Norme e Tributi
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Falso logo Avis nella fake news sul sangue inservibile dei vaccinati

di Patrizia Maciocchi

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(IMAGOECONOMICA)

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Le campagne con l’invito a non donare e le bufale sul sangue che si coaguala. Cesare Mirabelli spiega quando si può cadere nel reato di diffusione di notizie atte a turbare l’ordine pubblico

19 gennaio 2022
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4' di lettura

Un logo contraffatto dell’Avis per diffondere false informazioni sulle caratteristiche del sangue dei vaccinati. Con un miracolo di san Gennaro al contrario, il sangue di chi si è sottoposto al siero si coagulerebbe, mentre sarebbe quasi acqua quello di chi ha avuto la dose booster. Se ci fosse una classifica ideale delle fake news più dannose, quelle messe in circolazione dai no vax sui rischi connessi alle donazioni di chi si è vaccinato sarebbero certamente sul podio. A lanciare l’allarme e a dire basta alle false informazioni e proprio l’Avis la cui attività è finita nel mirino dei no vax. Secondo alcuni comunicati con il falso logo Avis, l'Associazione Volontari Italiani del Sangue richiederebbe solo il sangue di chi non è in possesso del Green Pass. A completare il quadro una compagna per invitare i non vaccinati a non donare «finchè non verrà rispristinato lo Stato di diritto in Italia». Invito ripetuto anche in un comunicato con il logo Avis contraffatto: un falso grossolano ma non abbastanza da impedire di indurre in errore i meno accorti.

Il logo Avis contraffatto per accreditare le fake news

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Fake news tutt’altro che innocue che rischiano - come precisa l’Avis in un comunicato - di ostacolare e rallentare ciò che invece è davvero importante: assicurare scorte di sangue e plasma per consentire agli ospedali di proseguire nelle loro regolari attività senza dover rinviare terapie e interventi salvavita.«Più volte abbiamo ribadito - afferma il presidente Giampiero Briola - la necessità di reperire informazioni solo attraverso i canali ufficiali, come il nostro sito o quello del ministero della Salute. Il Covid non può essere trasmesso per via trasfusionale e nessuno nei centri trasfusionali e nelle nostre unità di raccolta ha mai segnalato episodi differenti o, peggio ancora, di sangue donato da persone vaccinate che si sarebbe coagulato».Un’altra falsa notizia che sta circolando in queste ore riguarda la presunta richiesta di sangue dei non vaccinati perché più sicuro. «Questa informazione – commenta il Presidente Briola – non ha un benché minimo fondamento e nasce da una errata interpretazione di una circolare del ministero della Salute, con cui si è stabilito che non vi è obbligo di Green pass per accedere alle strutture di raccolta. Questa decisione è stata assunta in quanto i donatori si recano nei Servizi trasfusionali per sottoporsi a una prestazione sanitaria, peraltro dopo essere stati sottoposti a triage telefonico, finalizzato a conoscere in modo approfondito le attività svolte negli ultimi giorni. A questo bisogna aggiungere l’accesso contingentato previa prenotazione, il rispetto del distanziamento sociale, l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, la misurazione della temperatura, la somministrazione di un questionario e un colloquio con il medico. Inoltre, i donatori sono chiamati a rispondere a un’esigenza del Sistema Sanitario Nazionale e sono, quindi, titolati ad accedere nel rispetto delle norme e dei protocolli vigenti. Sono regole indicate dal ministero della Salute che Avis e le altre associazioni di donatori si impegnano a seguire assicurando la sicurezza di tutti: donatori e personale sanitario».Infine, Briola fa un richiamo alla responsabilità collettiva: «Il momento che stiamo attraversando continua a essere delicato. La variante Omicron sta generando nuovi contagi e difficoltà al sistema trasfusionale, con carenze in diverse regioni italiane. Diffondere false informazioni – conclude – è pericoloso e destabilizzante per la salute e la sicurezza dell’intero Paese. Il nemico da sconfiggere è il Covid, non gli strumenti che lo studio e la ricerca mettono in campo per combatterlo. Per questo invitiamo tutti a proteggersi, vaccinarsi, prevenire il contagio e dare il proprio contributo donando il proprio sangue o plasma».

L’invito a non donare e le sacche buttate perchè inservibili

Nella falsa campagna informativa era finito anche Enrico Montesano, che aveva attribuito ad una sua conoscenza negli «alti ranghi dell’Avis» la notizia di sangue di vaccinati coagulato e dunque di sacche buttate perchè inservibili. Non pago dello scoop Montesano aveva invitato il generale Figliuolo e il ministro Speranza a «lasciare in pace gli over 50 e quelli che “resistono”». Più titolata la replica sempre del presidente dell’Avis. «scientificamente parlando, da medico - aveva allora chiarito Briola - posso ribadire quanto il plasma dei donatori vaccinati o convalescenti, ricco di anticorpi, potrà risultare una fonte primaria per l’estrazione di immunoglobuline, farmaco utile alla terapia e per la prevenzione dell’infezione da Covid. Non ci sgomentano le affermazioni riportate sui social, ognuno è libero di esprimersi come crede, secondo la propria intelligenza, cultura, conoscenza o sensibilità. Oppure, irresponsabilità! Crediamo però, in particolare in un momento simile, che sia necessario studiare e che avventurarsi in discorsi di questo tipo sia molto pericoloso»

Mirabelli e i limili alla libera manifestazione del pensiero

In realtà però non è vero che ognuno è libero di esprimersi come crede, perchè anche la libertà di espressione e di manifestazione del pensiero ha un limite. E a spiegare quale è il limite è il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli. «Far circolare una notizia falsa, come sembra essere quella sulla inutilizzabilità del sangue dei vaccinati - spiga Mirabelli - rientra nell’ambito della diffusione di notizie false o esagerate, dalle quali può derivare un turbamento dell’ordine pubblico, ipotesi in cui non rientrano solo le manifestazioni di piazza. Dunque - precisa Cesare Mirabelli - non è libera manifestazione del pensiero ma è un reato. Lo è in forma ancora più grave se si cerca di accreditare la notizia utilizzando il logo contraffatto dell’Avis». La repressione penale della condotta è certamente una strada in salita. Non è facile, infatti, identificare tutti quelli che hanno accesso ad un computer, e lo usano per invitare a disertare le donazioni. Certo sarebbe auspicabile un maggior impiego di filtri da parte dei social, magari con gli stessi accorgimenti tecnici e con lo stesso rigore usato per censurare contenuti osceni. Esiste però anche un’altra via percorribile, con l’augurio che possa essere un deterrente. «L’Avis può tutelarsi agendo anche in sede civile - informa Cesare MIrabelli - sia per il danno all’immagine, sia per il danno reale alla sua attività».


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