di Maria Laudiero
3' di lettura
Al PAN di Napoli una mostra che racconta attraverso 60 fotografie l'Isolar Tour intrapreso nel bel mezzo degli anni'70. Un viaggio “on the road”catartico, avvenuto per mare e per terra. In quegli anni Bowie non amava prendere aerei, ma forse, più probabilmente si trattava anche di una metafora simbolica del cambiamento; in cui sarebbe svanito completamente il contorno di Ziggy Stardust per dare spazio all'allure prepotente in tutta la sua eleganza del Sottile Duca Bianco.
Andrew Kent uno dei fotografi più importanti sulla scena musicale segue con il suo obiettivo Bowie durante l'Isolar Tour per promuovere Station to Station, uno degli album più influenti della storia della musica. Genesi del The Thin White Duke e dell'Isolar Tour
Isolar Tour è il racconto per immagini del tour e della registrazione dell'album Station to Station in cui appare, in una dimensione totalmente introspettiva, il percorso frammentato dal quale emerge pienamente “l'dentità mutevole” di Bowie espressa soprattutto dal controverso alter ego del Sottile Duca Bianco.
Il personaggio è associato al periodo più oscuro dell'artista che sperimentava in quegli anni un considerevole consumo di droga. Le fotografie sono in bianco e nero, soprattutto le immagini delle esibizioni hanno i contorni sfumati capaci di rendere pienamente lo stato d'animo in quel momento dell'artista. The Thin White Duke è una creatura inafferrabile, proiettata dentro sé stessa. Impermeabile al mondo eppure totalmente recettiva. Allo stesso tempo Buco Nero e Crisalide. Da lì a poco Bowie sarebbe riemerso ancora una volta dalle proprie ceneri in una reincarnazione che da matrice oscura lo avrebbe portato alla realizzazione di Heroes.
Il tour del 1976 suddiviso in 4 mesi, ha girato 12 paesi; 25 tappe solo in Europa; memorabile quella di Mosca (uno dei pochissimi artisti all'epoca ad aver accesso alla Piazza Rossa) e di Londra, dove ebbe luogo a Victoria Station, uno degli episodi che contribuirono ad alimentare le leggende intorno all'artista. Ma soprattutto in Germania, momento che segnò il perimetro della genesi della Trilogia Berlinese: Low (1977), Heroes (1977) e Lodger (1979).
6 foto
Il tour intrapreso con Iggy Pop e l'assistente storica di Bowie, si apriva con la proiezione del film surrealista Un Chien Andalou di Luis Buñuel e Salvador Dalí. Bowie appariva dopo la visione della famosa scena del taglio del bulbo oculare.
Americano, di Santa Monica, Kent conosce Bowie per una serie di fortunate circostanze, diventando il testimone dell'insolito viaggio condiviso insieme a Iggy Pop. La matrice del suo lavoro si plasma rifrangendo la scena musicale degli anni '60 e '70. Ha ritratto artisti come Freddie Mercury, Cat Setvens, Frank Zappa, Elton John. Uno dei suoi ritratti di Iggy Pop, scatto definito casuale realizzato negli studi dellaa BBC, diventa l'iconica cover di Lust for Life, mentre un'altra sua immagine è usata per la copertina di Aive II dei Kiss.“Tomorrow belongs to those who can hear it coming”Bowie era curioso ma soprattutto aveva la dote di un Oracolo, o di Sibilla (forse lo avrebbe divertito di più!). Ha percepito la società, l'essere umano, i profondi cambiamenti dei tempi, anticipando le correnti culturali, forgiandole mentre le restituiva al mondo con il parametro con cui si approcciava alla vita la lente dell'Arte. La strofa di Heroes resta a testimonianza di quanto emanato dalla sua natura ovvero che “Il domani appartiene a coloro che lo sentono arrivare”.
David Bowie the Passenger. PAN di Napoli fino al 29 Gennaio 2023
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy