di Barbara Fiammeri
Milano, Salvini: "Centrodestra unito, gli altri sono in ordine sparso"
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Nel giorno in cui il premier comunica i risultati eccellenti sull'economia (crescita record, deficit e debito in discesa) certificati dalla Nota di aggiornamento al Def, Matteo Salvini per la prima volta attacca frontalmente Mario Draghi. Sulle mancate riaperture ma soprattutto sull'annunciata riforma del Catasto, bollata dal leader della Lega come una “fregatura”. Un cambio di registro destinato a crescere ulteriormente dopo le amministrative.
Anche perché (e anche questo è inedito) mai Salvini è stato in difficoltà come ora. Da mesi il Capitano assiste alla discesa dei consensi del suo partito. Giorgia Meloni lo ha già da tempo superato nell'indice di fiducia, se Fratelli d'Italia dovesse strappargli anche il primato della Lega sarebbe una catastrofe.
Ad alimentare ulteriormente le difficoltà del vertice di via Bellerio ci si è messo anche Luca Morisi, l'artefice della Bestia, la macchina che gestisce i social del leader, ora indagato per droga. Salvini continua derubricare il fatto come “vicenda personale”, lanciando qua e là sospetti sulla coincidenza della vicinanza del voto. