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Biennale Arte 2022: un viaggio tra i padiglioni

di Maria Adelaide Marchesoni

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Sigurður Guðjónsson, Still from Perpetual MOTION, 2022, courtesy of the artist and BERG Contemporary

Sigurður Guðjónsson, Still from Perpetual MOTION, 2022, courtesy of the artist and BERG Contemporary

Le scelte curatoriali delle partecipazioni nazionali che affiancheranno la mostra internazionale Il latte dei sogni curata da Cecilia Alemani

12 febbraio 2022
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7' di lettura

Dopo una lunga attesa e indiscrezioni, finalmente, anche il Padiglione Italia si presenta al pubblico in una conferenza stampa che si terrà il 14 febbrario a Roma alla presenza del ministro della Cultura Dario Franceschini, Roberto Cicutto, presidente de La Biennale di Venezia, Onofrio Cutaia, direttore generale Creatività Contemporanea del MiC e commissario del Padiglione Italia, Eugenio Viola, curatore del Padiglione Italia e Gian Maria Tosatti, scelto come unico artista a rappresentare il Padiglione. La conferenza stampa sarà accessibile a tutti in streaming al link: Canale YouTube del Ministero della Cultura.
Come era ovvio, dal comunicato non è trapelato nulla del progetto e tanto meno dai protagonisti, il curatore Eugenio Viola, attualmente direttore del MAMBO di Bogotà, e l'artista Gian Maria Tosatti che in passato hanno già collaborato, in particolare al progetto «Le sette stagioni dello spirito» realizzato a Napoli con la Fondazione Morra e il sostegno del Museo Madre e della galleria Lia Rumma (Napoli e Milano) sua unica galleria, che presenta i suoi lavori a qualche decina di migliaia di euro («L’oro di Napoli #02», 2017 su carta, 58 × 77 cm, è offerto tra 5-9mila euro) e prossimamente lo vedremo anche all'opera in qualità di direttore artistico della Quadriennale di Roma. A Venezia (dal 23 aprile al 27 novembre) la mostra internazionale «Il latte dei sogni» curata da Cecilia Alemani sarà affiancata negli storici Padiglioni ai Giardini, all'Arsenale e nelle sedi sparse tra le calli dalle proposte artistiche delle 81 Partecipazioni Nazionali. Dalle scelte curatoriali emerge forte una tendenza che oramai domina da alcuni anni nel sistema dell'arte, ovvero la prevalenza di artiste, in molti casi di colore e capaci di scatenare delle controversie.

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Tsherin Sherpa, Preservation Project No 1, 2009 Padiglione Nepal

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I padiglioni ai Giardini e all'Arsenale

