di Annarita D'Ambrosio
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Legge della concorrenza violata e danni gravissimi al settore: è la denuncia che arriva da Ancod, l'Associazione nazionale dei centri odontoiatrici italiani, preoccupati per un emendamento alla Legge Europea, a prima firma del senatore pentastellato Pietro Lorefice, che, se approvato, permetterebbe l'esercizio dell'attività odontoiatrica soltanto alle società tra Professionisti, annullando quanto disposto dalla Legge per la concorrenza approvata nel 2017.
Secondo l'articolo 1, comma 153, della legge 4 agosto 2017 sono tutte le «società operanti nel settore odontoiatrico» a poter esercitare direttamente l'attività odontoiatrica a condizione che le strutture siano «dotate di un direttore sanitario iscritto all'albo degli odontoiatri». Il limite che si intende introdurre - a detta di Ancod - è incomprensibile e rischia di svuotare «il significato stesso della previsione normativa».
Sottolinea le difficoltà del momento il presidente Ancod Mirko Puccio, secondo il quale devono esser tenuti in debito conto « i giovani professionisti impossibilitati ad aprire un centro odontoiatrico in autonomia» per i quali sono innegabili i vantaggi della liberalizzazione introdotta.
La legge delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020, approvata a Montecitorio, e ora in discussione in Commissione al Senato interessa il settore odontoiatrico in quanto è stato approvato un emendamento che modifica gli obblighi del direttore sanitario in tema di iscrizione all'Albo della provincia dove la struttura in cui ha assunto l'incarico esercita.
Durante la discussione in Commissione politiche dell’Unione europea del Senato, sono stati presentati a maggio scorso, 108 emendamenti, tra questi quello del senatore Lorefice che introduce una modifica all'articolo 3: «Disposizioni in materia di cooperazione con i centri di assistenza per il riconoscimento delle qualifiche professionali. Procedura di infrazione numero 2018/2175». Riformulato ad inizio giugno il correttivo proposto aggiunge il comma che Ancod sollecita a voler riconsiderare per gli effetti che potrebbe produrre, dicendosi disponibile ad un immediato confronto sul tema.
Secondo l'associazione, l'eventuale approvazione potrebbe portare alla chiusura immediata di circa 5000 centri odontoiatrici, la conseguente perdita di occupazione di 17.000 persone, di cui 10.000 dipendenti e 7.000 medici odontoiatrici, una sicura procedura di infrazione europea, dato il danno ai principi di concorrenza che vigono in tutta l'Unione. Ancod ravvisa inoltre, tramite il direttore generale Raffaele Abbattista «profili di incostituzionalità evidenti aggravati da una grande incertezza del diritto nel paese dopo investimenti in digitalizzazione e attrezzature da parte di investitori internazionali e una inspiegabile restrizione del mercato soltanto per l'odontoiatria»
Non tutti sono contrari però: a detta di Fausto Fiorile, presidente nazionale Aio, l’Associazione italiana odontoiatri, e del segretario sindacale della stessa Danilo Savini, i rischi non ci sono perchè gli «ambulatori sparsi sul territorio, con eterogenea forma societaria, sono già quasi tutti potenziali Società tra professionisti con un professionista “materialmente” alla guida e che potrebbero iscriversi all'Albo dall'oggi al domani, senza che nulla cambi nella gestione e in organico». Aio, in rappresentanza di 8 mila dentisti, dà piuttosto quindi il benvenuto alla modifica normativa, poiché favorisce forme societarie dove prevalgono la qualità di cura, le persone, i rapporti fiduciari.
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