di Paolo Bricco
(ANSA)
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«La sfida che stiamo affrontando è di posizionare l’Italia su un percorso di sviluppo inclusivo, sostenibile e orientato al futuro: ciò richiede uno sforzo unitario, consapevole e senza precedenti da parte di tutte le forze, affinché operino nella stessa direzione». Con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha posto il suo sigillo istituzionale sul “Made in Italy Summit 2021”, la tre giorni organizzata dal Sole 24 Ore e dal Financial Times in collaborazione con Sky TG24.
«Hanno aderito all’iniziativa cinque ministri, un viceministro, due sottosegretari, sei rappresentanti di Confindustria, il governatore della Banca d’Italia e oltre quaranta tra manager e imprenditori», ha detto il presidente del Sole-24 Ore, Edoardo Garrone, evidenziando l’occasione che questa iniziativa offre alla classe dirigente del Paese di raccontare il passaggio alla comunità nazionale, alle élite straniere e ai protagonisti dei mercati internazionali.
L’amministratore delegato del Sole 24 Ore Giuseppe Cerbone, in merito all’iniziativa con Financial Times e Sky Tg 24, ha sottolineato come «editori rilevanti come noi, editori storici, possono e devono fare eventi di questo tipo, perché significa porre attenzione su quelli che sono i cardini dello sviluppo delle nostre società e delle nostre economie».
Con il suo messaggio scritto, specificatamente declinato sui temi economici per la manifestazione che durerà fino a mercoledì, Mattarella ha ulteriormente evidenziato come «le esportazioni italiane manifestano una dinamica particolarmente sostenuta, che ha consentito di recuperare il terreno perduto lo scorso anno. Le imprese del Made in Italy hanno dimostrato, ancora una volta, la propria vivacità e capacità di tenuta e rilancio sui mercati internazionali».
Sulla linea tracciata da Mattarella, si è mosso il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, che ha citato l’ultimo rapporto della Sace, che indica nell’export – chiave strategica di una economia di trasformazione manifatturiera quale è la nostra – l’indicatore dalla performance più significativa: «Per Sace le esportazioni italiane di beni cresceranno nel 2021 dell’11,3% con un ritorno già quest’anno ai livelli pre-Covid. Le vendite Made in Italy raggiungeranno nel 2021 i 482 miliardi di euro. La prospettiva, indicata dagli analisti di Sace, di un atterraggio nel 2024 a quota 550 miliardi di euro di export testimonia, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la forza dell’Italia delle fabbriche».
La tre giorni di incontri con la classe dirigente imprenditoriale, istituzionale e politica italiana, che ha l’obiettivo di inserire la ripresa nel nostro tessuto economico in un contesto internazionale, si inquadra in un mutato clima nazionale: a fine luglio l’Istat ha stimato un aumento sia dell’indice di fiducia dei consumatori (dai 115,1 punti di giugno a 116,6 punti di giugno) sia dell’indice di fiducia delle imprese (da 112,8 punti a 116,3 a punti), il valore più elevato di tutta la serie storica (l’indice è calcolato da marzo 2005).
Il contesto non è semplice: la penuria nella componentistica per la manifattura, che non è soltanto estesa all’auto e alla meccanica, sta mettendo a dura prova la tenuta delle manifatture occidentali, in primo luogo europee. Allo stesso tempo, la crisi energetica e le tensioni sui prezzi colpiranno sempre più – al di là dei rimedi posti dal Governo – i costi strutturali di un sistema produttivo che parte già con il sottostante di una elettricità più cara del 30% rispetto alla media continentale. I semplici cittadini sperimenteranno gli effetti dei primi bacilli inflazionistici: Prometeia prevede che, quest’anno, il paniere di consumo delle famiglie subisca un incremento dell’1,8% (gli aumenti delle tariffe energetiche dovrebbero pesare per un terzo).
Tuttavia, l’eccezionalità dei tempi ha anche una cifra positiva. Ha notato Laurence Boone, capo economista dell’Oecd: «L’Italia è stata colpita duramente dalla crisi pandemica. E, questo, è accaduto dopo un decennio di pessime performance economiche. Ma la reazione in campo sanitario e politico-economico è stata molto efficiente. Inoltre, con Next-Generation Eu, l’Italia è nella condizione di riformare l’economia. Per la prima volta da decenni ha i miliardi necessari da investire nella sua trasformazione. Peraltro, il Paese sta affrontando la riforma della giustizia, della concorrenza e della Pubblica amministrazione».
Sulle condizioni istituzionali e macroeconomiche, nella loro dialettica con le dinamiche interne al Paese, si è soffermata la direttrice del Financial Times, Roula Khalaf: «L’Eurozona dipende dal successo dell’Italia. Possiamo essere scettici: ci sono molti problemi radicati in Italia, serviranno anni per risolverli e in passato non sono stati spesi molto bene i soldi dell’Europa. Ma dobbiamo anche essere ottimisti: l’Italia ha molti punti di forza. Ha un’industria dell’export di grande qualità. Può contare su artigiani e imprenditori molto brillanti. Qui ci sono molte potenzialità che vanno sprigionate. Esattamente come sprigionare questo potenziale è l’obiettivo di questo nostro evento».
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