di Giovanna Mancini
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Dopo due anni difficili a causa della pandemia, Il Salone del Mobile torna in presenza e lo fa in grande stile (sebbene con la sobrietà richiesta dai tempi che stiamo vivendo), forte di un andamento molto positivo del settore dell’arredamento e di un’adesione entusiasta da parte degli espositori, oltre 2mila brand tra aziende e giovani designer (circa 600), che dal 7 al 12 giugno prossimi riempiranno tutti i padiglioni di Fiera Milano, per un totale di oltre 200mila metri quadrati.
L’edizione speciale dello scorso settembre, il «Supersalone» ha lasciato un’importante eredità in termini di innovazione dei contenuti, di attenzione alla sostenibilità e alla digitalizzazione. Ma la 60esima edizione della più importante manifestazione internazionale del design si riappropria del format tradizionale, in presenza, con grandi stand che richiedono da parte delle aziende importanti investimenti. «È il segno che le aziende hanno voglia e bisogno di tornare a incontrarsi, che credono nel Salone come strumento capace di generare opportunità e accelerare processi», osserva Maria Porro, presidente del Salone del Mobile.
Perché questo è soprattutto il Salone: un grande generatore di opportunità per le imprese del settore, per l’indotto collegato e per la città di Milano. A maggior ragione, aggiunge Porro, in questo momento: «Il Salone del Mobile è catalizzatore di creatività ed energie. È generatore di bellezza, inclusione, nuove opportunità. Siamo sempre stati un luogo di dialogo e costruzione, a Milano come nelle edizioni di Shanghai e di Mosca. Oggi, sconvolti come tutti per la guerra in Ucraina, crediamo ancor di più nel valore del nostro essere crocevia di culture e stili aperto al mondo», afferma.
A Milano mancheranno, con tutta probabilità, i visitatori dalla Cina e dalla Russia, tradizionalmente i Paesi più rappresentati al Salone, in termini di buyer. La Russia è del resto (con 340 milioni di export dall’Italia) un importante mercato di sbocco per l’arredo italiano, in particolare per le imprese del classico. «È il nono mercato per destinazione dei nostri prodotti – precisa Claudio Feltrin, presidente di Federlegno-Arredo –. In termini percentuali non rappresenta una quota elevatissima, ma comunque importante. Perciò a maggior ragione è importante essere al Salone, dove si creano contatti e occasioni per esplorare nuovi mercati».
La filiera del legno-arredo ha chiuso un ottimo 2021, con un fatturato alla produzione di 49 miliardi di euro, in crescita del 14,1% rispetto al 2019. Il solo macrosistema arredo-illuminazione è cresciuto dell’11% rispetto ai livelli pre-Covid, raggiungendo i 26 miliardi di euro di valore (in parte grazie alla spinta inflazionistica) e con un saldo commerciale di 9,3 miliardi. Ora però, osserva Feltrin, molte nubi offuscano le previsioni di crescita che sembravano presagire - grazie al pieno di ordini dei mesi scorsi - un 2022 ancora molto dinamico. La guerra tra Russia e Ucraina, innanzitutto, che aggrava le criticità già emerse in precedenza, dal caro energia alle difficoltà di reperimento delle materie prime.
«Le imprese, che sembravano essersi lasciate alle spalle il periodo peggiore della pandemia, ora guardano al futuro con grande incertezza e preoccupazione per un conflitto che, oltre a essere un dramma umano, rischia anche di bloccare la fase di recupero dell’economia italiana e di portare con sé scenari da recessione», dice Feltrin –. Le aziende, alla luce del conflitto in Ucraina dovranno attuare in tempi stretti un cambio di rotta, verso nuovi mercati che possano rimpiazzare quello russo e quelli di sua diretta influenza, ma non sarà un’operazione facile».
Mancheranno i russi, dunque, al Salone di giugno, ma «sarà un’edizione importante», assicura il sindaco dlela città, Giuseppe Sala, che ricorda: «Quella del Salone del Mobile è sempre stata e sempre sarà la settimana più importante dell’anno per la città. Ritroveremo coraggio, fiducia e ci guarderemo meglio occhi con più serenità».
Giovanna Mancini
Redattore ordinario
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