di Jacopo Palermo
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Quanto pesa a livello economico, nel suo complesso, il mondo privato delle costruzioni? Parliamo di un comparto che oggi vale oltre l’8% del Pil nazionale e rappresenta un patrimonio, in termini di asset e di competenze, anche in considerazione dell’indotto e delle ricadute occupazionali. Oltre al valore – altrettanto importante per quanto più intangibile – connesso ed esteso alle potenzialità di rigenerazione, riqualificazione e ricreazione di immobili, quartieri e aree di città e borghi che saranno i luoghi dell’abitare e il landscape del nostro domani.
Come ben noto agli attori del settore, già prima delle recenti vicende belliche, con l’avvento della pandemia il settore edilizio era stato stato pregiudicato dagli incrementi dei prezzi dei materiali, conseguenza dei cicli di produzione energivori, della crisi della logistica mondiale e dell’impatto della variante omicron, con un aggravio dei listini che oscillava tra il 15% e il 25%, a seconda dei comparti produttivi, toccando punte anche del 50% su specifiche categorie merceologiche.
Nel 2021 si sono registrati aumenti del prezzo del cemento e derivati, dei prodotti siderurgici e metallurgici e dei derivati del petrolio e delle plastiche; in particolare del calcestruzzo, del ferro di armatura per cemento armato, di piatti, profilati e lamiere in acciaio per carpenteria, dei materiali isolanti e dei prodotti bituminosi (asfalti e guaine per impermeabilizzazione), il tutto come conseguenza dell’aumento del costo dei fattori di produzione e del trasporto, oltre che della normativa Ue sulle emissioni di CO2.
Queste difficoltà – causate dal perdurare degli effetti diretti e indiretti della pandemia e del maggior costo dell’energia – sono state aggravate dal conflitto tra Russia e Ucraina, che ha provocato un ulteriore aumento del prezzo del gas e dell’energia elettrica e un simultaneo blocco delle supply chain e della relativa disponibilità di semilavorati con ripercussioni sul comparto siderurgico delle industrie ceramiche, dei materiali e semilavorati in alluminio, rame e vetrosi e sul costo di trasporto.
Gli alti costi energetici e lo shortage di materie prime hanno costretto la quasi totalità degli impianti siderurgici a un fermo produttivo e le industrie ceramiche a rallentare la produzione, con parziali chiusure degli impianti. Sono state altresì pregiudicate le produzioni di serramenti in alluminio e acciaio, di controsoffitti e rivestimenti metallici, di lattonerie, oltreché il settore dell’impiantistica elettrica e meccanica, come denunciato da associazioni e rappresentanti di categoria. I fornitori hanno già segnalato che, una volta terminate le scorte di magazzino, si vedranno costretti a sospendere ogni attività di approvvigionamento senza alcuna visibilità su un ritorno alla continuità, e che, alla ripresa, i prezzi subiranno un ulteriore aumento.
Tale circostanza aggrava una situazione già critica, generando un rallentamento delle attività in cantiere, un concreto rischio di sospensione dei lavori per la mancanza delle risorse di produzione, e configura il rischio che la commessa divenga insostenibile sia economicamente per l’eccessiva onerosità, sia temporalmente per l’impossibilità di rispettare le tempistiche contrattuali.
Come uscire da questa situazione? Serve un’azione di sistema, per tutelare non uno – o qualche – player, ma un comparto che rappresenta una delle colonne portanti su cui costruire la ripresa del Paese.
Serve una responsabile presa di coscienza della gravità della situazione e la volontà di trovare una soluzione equa che tenga conto della distribuzione del rischio-rendimento tra degli attori della catena del valore. Urge riequilibrare il sinallagma contrattuale, attraverso la rideterminazione dei corrispettivi e delle tempistiche, affinché il costo del venduto del bene e il suo corrispondente prezzo di acquisto siano corretti e bilanciati in ottica di sostenibilità. Tale equilibrio oggi è leso dalla situazione nazionale e internazionale, di cui nessuno è responsabile.
Prendiamone atto, con coscienza e buona fede tra le parti e con la volontà di trovare – per il bene di tutta la filiera – una soluzione condivisa e percorribile. La sostenibilità di un’impresa, che descriviamo nei nostri bilanci, può e deve essere applicata nei confronti dei nostri dipendenti, partner e fornitori a partire dal suo primo valore: la possibilità di garantire la sostenibilità economica delle azioni del nostro operare quotidiano.
Ceo di Costim
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