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Il 10% dei fondi Ue 2014-2020 non ancora spesi andrà all’emergenza energetica

di Fiorella Lavorgna

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(Bloomberg)

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Raggiunto l’accordo tra Parlamento, Commissione e Consiglio. Per l’Italia significa che circa 4 miliardi di euro potranno essere destinati ad aiutare famiglie vulnerabili e piccole imprese colpite dall’aumento dei costi dell’energia

14 dicembre 2022
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3' di lettura

Nella notte scorsa il Parlamento Europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo su Repower Eu, il pacchetto di misure destinato a mobilitare risorse per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e combattere l'inflazione dovuta all'aumento dei costi dell'energia. Tra gli strumenti a disposizione c’è anche la possibilità di utilizzare i fondi non ancora impegnati della Politica di coesione per fornire un sostegno diretto alle famiglie più vulnerabili e alle piccole e medie imprese colpite all’aumento dei costi energetici.
L'accordo prevede che potrà essere utilizzato fino al 10% della dote complessiva del periodo di programmazione 2014-2020, per l'Italia dunque circa 4 miliardi di euro. Ai fondi dirottati su RePower non si applicherà la regola del co-finanziamento nazionale. La novità non riguarda i fondi della Politica Agricola comune.

Guardando al medio-lungo periodo, e quindi agli investimenti per l’autonomia energetica, l'accordo prevede che gli Stati membri possano usare fino al 7,5% dei fondi della politica di coesione del nuovo periodo di programmazione 2021-2027 per raggiungere gli obiettivi di RePower Eu.

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In generale, l’accordo prevede che le risorse aggiuntive ottenute dagli Stati membri dal Next Generation Eu serviranno ad aggiungere un capitolo dedicato all’energia nei rispettivi Piani naizonali di ripresa e resilienza-.

Il Parlamento: serve meccanismo di flessibilità permanente

Alla luce delle ripercussioni economiche della guerra di aggressione russa, il Parlamento europeo vuole proporre alla Commissione una riflessione sul meccanismo di funzionamento del budget europeo attraverso una risoluzione che sarà votata domani. Le attuali regole del budget, approvato ogni sette anni, non sarebbero più adeguate a rispondere efficacemente al nuovo contesto globale. «Non si tratta di aumentare le risorse a disposizione per questa o quest'altra politica, ma di adattare il meccanismo di funzionamento del Multiannual Financial Framework (MFF)» ha spiegato Margarida Marques, co-relatrice della risoluzione che sarà votata domani in Parlamento per il gruppo S&D. Se da una parte, spiegano i relatori riferendosi alla crisi dei rifugiati ucraini, il Parlamento ha accolto la flessibilità dimostrata dalla Commissione nel mettere a disposizione i fondi già esistenti per rispondere velocemente alle crisi, adesso il Parlamento si aspetta che la Commissione dimostri di saper guardare al futuro proponendo una riforma del budget europeo. Con Next Generation Eu la Commissione ha dimostrato la volontà politica di trovare nuove risorse per gli Stati membri, anche finanziandosi attraverso il mercato, ma - sottolineano i relatori - questo strumento ha richiesto troppo tempo per essere approvato.

Salvaguardare la politica di coesione

A destare le preoccupazioni del Parlamento è proprio la salvaguardia della politica di coesione, la quale, «senza nuove regole adatte al nuovo contesto di crisi ricorrenti, corre il rischio di continuare ad essere cannibalizzata per perseguire altri obiettivi, e quindi svuotata di significato». E in effetti, negli ultimi due anni i fondi di coesione sono stati utilizzati per affrontare situazioni che esulavano dal loro scopo originario. Per la prima volta nel 2020, quando sono stati usati per acquistare macchinari e mascherine durante la crisi pandemica. Poi questa primavera, quando sono stati messi a disposizione delle regioni – in particolare quelle al confine con l'Ucraina - impegnate nell'accoglienza dei rifugiati. E infine oggi per contrastare le conseguenze del caro energia con l'approvazione del pacchetto RePower Eu. Le future regole del budget dovranno inoltre contemplare un meccanismo di adattamento automatico all'inflazione. «Siamo abituati a pensare al budget europeo in un contesto di inflazione al 2%, uno scenario che evidentemente non si adatta più alla nostra realtà» ha concluso Marguarida Marques.

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