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Vestiti da sposa in ripresa. Traino da green e Cina

di Marta Casadei

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Dopo il biennio di pandemia riprendono i matrimoni e cresce il fatturato del settore. A livello globale dovrebbe toccare i 79,8 miliardi entro il 2027, grazie a Usa e Far East. Fino al 4 aprile a Milano la fiera Sì SposaItalia che accende i riflettori sulla sostenibilità

1 aprile 2022
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3' di lettura

Dopo un biennio nero all’insegna delle nozze rimandate o celebrate in modo sobrio e ristretto, con l’allentarsi delle restrizioni e la riduzione dei casi (gravi) di Covid -19, l’anno in corso farà da sfondo al ritorno all’altare per molte coppie. E si attende una ricaduta positiva anche sui segmenti moda legati al settore cerimonia.

Lo conferma Emanuele Guido, direttore delle fiere lifestyle di Fiera Milano, tra cui spicca Si Sposaitalia Collezioni, da oggi al 4 aprile a MICO_Fieramilanocity con 170 brand: «Sia dalle prenotazioni delle location sia dagli appuntamenti delle spose nei negozi emerge che le agende sono piene, quindi le aspettative per il 2022 sono di un ritorno del business ai livelli canonici. Anzi: in alcuni casi si registreranno veri e propri picchi perché gli eventi sono stati spostati a causa del Covid-19». Nonostante il contesto globale, secondo Guido, «il settore ha buone prospettive di sviluppo: accanto all’energia positiva che si percepisce e che mi auguro perdurerà, la moda per gli sposi made in Italy è un segmento di nicchia che spesso fa ancora leva su una filiera locale e soffrirà meno i problemi e l’innalzamento dei costi della logistica, per esempio».

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Le aziende confermano la ripresa

Le aziende confermano la ripresa in corso: «Abbiamo buoni segnali per il 2022. Tutti i nostri negozi sono tornati a lavorare con un ritmo interessante che però è ancora leggermente lontano dai livelli pre-Covid», spiega Francesco Pignatelli, direttore creativo di Carlo Pignatelli. Parla di ripartenza anche Antonio Riva, fondatore di Antonio Riva Milano, che non partecipa alla fiera ma presenta comunque la collezione sposa 2023: «La mia percezione è che il 2022 sarà l’anno della ripresa del settore bridal - dice -. C’è di nuovo la voglia di sposarsi e di farlo secondo tradizione e le ragazze sono di nuovo alla ricerca del loro abito perfetto. Lo vediamo anche dagli appuntamenti con le nostre clienti che sono molto più numerosi. Questo è un chiaro segno di ripresa». E aggiunge: «Lavorando molto con l’estero e soprattutto con il Giappone il nostro brand non ha mai avuto un fermo, in questi due anni abbiamo sempre proseguito la nostra attività e ad oggi abbiamo già ricevuto molte conferme sulla prossima collezione».

Il mercato mondiale a 79,8 miliardi di dollari nel 2027

Le vendite all’estero possono essere un driver di crescita per le aziende del made in Italy. Il business dei matrimoni, infatti, crescerà in tutto il mondo: secondo le stime della società Research and markets, il mercato degli abiti da sposa dovrebbe passare dai 59,1 miliardi di dollari del 2020 ai 79,8 miliardi del 2027, con una crescita media annua (Cagr) del 4,4 per cento. Sebbene il mercato chiave per l’abbigliamento sposa rimangano gli Usa con 26 miliardi di dollari in valore, tra quelli che cresceranno di più c’è quello cinese che, con una Cagr stimata del 6,7%, arriverà a 7,7 miliardi nel 2027. Il Far east è mercato fondamentale dell’alto di gamma made in Italy, conferma Guido. Ci sono linee di prodotto che hanno lì il loro primo mercato. Il nostro obiettivo come fiere è mantenere attive e rafforzare le relazioni con questi mercati».

Focus green per le spose della Generazione Z

Se dunque la geografia dei matrimoni si sta trasformando, sono già cambiati i desideri delle spose che oggi sono sempre più attente all’ambiente: dall’edizione 2022 dell’Osservatorio di Sì SposaItalia Collezioni “Meet The Generation Z Bride: alla scoperta degli sposi del prossimo futuro” emerge che oltre il 50% dei giovani sposi spenderebbe fino al 10% in più per una creazione sostenibile.

L’acquisto in negozio rimane favorito

Cambiano meno, invece, le modalità di acquisto: secondo i dati dell’Osservatorio, il canale prediletto per l’acquisto dell’abito bianco rimane quello fisico. La conferma arriva, a livello globale, dalle stime di Research and markets: entro il 2027 le vendite offline cresceranno più (Cagr pari a +4,5%) di quelle online (+3,5% ) . «L’acquisto dell’abito in negozio rimane importante - conferma Guido - tanto che costituisce una sorta di pre-evento, organizzato magari dalla wedding planner. Le boutique hanno capito la potenzialità di questo momento e molte hanno ripensato la shopping experience».

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