A conferma di queste tendenze Zineb Sedira è la prima artista araba di origini berbero-algerine a rappresentare la Francia (e solo la quarta donna dall'istituzione del padiglione nel 1912). Il suo lavoro per la Biennale «Les rêves n'ont pas de titre / Dreams have no titles» si basa su un'analogia tra la filmografia italiana e quella francese per indagare il potere politico del cinema. Rappresentata in Francia da Kamel Mennour, in Italia lavora con Riccardo Crespi (Milano) e i prezzi delle sue opere, in prevalenza foto e video, oscillano da 8.000 a 100.000 euro. Con il progetto «Feeling Her Way», Sonia Boyce, terza artista di colore ad occupare il Padiglione della Gran Bretagna, dopo Chris Ofili nel 2003 e Steve McQueen nel 2009, riesce sempre a sollevare delle discussioni, come quando nel 2018 ha fatto rimuovere di dipinto del preraffaelita John William Waterhouse perché simbolo dell'oggettificazione sessuale del corpo della donna. In questo caso, per la Biennale, il lavoro andrà a toccare il tema della Brexit con un focus su come superare le divisioni. Nel 1987 Boyce è stata la prima artista nera a entrare nella collezione della Tate e nel 2016 la prima donna di colore ad essere eletta come membro della Royal Academy of Arts. Le sue opere fanno riferimento alla sua eredità afro-caraibica e sono rappresentate in Italia da Apalazzo (Brescia) con i disegni di piccole dimensioni che viaggiano sui 6mila sterline, mentre uno dei suoi lavori più costoso è stato venduto alla Tate per 90mila sterline durante Frieze 2018. Simone Leigh è la prima donna di colore a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia con il progetto «Simone Leigh: Sovereignty», in parte anticipato sul sito simoneleihgvenice2002 frutto della collaborazione tra l'Institute of Contemporary Art/Boston (ICA) e l'U.S. Department of State's Bureau of Educational and Cultural Affairs, approfondendo il progetto di Leigh e mostrando al pubblico il “making of” di quanto poi verrà presentato a Venezia. L'artista nel 2021 ha lasciato la galleria lo scorso novembre Hauser and Wirth (vi era entrata nel 2020) e ora è rappresentata da Matthew Marks Gallery, dealer newyorkese di alto livello che rappresenta anche artisti del calibro di Vija Celmins, Jasper Johns e Martin Puryear, che nel 2019 ha rappresentato gli Stati Uniti a Venezia. Maria Eichhorn è l'artista del Padiglione della Germania conosciuta per il suo approccio concettuale e per il suo umorismo sottile, ha partecipato a diverse edizioni di Documenta a Kassel. Famoso il suo progetto alla Chisenhale di Londra quando mandò in vacanza tutto lo staff per cinque settimane, durante le quali nessun dipendente avrebbe lavorato, lasciando sia lo spazio espositivo che gli uffici chiusi, inserendo il concetto di tempo libero nel posto di lavoro, per scardinare la convinzione che lavorare e produrre siano attività strettamente collegate. Latifa Echakhch, nata in Marocco, vive in Svizzera, le sue installazioni e sculture hanno a che fare con le lotte politiche e l’immigrazione: è l'artista scelta dalla Svizzera con la mostra «The Concert». Lavorerà con il compositore Alexandre Babel e il curatore Francesco Stocchi per creare un progetto che coinvolge il ritmo e il suono. L’artista che ha già partecipato alla Biennale nel 2011 e ha vinto il Prix Marcel Duchamp nel 2013 è apparsa in una serie di altre importanti biennali, tra cui la Biennale di Sharjah e la Biennale di Lione. È rappresentata in Francia da Kamel Mennour, in Italia lavora con Kaufmann Repetto: i prezzi delle sue opere oscillano tra 10.000 e 150.000 euro. Scelta più conservativa per il Belgio con l'artista Francis Alÿs che ha già partecipato a diversi Biennali (1999, 2001 e 2007) e nel 2017 esponeva nel padiglione dell’Iraq. Per il padiglione Alÿs mostrerà un nuovo lavoro che fa parte della serie video «Children’s Games» creati in collaborazione con i bambini nella Repubblica Democratica del Congo, Hong Kong, Belgio e Iraq (tra gli altri), e una selezione di nuovi dipinti. I film e i video di stampo politico dell’artista si concentrano spesso su confini e conflitti. Rappresentato dal gallerista svizzero Peter Kikchmann i suoi lavori presentano un range di prezzo compreso tra 100mila e 200mila euro.
La Finlandia ha scelto l’artista di video e performance Pilvi Takala che presenterà «Close Watch», installazione multicanale che si basa sull’esperienza di Takala (i prezzi da Carlos / Ishikawa a Londra oscillano da 7.000 a 35.000 euro) nel segmento della sicurezza privata, lavorando per sei mesi sotto copertura come guardia di sicurezza per Securitas in uno dei più grandi centri commerciali della Finlandia. Con la sua pratica Takala presenta le regole e i comportamenti spesso non detti della politica, della cultura e della società. Altri suoi lavori sullo stesso tema sono «The Stroker», dove diventa consulente del benessere in uno spazio coworking alla moda nella East London per giovani imprenditori o il documentario «The Trainee», realizzato in collaborazione con la multinazionale Deloitte lavorando per un mese come stagista nel dipartimento di marketing.
L'Islanda presenta «Perpetual Motion» dell'artista Sigurður Guðjónsson (Berg Contemporary, Reykjavik, il price range delle opere oscilla tra 3.000 e 10.000 euro), una scultura multisensoriale che occuperà la maggior parte dello spazio del padiglione (schermo verticale alto sei metri, collegato a una proiezione a pavimento su larga scala) che offrirà una poetica esplorazione della materialità al limite dei confini della percezione.
Il Padiglione Nordico, che rappresenta Norvegia, Finlandia e Svezia, cambierà il suo nome per l’edizione 2022 in Padiglione Sámi, in onore dei tre artisti indigeni Pauliina Feodoroff, Máret Ánne Sara e Anders Sunna che nel loro lavoro si sono concentrati su questioni che riguardano la comunità indigena Sámi della regione. “In questo momento cruciale, è vitale considerare i modi indigeni di relazionarsi con l’ambiente e tra di loro” ha detto Katya García-Antón, la direttrice dell’Office for Contemporary Art Norway, che ha commissionato il padiglione.
Il Brasile punta anche per Venezia alla curatela di Jacopo Crivelli Visconti che dopo la 34° edizione della Biennale di São Paulo presenta il progetto «com o coração saindo pela boca (con il cuore che esce dalla bocca)» dell'artista Jonathas de Andrade: attraverso l'antropologia, la pedagogia, la politica racconta i paradossi della cultura modernista. De Andrade (in Italia lavora con Galleria Continua e le sue opere oscillano da 15.000 a 200.000 $) raccoglie e cataloga immagini, testi, storie di vita e materiale sull'architettura e, attraverso la memoria, mette insieme un racconto personale del passato. Fuori dalle sedi istituzionali Per la prima volta dal 1954 l'Olanda aprirà il Padiglione al di fuori dei Giardini, dove si trova la storica struttura progettata e ricostruita da Gerrit Thomas Rietveld nel 1953 e sceglie la Chiesetta della Misericordia, nel caratteristico sestiere di Cannaregio per la mostra «When the body says Yes» dell'artista Melanie Bonajo. Il Mondriaan Fund ha deciso di affittare il padiglione all'Estonia. Bonajo che realizza film, installazioni e performance, nei quali esamina i modi in cui la tecnologia può coltivare sentimenti di alienazione e intimità, ha già esposto al Palais de Tokyo di Parigi, alla Tate Modern di Londra e allo Stedelijk Museum di Amsterdam, tra le altre istituzioni, lavora con la galleria Akinci di Amsterdam e presenta un range di prezzo visibile sulla piattaforma Artsy per le foto da 1.600 euro (edizioni di 10 e 2AP) e 9.500 euro (edizione di 5 +2AP), mentre i video raggiungono 25 mila euro.

