 2021). In entrambi i casi si tratta del terzo segno meno consecutivo.
Nel confronto annuo ad essere penalizzati continuano ad essere in particolare i settori più energivori, dunque carta, chimica e metallurgia, protagonisti di cali tra gli otto e i dieci punti.
Le medie generali Istat in realtà sono ridotte in particolare dal comparto energia (-4,5% nel mese, -16,2% nell’anno), mentre la manifattura presenta dati un poco migliori: un progresso di un decimale nel mese, un calo del 2,2% su base annua. Restano brillanti una manciata di comparti, tra cui farmaceutica, elettronica, mezzi di trasporto e macchinari, rilanciati questi ultimi dallo sprint di fine anno legato ai timori (per ora confermati) di una possibile riduzione delle aliquote di incentivazione per gli investimenti 4.0.
Il bilancio dei primi 11 mesi dell’anno, ad ogni modo, si riduce così ancora, lasciando una crescita di appena cinque decimali. Un percorso ben diverso rispetto allo scatto di oltre 12 punti del 2021, per effetto di un trend che si è progressivamente orientato verso il basso con il passare dei mesi.
A contribuire a raffreddare l’industria è anche il mercato interno: segnali di difficoltà nei consumi sono in effetti già ben visibili, con l’impennata dei costi di energia elettrica, gas e carburanti a drenare risorse nei budget familiari iniziando ad incidere sugli acquisti di altri beni.
Nelle vendite al dettaglio di prodotti alimentari, ad esempio, non si ha memoria di una sequenza di 11 mesi consecutivi di cali del dato in volume, mentre anche l’indice generale flette da cinque mesi. Se i valori crescono per effetto della corsa dei prezzi (in realtà per gli elettrodomestici ad ottobre si riducono anche i valori), le quantità acquistate sono invece in decisa frenata, con un indice che si pone cinque punti al di sotto di quanto accadeva nel 2015.
E se è vero che a dicembre, ultimo dato disponibile, l’indice di fiducia delle famiglie è in crescita, l’unico indicatore in calo, non a caso, riguarda proprio i giudizi sul bilancio familiare.
Nel resto d’Europa il quadro è misto, con dati negativi per il Regno Unito (-5,1% annuo), oltre le attese per la Francia (+2,4% mensile per la manifattura, +2,8 su base annua) mentre la Germania è quasi ferma: +0,2% nel mese, in calo di quatto decimali nel dato tendenziale.
L’industria dell’auto, principale motore della manifattura di Berlino pare aver superato la fase più acuta della crisi, chiudendo il 2022 con una produzione di veicoli a 3,43 milioni. Strada della guarigione ancora lunga, tuttavia, tenendo conto che si tratta di un progresso dell’11% rispetto all’anno precedente, che lascia però un gap di quasi 40 punti nel confronto con il 2019, prima del Covid.
Luca Orlando
inviato-caporedattore
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