di Luca Bergamin
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Cesare Ottaviano Augusto e Tiberio furono i primi a perdere la testa per Capri. Vi eressero ville in cui godevano ogni piacere del corpo e della mente. Pablo Neruda le dedicò versi che ancora oggi scavano a fondo nella carnalità e spiritualità dell'isola: «Reina de roca en tu vestido de color amaranto y azucena vivi desarrollando la dicha y el dolor. La vita llena de radiante racimos que conquisté en la tierra». Edwin Cerio, intellettuale versatile e poi amato sindaco locale, definì i prodromi dello stile architettonico e anche del vivere a contatto con quella natura che abbracciata dall'alto di Villa Castiglione, per tutti il castello di Capri, assiso su di uno sperone di roccia (adesso lo si può affittare godendo la bellezza degli impagabili panorami su tutta Capri e l'interior design by Giorgetti) è immanente, vince sul glamour.
Vista dalla nuova suite firmata Etro dell’Hotel Punta Tragara
Lo sguardo imita le volute dei gabbiani anche al Belvedere di Punta Cannone e soprattutto a Punta Tragara, che pare la prua di una nave indirizzata verso i Faraglioni: usanza antica, praticata anche da Totò, Sophia Lauren, Michael Jackson e Chiara Ferragni, vuole che si guardino i tre Faraglioni sorseggiando una limonata fresca spremuta dalla ridanciana e allegra Maria Ruocco nel suo chiosco verde attiguo alla terrazza panoramica. Bisognerebbe davvero concedersi, almeno una volta nella vita, il lusso di soggiornare all'Hotel Punta Tragara, perché a progettarlo fu Le Corbusier, Winston Churchill lo adorava e da lì, specialmente dalla terrazza della stanza numero 30, ecco le tre guglie spuntare dal mare e diventare davvero intime: si è così vicini, infatti, da cogliere tutti i loro cambiamenti e sfaccettature geologiche e vegetali. Si cena magari al ristorante Le Monzù, in cui le creazioni dello chef stellato Luigi Lionetti esaltano i sapori delle terra e del mare capresi, specialmente il gambero, con estro espressionista e garbo antico.
La Certosa di San Giacomo è il cuore dell'isola
Al mattino da Punta Tragara si è dunque i primi a scendere al Lido Da Luigi ai Faraglioni, dove solo onde e gabbiani fanno un po' di baccano. E poi si può intraprendere il sentiero di Pizzolongo che sfiora lo Scoglio del Monacone, accarezza la Villa che Curzio Malaparte soprannominò “Casa come me”, giocando un tiro mancino ai critici, ancora oggi divisi sulla sua persona e sull'estetica di questa dimora che potrebbe davvero assomigliare a una falce col martello: di sicuro viene naturale pensare a Brigitte Bardot che cammina sul tetto e scende la scalinata nel film “Il Disprezzo” di Jean-Luc Godard. L'illusione di ritrovarla davvero davanti si scioglie al sole e di fronte alla fatica di salire i tanti gradini che seguono sul tracciato, anche se i premi sono tanti e magari una guida locale (becaprese.com) può raccontare tutti i segreti botanici e marini: la grotta Martermania, la più celebre tra le 64 cavità dell'isola, le rovine di Villa Jovis, maestosi e conturbanti come il suo proprietario, l'imperatore romano Tiberio, la neoclassica e altrettanto lasciva Villa Lysis che Jacques d’Adelswärd Fersen, il licenzioso, per i suoi tempi, nobile parigino che trasferì da Parigi in queste stanze i propri scandali, costituiscono le altre tappe indimenticabili.
Vista sui Faraglioni
Emozionante è anche l'ascesa della Scala fenicia verso il Monte Solaro (però c'è anche la funicolare) che permette, poco dopo, di lasciarsi incantare dal pavimento musivo in maiolica della Chiesa di San Michele Arcangelo, nel quale vengono raffigurati il paradiso terrestre e il peccato originale in un tripudio di giallo, verde e blu. Lo stesso senso di gaiezza si prova dinanzi alla sagoma del Faro di Punta Carena e stando sospesi tra cielo, mare e roccia lungo il Sentiero dei Fortini che dalla lanterna arriva in pratica all'imbocco della Grotta Azzurra, dove l'acqua è davvero come lapislazzuli.
Il rosmarino viene raccolto ancora oggi sul Monte Solaro, mentre col garofano selvatico endemico dell'isola si preparano le essenze femminili. Tutti i profumi sono realizzati e confezionati negli alambicchi che stanno dietro il vetro del bancone in legno, accanto alla scaletta a chiocciola. Carthusia si fregia di essere la più piccola fabbrica di profumi al mondo (di recente è stato riconosciuto come Marchio Storico d’Interesse Nazionale), di sicuro è incastonata nel cuore di Capri, e il metodo di raccogliere i fiori, così come di usare gli agrumi, viene dalla sapienza dei frati della Certosa di San Giacomo, che sorge proprio dinnanzi alla boutique: la sua forma bombata è dovuta alle ricostruzioni avvenute nel ‘500, dopo gli incendi e gli assalti perpetrati dai famelici pirati Barbarossa e Dragut. Superba è la bellezza dei portici colonnati e delle cupole bianche.
Lo storico negozio di Carthusia a Capri
Di fronte, il blu è dominante, cangiante, specialmente affacciandosi dalle terrazze dei Giardini di Augusto, dai quali il panorama dei Faraglioni, così come di Marina Piccola, è davvero eccezionale, come unica la prospettiva che si gode sulle calette sottostanti, e sui tornanti vertiginosi della via che l'industriale tedesco Friedrich Alfred Krupp fece tagliare appena sotto per raggiungere il mare, ancora chiusa dopo crolli oramai datati.
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Viene voglia di scendere, ma non si può: di certo, però, non costituisce un ripiego prendere un cocktail ai tavolini del Capri Rooftop Lounge affacciato sui tetti della Certosa, o sotto le bandiere svolazzanti del Quisisana, il sanatorio aperto dal medico britannico George Sidney Clark nel 1843, che adesso è un lussuosissimo hotel e una location perfetta per cogliere la presenza delle star con lo Champagne in una mano e le borse delle boutique griffate nell’altra.
Non bisogna scoraggiarsi, perché anche non lontano alla Piazzetta Umberto I si possono compiere esperienze di shopping ancora autentiche: i sandali fatti a mano nel negozio di Emanuela Caruso dentro una villa bianca e blu, quindi caprese doc, in via Camerelle, i fiori nella serra alla sconsacrata Deutsche Evangelische Kirche. Si può anche decidere di andare a fare un tuffo a Marina Piccola, a bordo di uno dei taxi, tutti decappottabili, che ricordano le auto d'epoca de L'Avana, o lasciarsi portare al largo da una barca (lasercapri.com) alla Grotta Bianca per nuotare sotto un soffitto di vergini stalattiti.
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