di Gianluca Di Donfrancesco
Cop26, Biden: "Clima riguarda tutti, anche Cina e Russia"
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La finanza mondiale risponde presente alla chiamata della Cop26 di Glasgow. Le somme che circolano sono stratosferiche: la coalizione tra banche, fondi e società di gestione capitanata dall’ex governatore della Banca centrale inglese, Mark Carney, rappresenta ormai il 40% degli asset finanziari globali. Sono più di 450 società, da 45 Paesi, con un patrimonio complessivo che vale 130mila miliardi di dollari. Sarebbero pronte a mettere a disposizione 100mila miliardi per la transizione energetica, che sarebbe anche quanto necessario nei prossimi 30 anni, secondo lo stesso Carney. Cifre e promesse molto impegnative, che dovranno superare la prova dei fatti e che hanno già destato scetticismo.
La «Glasgow financial alliance for net zero» (Gfanz) è nata ad aprile con una base di partenza di 70mila miliardi di dollari di asset gestiti. La coalizione (Gfanz nell’acronimo inglese) potrà contare sul supporto del magnate statunitense, Michael Bloomberg, che affiancherà Carney come co-presidente.
Al totale degli asset di Gfanz, i gestori concorrono per 57mila miliardi, altri 63mila vengono dalle banche e 10mila dai fondi pensione. Nella coalizione ci sono colossi come Hsbc, Bank of America e Santander.
La Cop26 segna una svolta nella finanza verde, ha sottolineato Carney, che è anche inviato Onu per il clima. Quando nel 2015 fu siglato l’Accordo di Parigi sul clima, «il sistema finanziario - ha spiegato - non aveva consapevolezza della necessità di agire. Lo scopo della Cop26 è fare in modo che tutte le decisioni finanziarie nel mondo abbiano al centro il clima. Gli investimenti verdi possono portare un aumento del Pil globale del 2%».
«Tutti i membri del Gfanz si sono impegnati a tagliare in modo significativo le emissioni al 2030 e ad arrivare allo zero netto entro il 2050», ha aggiunto Carney. Il gruppo riferirà periodicamente del proprio lavoro al Financial Stability Board del G20.
Il passaggio a sistemi di produzione e consumo compatibili con l’ambiente e in grado di fermare l’aumento delle temperature globali richiede costi altissimi, anche se secondo l’Fmi (per esempio), sarebbero superati dai danni provocati dal global warming.
Chi dovrebbe pagare e come mobilitare risorse private restano tra i nodi più difficili da sciogliere, tanto che la Cop26 ha dedicato al tema la terza giornata di lavori, dopo gli interventi dei leader mondiali e con le delegazioni al lavoro per raggiungere un accordo condiviso. È qui che entra in gioco la Gfanz. Secondo Carney, per sciogliere i timori sui costi della transizione energetica, «serve un approccio radicalmente nuovo, con nuove strutture di finanza mista e piattaforme per portare insieme i fondi pubblici e privati. Queste iniziative possono dare fiducia per investire». Con Gfanz, ha sottolineato Carney «abbiamo i soldi per transizione, ora dobbiamo pianificarla».
Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, ha detto che «distribuire quel capitale sarà molto più difficile» che garantire gli impegni. Per l’amministratrice delegata di Citigroup, Jane Fraser, «è straordinario che l’iniziativa possa influenzare asset per 130mila miliardi, ma se non si lavora insieme, si fanno tanti bei discorsi, ma si corre il rischio di essere fuori dalla realtà».
Cifre astronomiche, insomma, che non convincono tutti. Anzi. Secondo l’organizzazione no profit francese Reclaim Finance, nessuna delle sotto alleanze che compongono Gfanz richiede ai firmatari di interrompere i finanziamenti alle fonti fossili. E da Parigi 2015, le banche mondiali hanno incanalato 4mila miliardi di dollari in petrolio, gas e carbone: 500 miliardi solo quest’anno, secondo i dati Bloomberg. Mark Campanale, fondatore e presidente esecutivo di Carbon Tracker Initiative, sottolinea che manca ancora chiarezza su come potranno essere raggiunti gli obiettivi della Gfanz.
Per il cancelliere dello scacchiere britannico, Rishi Sunak, gli impegni presi dalla coalizione hanno portata «storica». Il governo britannico propone Londra come centro finanziario della lotta al climate change. Sunak ha annunciato regole per spingere le principali aziende del Paese a dettagliare a partire dal 2023 i rispettivi piani di adeguamento al target delle emissioni nazionali zero entro il 2050, sottoponendoli a un comitato di esperti indipendenti.
Gianluca Di Donfrancesco
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