I padiglioni new entry

La partecipazione internazionale quest'anno si amplia a cinque new entry di cui tre provenienti dall'Africa, Repubblica del Camerun, Namibia e Uganda, insieme a Nepal e Sultanato dell'Oman. Per il suo debutto l'Oman propone il collettivo Circle Group, fondato alla fine degli anni '90 da Hassan Meer che esplorerà le radici estetiche dell'Oman, mentre il padiglione inaugurale del Nepal presenterà «Tales of Muted Spirits - Dispersed Threads - Twisted Shangri», dell’artista Tsherin Sherpa (da Rossi & Rossi, Hong Kong i dipinti vanno da 8.000 a 120.000 dollari, le sculture da 10.000 a 30.000 dollari, che lo porta anche all’edizione di Art Basel-Hong Kong). Formatosi nell’arte della pittura thangka, Tsherin Sherpa (Kathmandu, 1968) è considerato uno degli artisti contemporanei più importanti del Nepal. Per la Biennale collaborerà con altri artisti del paese e con l'utilizzo di materiali, testimonianze, linguaggi tramandati e rituali quotidiani metterà in gioco un passato intrecciato e intersecato che rende problematiche le contraddittorie concezioni del Nepal e della più ampia regione himalayana.Tre gli stati dell'Asia centrale, Repubblica del Kazakhstan, del Kyrgyzstan e dell'Uzbekistan, che partecipano per la prima volta con un proprio Padiglione. Per il Kazakhstan, che presenta un collettivo transdisciplinare ORTA, non si tratta però di una prima volta: nel 2019, la sua mostra fu cancellata due mesi prima dell'inizio della Biennale a causa dei “tagli al bilancio dell’ultimo minuto”, con il licenziamento dei curatori effettuato tramite un post su Facebook. Chissà se questa volta andrà tutto liscio considerato che il paese sta vivendo un periodo turbolento con diversi manifestazioni per via dei prezzi gonfiati del petrolio.

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