di Lisa Corva
Una vista interna dello store, su due piani, firmato da STUDIOPEPE. Appeso, il coordinato pastello di FORTE_ FORTE (da 600 €). ©Simone Bossi
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Scoprire in un negozio il potere puro dei colori. Succede da Avart, a Lugano. Non solo perché la boutique, su due piani, è stata disegnata da Studiopepe, arredi compresi. Ma anche perché la proprietaria cerca nel mondo abiti, giacche, cappotti e accessori che abbiano forza cromatica. «Ho scelto due donne designer, Arianna Lelli Mami e Chiara Di Pinto di Studiopepe a Milano, per progettare gli interni: ci siamo subito capite, hanno perfettamente interpretato il mio moodboard e la mia passione per i colori», racconta Alma Veragouth.
Che cosa si trova da Avart, per quest'inverno? «Ci sono alcuni brand italiani che considero molto interessanti per le linee pulite e le forme semplici. Mi piacciono gli abiti comodi e quotidiani di Apuntob (da 400 a 900 euro), i completi di Barena, che nasce nella laguna veneziana (da 400 a 800 euro), e la femminilità di forte_forte (da 300 a 800 euro). Ma io cerco ovunque nel mondo: e quindi propongo Cordera, brand fondato da due sorelle in Spagna (da 250 a 400 euro); da Londra, Studio Nicholson (da 300 a 800 euro); da Bruxelles, Sofie D’Hoore (da 400 a 900 euro); dall'Olanda, Humanoid (da 250 a 400 euro) e da Copenhagen i cappotti avvolgenti di By Malene Birger (da 400 a 900 euro). Contro il freddo, ogni stagione qui si trova un best seller, in colori diversi: la maglieriafuretto, leggera ma caldissima, dei giapponesi di Punto D'Oro (da 400 a 900 euro)».
Sul manichino, la tunica del brand olandese HUMANOID (da 250 €). ©Silvia Rivoltella.
Per quanto riguarda gli accessori, «mi piacciono molto le borse di Zilla (da 300 a 600 euro). A tracolla, a mano o pochette, tutte con effetto metallico e glitter, e colori dai nomi emozionali: ametista, acciaio, blu notte, fossile, titanio, cedro... Dietro c'è Sylvia Pichler: nata a Bolzano, ha studiato architettura, ma già a 14 anni cuciva le prime borse. Per realizzarle si è innamorata di materiali tecnici: soprattutto, come mi ha raccontato, le lamine in metallo e tutto ciò che brilla». Per le scarpe, la scelta è italiana, Officine Creative e Pellico (da 500 a 700 euro). «Ma anche le furlane-Tabi. Cioè le classiche calzature-pantofola della tradizione friulana, reinventate da Drogheria Crivellini secondo il modello giapponese (da 200 euro in su)». In più, le sciarpe-quadro parigine, in seta, di PierreLouis Mascia (da 300 a 500 euro), e i profumi di 19-69, dalla Svezia (da 190 euro).
La borsa in pelle verniciata (602 €) di ZILLA.
Un giro del mondo che si spinge a Est, perché Alma viene dal Kazakistan: è lì, ad Almaty, la capitale, che ha conosciuto nel 1994 quello che sarebbe poi diventato suo marito. E che, con la sua azienda Veragouth e Xilema, eccellenza della falegnameria, ha contribuito alla realizzazione di elementi unici in legno all'interno dello store. «Ci sono molti bravi stilisti a Est in questi anni, soprattutto in Georgia: penso a Demna Gvasalia che ora è a Balenciaga. Io ho scelto un giovane brand interessante di Tbilisi, Materiel (da 400 a 700 euro)».
Gli interni dello store. ©Silvia Rivoltella
Tornando a Lugano, i luoghi del cuore di Alma sono tutti intorno al suo negozio. «Le vetrine accanto sono quelle di Mauri, un parrucchiere che è anche caffè e bistrot. Poi c'è Nordisk, con i suoi arredi design, soprattutto dal Nord Europa. E, di fronte alla mia boutique, un ristorante storico, il Bottegone, dove vado spesso a cena. Un mondo intero in una strada”.
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