di Giulia Crivelli
Frederic Cumenal (Ansa/Ap)
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Da Tiffany arriva un altro segnale delle difficoltà dell'azienda, tra i leader mondiali nella gioielleria: il ceo Frederic Cumenal è stato di fatto licenziato dai vertici del colosso americano, che in un comunicato affatto diplomatico ha spiegato che la causa sono i «deludenti risultati finanziari». Cumenal, manager francese con un lungo passato in Lvmh, nel 2014 aveva preso il posto di Michael Kowalski, che ora sarà ceo facente funzione fino a che non sarà trovato un sostituto di Cumenal.
Dal 1° febbraio è entrato in carica Reed Krakoff, per il quale è stata creata la nuova posizione di Chief Artistic Office e che si occuperà del segmento gioielleria sia di quello accessori di lusso: già nel 2016 Krakoff aveva svolto una collaborazione per Tiffany con la rivisitazione di una collezione di accessori di lusso che debutterà la prossima estate. Il designer è stato nominato due settimane fa per sosituire. Francesca Amfitheatrof, che lascia dopo appena tre anni e mezzo.
Tiffany sta cercando di riprendersi da un periodo difficile e proprio ieri, durante il Superbowl, ha debuttato lo spot annunciato il 1° febbraio, con protagonista Lady Gaga, non esattamente il tipo di testimonial che ci si aspetterebbe per Tiffany, che in fondo ha legato la sua immagine alla raffinatezza di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, film tratto dall'omonimo romanzo di Truman Capote. Ma tant'è: la collezione “raccontata” dalla campagna con Lady Gaga si chiama Tiffany City Hard Wear, è stata ispirata da un bracciale unisex del 1971 trovato nell'archivio di Tiffany e include orecchini, anelli, collane e pendenti.
«“Per più di 180 anni, le donne più chic del mondo hanno scelto gioielli Tiffany come un potente espressione di quello che sono - ha detto Caroline Naggiar, chief brand officer di Tiffany -. Questa campagna celebra la ricca eredità di Tiffany e nello stesso tempo la modernità dello stile Tiffany. Lady Gaga e la sua originalità, la creatività e il coraggio, riflette lo spirito di questa collezione».
Vedremo se tutti questi cambi – manageriali, creativi e di comunicazione – riusciranno a risollevare i risultati di Tiffany, una “blue chip” del Nyse. Le vendite del periodo natalizio del negozio sulla Fifth Avenue, a New York, il più importante al mondo, erano calate del 14%. Secondo l'azienda il calo era stato legato, almeno in parte, per la vicinanza alla Trump Tower, residenza del presidente e oggetto delle manifestazioni di piazza contro la sua elezione e non solo. Ma i problemi risalgono a ben prima dell'elezione, il 4 novembre, di Trump. Nell'ultimo trimestre Tiffany ha registrato un calo delle vendite nelle Americhe del 4% a cambi costanti il fatturato globale è stato di 966 milioni di dollari, di poco superioe ai 961 milioni dell'esercizio precedente.
Giulia Crivelli
fashion editor
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