Draghi: "Trovato accordo su balneari, grazie a tutti i partiti"
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Dopo l’accordo raggiunto tra le forze di maggioranza con cui si è sbloccato il ddl concorrenza, la strada per la liberalizzazione delle concessioni balneari è ancora lunga e accidentata. Al Governo, cui spetterà definire entro l’anno con decreti legislativi i rimborsi a chi non si vedrà confermata la concessione dopo anni di attività, arriva l'avvertimento di Bruxelles: «I cittadini e le imprese hanno diritto a una procedura trasparente, imparziale e aperta nel decidere a quale attività commerciale dovrebbe essere assegnato il diritto di utilizzare il suolo pubblico (in questo caso le spiagge) per offrire i propri servizi», ha dichiarato un funzionario della Commissione europea all’agenzia LaPresse.
Se queste condizioni non verranno rispettate, l’esecutivo europeo potrebbe confermare la procedura d’infrazione avviata nei confronti dell’Italia nel 2020 e ribadita nel novembre 2021. Ma sulle concessioni balneari è scattato ad aprile anche il “cartellino giallo” nei confronti del Portogallo, “accusato” di aver una normativa che favorisce i concessionari uscenti.
Ma intanto, prima del verdetto europeo, il governo dovrà affrontare l’iter parlamentare. Che, nonostante l’intesa siglata, potrebbe essere complicato. Lo scioglimento dell’ultimo nodo, la definizione degli indennizzi per le aziende che dopo anni di attività non ottengono il rinnovo della concessione: se ne occuperà il governo (entro fine anno) con i decreti attuativi dei ministeri dello Sviluppo economico e del Turismo.
Nella delega sono scomparsi i riferimenti all’avviamento dell’attività, al valore dei beni, a perizie e scritture contabili, contenuti nella proposta di mediazione avanzata dal viceministro dello Sviluppo economico, Gilberto Pichetto, e indigesti a Lega e FI in particolare. Un piccolo ritocco è servito per specificare che dovranno essere «oggettive» le cause di deroga che consentiranno di mettere a gara le concessioni balneari oltre la fine del 2023 (e comunque non oltre il 31 dicembre 2024).
Il compromesso segna solo una tregua. «Qualora il centrodestra vincesse, come ci auguriamo, le elezioni nel 2023, ci impegniamo solennemente a modificare la norma», ha dichiarato in Aula il senatore di Forza Italia, Massimo Mallegni, tre volte sindaco di Pietrasanta e imprenditore nel settore turistico. L'esponente azzurro, insieme ad altri colleghi di partito, è subito tornato alla carica presentando un emendamento a un altro provvedimento (il decreto su ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Pnrr) che ricalca la formulazione approvata nel ddl concorrenza. Ma aggiunge quanto invece la maggioranza dopo la serrata trattativa aveva lasciato fuori, riguardo i criteri per la quantificazione di un equo indennizzo. Ossia, il ricorso a una perizia giurata che attesta la consistenza, in ragione della perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico, del valore dei beni immobili, beni mobili registrati e beni mobili, oggetto di investimenti per l'esercizio dell'impresa. Un emendamento, ha spiegato Mallegni, che «probabilmente diventerà un ordine del giorno per dare indirizzi politici ai ministri Garavaglia e Giovannini».
Intanto Bruxelles osserva e attende la soluzione che sarà trovata dal Governo. «Siamo in contatto con le autorità competenti in merito al testo normativo e al calendario previsto per la riforma. Ci riserviamo ulteriori osservazioni in attesa dei necessari chiarimenti al riguardo», ha fatto sapere una fonte della Commissione europea. «Il diritto dell’Ue - ricorda la stessa fonte citata da LaPresse - richiede che le norme nazionali assicurino la parità di trattamento dei fornitori di servizi senza alcun vantaggio per alcun operatore specifico, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale, prevedano un’equa remunerazione degli investimenti effettuati e proteggano dal rischio di monopolizzazione delle risorse pubbliche a vantaggio dei consumatori e imprese».
L’Italia non è l'unica osservata speciale sul tema balneari. Il funzionario della Commissione europea ricorda che «per quanto riguarda le norme applicabili a questo settore in altri Stati membri, «la Commissione sta conducendo analisi e discussioni approfondite con le autorità competenti e, se del caso, ha anche avviato procedure di infrazione».
È il caso del Portogallo: lo scorso 6 aprile Bruxelles ha deciso di avviare una procedura nei confronti di Lisbona per la mancata corretta attuazione delle norme relative alle procedure di gara per l'aggiudicazione di concessioni balneari. In particolare la Commissione ritiene che la legislazione portoghese conferisca ai titolari di “concessioni balneari” esistenti un diritto di preferenza nelle procedure di gara non compatibile con la direttiva sui servizi o con la “libertà di stabilimento” sancita dal Trattato sul funzionamento dell’Ue. Secondo la Commissione, un diritto preferenziale a favore degli operatori storici dissuaderebbe le imprese situate in altri Stati membri dal fornire servizi balneari in Portogallo. Un avvertimento di cui anche l’Italia dovrà tener conto.
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