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Le lady neorealiste di Dior, operazione nostalgia per Saint Laurent

di Angelo Flaccavento

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La sfilata Dior

La sfilata Dior

Le due maison, fra le più importanti dei gruppi Lvmh e Kering, hanno aperto la lunga settimana della moda parigina, che si chiuderà il 7 marzo

1 marzo 2023
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2' di lettura

Accadono nella moda, sovente, convergenze del tutto fortuite, frutto di percorsi di pensiero simili. La collezione Dior che ha aperto ieri ufficialmente la lunga fashion week parigina, è apparsa pradesca nel tono: preziosismi da lady passati attraverso un filtro pauperistico, abrasi ma non distrutti; una lettura degli anni Cinquanta più vicina al disincanto neorealista che alla lente rosa del boom americano. E poi, certo, le calze maschili un po' molli, portate con i tacchi alti: quelle, di certo, un passo falso.

Dior, la collezione per l'AI 23-24”

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Maria Grazia Chiuri affronta la bestia nera - il momento d'oro della maison Dior - per affrancarsi dall'immaginario rileccato e perbenista, o meglio per dargli una allure nuova. Guarda a donne forti, emozionalmente intense e tormentate come Juliette Gréco, Édit Piaf, Catherine Dior, e immagina una figura femminile giusto un po' più ruvida del solito - basta gettare alle ortiche il ferro da stiro, per il resto non si deraglia considerato anche il pubblico di riferimento. Il risultato è un Dior invero un po' pradesco, con una grazia speciale che è tutta e solo di Chiuri, martellata in una parata infinita cui un severo editing avrebbe giovato. Il tutto, con contorno di set come ricamo pantagruelico di Joana Vasconcelos.

Saint Laurent, la collezione per l'AI 23-24”

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Da Saint-Laurent, Anthony Vaccarello mette in atto una operazione nostalgia che, per paradosso, appare assolutamente tempestiva. Alla ricerca di una idea di eleganza come carisma e precisione, riesuma gli anni ottanta di Yves, quelli delle spalle immense e dei tailleur con la gonna a matita, e ambienta lo show in un cubo nero con passerella rialzata e chandelier traboccanti ori e luci che è una trasposizione e astrazione dei saloni dell'Hotel Intercontinental, teatro di tutte le sfilate di couture del fondatore. Anche la collezione è una trasposizione e astrazione del noto. Lo sguardo infatti non è nostalgico ma asciutto, tagliente, sintetico. Vaccarello si concentra su pochi pezzi: la giacca maschile, la gonna dritta, i pantaloni a sigaretta, il top a canotta, il blouson da aviatore, relegando il dramma agli scialli gettati sulle spalle e trattenuti da bracciali, e agli occhiali da aviatore che occultano lo sguardo. C'è una facilità concisa in questa formula, condita da collant rigorosamente dieci denari a velare le gambe, che va dritta al punto, senza se e senza ma.

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