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Armani e Zegna chiudono la fashion week della ripresa e del (cauto) ottimismo

di Angelo Flaccavento

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 Da sinistra, Zegna, Giorgio Armani ed Etro

 Da sinistra, Zegna, Giorgio Armani ed Etro

In passerella proposte che rassicurano, provocano in modo elegante, forniscono soluzioni al vivere contemporaneo. Gucci lancia la divertente collezione in collaborazione con Harry Styles

21 giugno 2022
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4' di lettura

«Cosa è moderno?» si chiede Giorgio Armani a conclusione dello show della linea ammiraglia. È raggiante: per il campionato italiano di basket vinto con Olympia Milano – l’intera squadra è presente, tra il pubblico – e per una sfilata che è l’ennesima affermazione della validità di uno stile di incrollabile coerenza ma di nessuna rigidità. «Una definizione univoca non c’è, e va benissimo – aggiunge –. Per alcuni moderno è l’abito sartoriale nero e affilato, per me è mescolare i capi classici in modo inconsueto, con la camicia lunghissima che sbuca dalla giacca, i motivi geometrici combinato in libertà, la cravatta che praticamente scompare e le scarpe che diventano espadrille».

La sfilata Armani per la PE 2023

32 foto

(AP Photo/Luca Bruno)
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(Photo by Miguel MEDINA / AFP)
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(AP Photo/Luca Bruno)
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La collezione è rassicurante nel suo essere un concentrato di armanismo, nella decostruzione lieve percorsa da echi desertici, vacanzieri, panteschi, ma mostra anche una nuova esuberanza, che è proprio un modo: la disinvoltura di indossare i capi come a caso, e con la stessa nonchalance di un pigiama. «Armani classico, con simpatia», sintetizza Re Giorgio, efficace come non mai.

La sfilata Etro per la PE 2023

25 foto

C’è molta disinvoltura, e uno spirito di sintesi fresco e tempestivo, da Etro. Kean Etro firma per l’ultima volta la collezione maschile del marchio – il timone passa adesso nelle mani di Marco De Vincenzo – puntando su una semplicità carica di erotismo: abiti immediati, molti dei quali impalpabili e trasparenti, percorsi da motivi floreali di ascendenza giapponista. Via i dandismi, le eccentricità e le trovate, si strippa tutto al minimo per massimizzare l’effetto, ovvero glorificare il corpo nella sua tonica, umida carnalità.

Gucci presenta “Ha ha ha”, la collezione di Alessandro Michele e Harry Styles

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È sorprendentemente precisa, seppur venata di ludiche provocazioni, la collezione nata dalla complicità tra Alessandro Michele e Harry Styles: un progetto una tantum che va sotto l’insolente etichetta Gucci HA HA HA, presentato all’interno dello storico negozio di vintage Cavalli & Nastri. L’ambientazione è quanto mai pertinente, tanto che distinguere i pezzi della collezione dall’assortimento d’epoca risulta difficile. Michele non ha mai fatto mistero delle proprie passioni nostalgiche; la sua estetica deve molto al magnifico metissage di botteghe della romana via del Governo Vecchio. Styles, da parte sua, nutre la medesima passione per il vintage e per i vestiti. Il risultato è felice: un misto di tailoring alla Tommy Nutter, stampe infantili e chincaglieria decorativa.

La sfilata Prada per la PE 2023

25 foto

(AP Photo/Luca Bruno)
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ANSA / MATTEO BAZZI
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Da Prada, Miuccia Prada e Raf Simons si concentrano invece sul reale, qualunque esso sia nel contesto della moda, e lavorano su vestiti da indossare, su una idea di apparente normalità, che, per innata tendenza alla soverchia idealizzazione, ascrivono ad un processo di scelta continua. La collezione si intitola Prada Choices, infatti. Progettare, certo, è scegliere, almeno quanto lo è vestirsi, giorno dopo giorno. La scelta, adesso è di focalizzarsi sugli archetipi, sui pezzi singoli, dal giubbotto tipo Baracuta all’impermeabile, dai jeans allo smock, usando come cornice una doppia base: l’abito sartoriale nero, di certo caro alla Signora, e gli shorts di pelle, neri anch’essi, più vicini alla sensibilità di Simons. Il risultato è una collezione di magnifico prodotto sbattuto in faccia come i gioielli esposti sulle basi di velluto nelle vetrine dei negozi: un esercizio di riduzione e concretezza perfettamente eseguito ma freddo come un esperimento condotto in vitro. Permane, pericolosa ma rassicurante, la tendenza all’auto citazione, mentre l’infantilismo di sempre non accenna a sparire e allora la concretezza sfuma nell’utopia dell’eterna giovinezza.

La collezione Tod's per la PE 2023

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Anche Walter Chiapponi, da Tod’s, pone tutta l’attenzione sul prodotto, che è morbido nell’aspetto e nell’uso, per veicolare una idea di libertà e vita en plein air.

La sfilata Versace per la PE 2023

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(AP Photo/Luca Bruno)
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Donatella Versace torna a sfilare con l’uomo dopo alcune stagioni di silenzio, e sceglie la storica magione di via Gesù, occupando il giardino con specchi verdi e busti finto-antichi. I soffi di classicità abbondano, non ultimo sui riccioli scolpiti e glitterati, e alcuni modelli reggono in mano vasi che paiono urne cinerarie, ma per il resto del potere mascolino cui Donatella ci ha abituato c’è ben poco. Il disegno, chiaro, è di orientarsi verso una immagine meno idealizzata, più concreta e possibile, ma ci vogliono forse più nerbo e decisione.

La breve ma intensa settimana della moda si conclude non a Milano ma a Trivero, sui tetti del Lanificio Zegna. Del resto, sottolinea Carlo Capasa, presidente di Camera moda, «Milano è uno state of mind», un ottimo manifesto programmatico per il definitivo rilancio della città sullo scacchiere internazionale al di là di geografie ormai trite.

La sfilata Zegna per la PE 2023

19 foto

(AP Photo/Luca Bruno)
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La scelta di Zegna è in ogni caso coraggiosa, e piena di significato, per il marchio e più in generale per quel modo italiano di far vestiti, sempre così vicino all’industria. Alessandro Sartori, il capace direttore creativo che sta creando un nuovo linguaggio vestimentario dentro Zegna, portando saperi sartoriali su categorie di abbigliamento più fluide, sincrone con il vivere contemporaneo, ha un rispetto sacro per la materia e per la tecnica, senza esserne schiavo. La collezione è un ennesimo passo avanti nella definizione di un linguaggio che mutua dall'abbigliamento da lavoro, elevandolo in uno stile pragmatico e insieme rarefatto. La domanda che Sartori si pone ogni stagione è «cosa significa tailoring, oggi?». La risposta di stagione è: leggerezza assoluta, trasparenze tecniche, colori terrosi con punte acide e nemmeno una cravatta. Progressivo, efficace, sintetico e perfettamente italiano nel modo.

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