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Ricerca universitaria, Sapienza prima tra le grandi, Padova al top per i giovani

di Eugenio Bruno

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(ANSA)

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L’Anvur pubblica i risultati della valutazione per il quinquennio 2015/19: tra le non statali Luiss in vetta per ricercatori senior, la Bocconi per i junior

13 aprile 2022
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4' di lettura

Il primo ateneo statale per qualità e quantità dei prodotti legati alla ricerca universitaria è la Sapienza di Roma. Mentre per l’attività dei ricercatori giovani a prevalere è Padova. Passando alle non statali troviamo invece in vetta la Luiss di Roma per l’attività degli studiosi “senior” e la Bocconi di Milano per i “junior”. A dirlo sono i primi risultati della Valutazione della qualità della ricerca 2015/19: le pagelle dell’Agenzia Anvur che serviranno, da un lato, a ripartire l’80% della quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) e, dall’altro, a individuare i dipartimenti di eccellenza.

La nuova Vqr

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I lavori di valutazione della Valutazione della qualità della ricerca sono iniziati a novembre 2020 e sono terminati a febbraio 2022. Il primo elemento che balza agli occhi è che il sistema della ricerca pubblica ha tenuto. Anzi, nonostante il Covid, pare addirittura migliorato. Nel complesso sono state valutate circa 182 mila pubblicazioni scientifiche (articoli, monografie, contributi in volume ecc.) contro le 118mila del precedente ciclo 2011/14 per circa 65mila ricercatori accreditati, ripartiti più o meno equamente tra stabili e giovani (32mila a testa) .
In crescita anche il numero delle università valutate (98, 4 in più della volta scorsa), e degli enti di ricerca (14, contro i 12 della Vqr 2010-2014), mentre sono diminuite, scendendo a 22, le istituzioni che (erano 26). A giudicare i lavori 18 Gruppi di esperti della valutazione (Gev), complessivamente composti da circa 630 ricercatori provenienti da Istituzioni italiane e straniere, con il coinvolgimento di oltre 11.000 esperti esterni, nazionali e non.

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Il confronto con il passato

Il parallelo con la vecchia Vqr finisce qui. Spingersi oltre, confrontando i risultati del 2011/14 con quelli del 2015/20, non sarebbe corretto cme spiega Alessandra Celletti, vicepresidente dell’Anvur: «In questa Vqr si è fatto ricorso alla peer review informata. In altre parole, i prodotti della ricerca non sono stati valutati solamente in base a criteri bibliometrici (numero di citazioni e indicatori di impatto della rivista), come accadeva per alcuni settori scientifici nella precedente edizione, ma tutte le pubblicazioni sono state affidate a esperti che, nel fornire la propria valutazione, si sono eventualmente avvalsi dell'informazione bibliometrica».
Un'altra differenza riguarda la modalità di formazione dei Gev: i valutatori, infatti, sono stati selezionati in base a un pubblico sorteggio, a partire da una lista di candidati italiani e stranieri in possesso di un'adeguata qualificazione scientifica.
Novità anche per le pubblicazioni, visto che è stato richiesto di fornire un numero di prodotti pari in totale al triplo dei ricercatori in organico presso la stessa istituzione, lasciando che fosse poi quest’ultima a conferire fino a un massimo di quattro prodotti a testa (e di esibirne per altri un numero inferiore a tre). Nella precedente Vqr, ogni studioso era invece chiamato a sottoporre obbligatoriamente a valutazione un numero fisso di prodotti.

Il lavoro dei giovani

Durante la presentazione dei risultati in più punti è stato evidenziato il ruolo dei ricercatori giovani, vale quelli che sono stati assunti o hanno migliorato la loro carriera nel 2015-19. In primis quanto è stata sottolineata la loro maggiore prolificità (3,2 prodotti cadauno contro i 2,5 di quelli stabili).
Non è un caso che la prima slide abbia riguardato il rapporto, per tutte le università, dei punteggi medi registrati dai ricercatori junior rispetto ai senior. Ordinandole per le pubblicazioni di questi ultimi, in testa troviamo la Sissa di Trieste con 0,92 davanti all’Imt di Lucca (0,87) e Pisa Sant’Anna con 0,86 (nonostante un numero di ricercatori ben più elevato, ndr). Un volto altissimo se consideriamo che il range andava da 0 per un prodotto ingiudicabile a 1 per quello «eccellente ed estremamente rilevante».

Alla Sapienza il primato tra le statali

Passando agli indicatori che tengono conto sia della qualità che della quantità della ricerca (il cosiddetti Iras 1 e 2) in vetta troviamo la Sapienza di Roma, davanti a Bologna e alla Federico II di Napoli. Se ci limitiamo invece ai parametri esclusivamente qualitativi e partiamo dai grandi atenei i risultati migliori, per i ricercatori stabili, lo vantano Milano Padova mentre, per i ricercatori junior, il rapporto si inverte e la coppia di testa diventa Padova-Milano. Tra i medi spiccano invece, per i prodotti del personale stabile, Milano Bicocca e Roma Tre mentre, per quelli afferenti ai giovani, Trento e Verona.

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I risultati delle non statali

Altrettanto composito è il panorama offerto dalla ricerca nelle università non statali. La classifica per quantità e qualità dei prodotti vede in testa la Cattolica davanti alla Bocconi. Se invece passiamo anche qui, come abbiamo fatto per le statali, a esaminare solo gli indicatori qualitativi in cima compaiono, per le pubblicazioni dei ricercatori senior, la Luiss di Roma e la Bocconi mentre, per quelle dei junior, Bocconi e San Raffaele.

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Il peso della terza missione

Dalle pagelle della Vqr 2015/19 arriva una prima indicazione anche sulle attività di “terza missione”, quella che va oltre le prime due (insegnamento e ricerca) e ha una ricaduta sul tessuto sociale ed economico in cui l’ateneo è inserito.
Ebbene, in totale, sono stati sottoposti al giudizio dell’Anvur 676 casi di studio con una netta prevalenza (il 32%) delle attività di public engagement o divulgazione che dir si voglia.
In testa, passando ai giudizi di qualità, troviamo stavolta due Politecnici (Torino e Milano) tra le università pubbliche e il tandem tutto milanese Humanitas/ San Raffaele tra le private.

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