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Pnrr 2022: centrati sette obiettivi, ma concorrenza in affanno al Senato

di Gianni Trovati

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(RafMaster - stock.adobe.com)

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Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli: sul Golden power serve una «struttura di sicurezza imprenditoriale»

26 marzo 2022
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2' di lettura

Il contatore del Pnrr italiano per i primi sei mesi del 2022 segna oggi sette obiettivi raggiunti, ma salirà a giorni a 10 per arrivare a quota 17-18 entro le prossime due settimane; quando arriverà in consiglio dei ministri il decreto Pnrr-2 con le semplificazioni e il dimezzamento dei tempi dei procedimenti amministrativi.

Le indicazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Garofoli

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Il primo censimento in corsa sul nuovo semestre del Recovery è stato offerto venerdì 25 marzo dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. Nella sua lectio magistralis alla Spisa, la scuola di specializzazione in studi sulla Pa dell’università di Bologna, Garofoli non si è limitato ai numeri. Regista dell’attuazione del Pnrr a Palazzo Chigi, ha voluto alzare lo sguardo sul futuro prossimo del Piano; disegnando uno scenario che mescola una certezza, qualche preoccupazione e un arricchimento della lista delle cose da fare.

I 45 obiettivi «saranno raggiunti»

La certezza: i 45 obiettivi a cui è subordinata la rata da 21 miliardi del primo semestre 2022 «saranno raggiunti». La marcia procede in linea con il programma che nei primi tre mesi fissa appunto 7 scadenze. Ma è il cammino parlamentare delle riforme a colorare il quadro di tinte preoccupate.

L’«affanno» sulla concorrenza

Sulla concorrenza Garofoli riconosce un «affanno» per un Ddl che a quattro mesi e mezzo dall’approvazione governativa stenta nel primo passaggio al Senato mentre dovrebbe salutare le Camere entro giugno e chiudere i decreti legislativi entro dicembre. Ma l’opera di riordino, che ha all’attivo anche successi come il taglio dei tempi nelle autorizzazioni ambientali con la commissione speciale Via, deve «ripartire» in fretta anche sui contratti pubblici, dopo il fallimento del Codice del 2016 che avrebbe dovuto ridurre da 36mila a 1.500 le stazioni appaltanti cresciute invece a 40mila. La leva per accelerare è il «confronto stabile e strutturato avviato con il Parlamento» rivendicato da Garofoli. Ma perché produca risultati serve la volontà di entrambe le parti. In un contesto in cui l’agenda non è solo quella formalizzata dal Pnrr.

Nuovo rafforzamento del Golden power

Tra i filoni centrali c’è anche un nuovo rafforzamento del Golden power. Il decreto 21/2022 della scorsa settimana ha fatto «un primo passo importante ma non sufficiente», limitato com’è al tradizionale Golden power oppositivo. A cui per Garofoli occorre affiancare «strumenti strutturati di politica industriale per gestire quello che accade a valle del veto», in un processo che può portare alla creazione di una «struttura di sicurezza nazionale imprenditoriale» con una «mappatura delle filiere strategiche» e l’apertura di nuovi «canali di comunicazione sugli investimenti nazionali».

Intervento statale nell’economia

Quello che si profila è un netto aumento di peso dell’intervento statale nell’economia. Motivato dall’«interdipendenza competitiva» che si sta intrecciando fra le economie alle prese con la catena degli shock esogeni da pandemia e guerra e con la doppia transizione energetica e digitale. «Temiamo che la Germania stia internalizzando il suo processo produttivo nell’automotive», spiega chiaro Garofoli, con un processo che rischia di mettere in fuorigioco la ricca componentistica italiana chiamata a «riallinearsi per seguire quel che accadrà in questo settore cruciale». Con l’affiancamento dello Stato.

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