(IMAGOECONOMICA)
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Un passo verso il ritorno alla normalità c’è, con i giornalisti che (seppure in numero limitato) e gli ospiti che potranno tornare a Palazzo Koch ma le considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia si svolgeranno, martedì 31 maggio, ancora in una fase straordinaria per l’economia e la società europea ed italiana. Certo le redini della finanza e del bilancio pubblico sono ancora, come lo scorso anno, nelle mani di chi condivide appieno la visione di Via Nazionale: a Palazzo Chigi siede Mario Draghi e al Tesoro Daniele Franco e le polemiche di una parte della politica contro la Banca si sono molto affievolite se non scomparse.
Dopo l’evento virtuale del 2020 e quello in forma ridottissima del 2021 con appena una cinquantina di invitati e senza giornalisti, nei saloni della sede della banca sfileranno nuovamente gli esponenti dell’econonia, della finanza e della politica ma non del governo, come da tradizione. E però la guerra in Ucraina ha sparigliato e raggelato le previsioni di ripresa e di raffreddamento dell’inflazione e il governatore Visco ha, nelle ultime settimane, avvisato del rischio di una «moderata recessione» per il nostro paese in caso di blocco totale delle importazioni del gas da Mosca. Stime che scontano la grande incertezza sull’evoluzione della crisi militare e politica.
Le analisi della banca comunque mostrano una capacità di tenuta del sistema industriale e delle banche del nostro Paese, anche di fronte a gravi shock, e fanno ben sperare le azioni del governo per una graduale sostituzione dell’import russo. Gli istituti di credito del nostro Paese sono entrati nella crisi con un capitale più rafforzato e le misure anti-Covid hanno evitato una esplosione dei crediti deteriorati che peraltro oramai sanno meglio gestire. E il risiko bancario è tornato a muoversi anche se resta, come una ferita aperta, Mps. La Banca d’Italia, come le altre europee. è poi in prima linea nel far rispettare le sanzioni finanziarie decise dalla Ue sui conti bancari dei soggetti russi e bielorussi.
E poi c’è il tema della politica monetaria. Negli ultimi anni la Bce (e la Banca d’Italia) hanno garantito a Stati, imprese e cittadini abbondante liquidità, tassi a zero e acquisti di asset. Ora, anche di fronte a un’inflazione che non è risultata “temporanea” come rassicurato al principio, Francoforte ha fatto precipitosamente marcia indietro. Il compromesso raggiunto nel board, dove gli italiani Visco e Fabio Panetta rappresentano le “colombe”, prevede un aumento graduale dei tassi con il ritorno a quelli positivi a settembre e una normalizzazione degli acquisti. Ma, con il caveat, che sarà «graduale e flessibile».
Certo è che le banche centrali non potranno più svolgere quel ruolo per la crescita che toccherà di nuovo alla Ue e ai governi specie attraverso il Pnrr. L’Italia, verso la quale i mercati hanno fatto giù suonare l’allarme di uno spread a 200 punti, si gioca molto in questo scenario dato il suo alto debito da rifinanziare ogni anno e in crescita e i problemi di produttività e competitività. Temi questi su cui appunto Via Nazionale e lo stesso Visco si sono più volte spesi sottolineando anche la decisiva prova per la progettazione e messa a terra del piano Ue in modo da assicurare una crescita stabile e duratura.
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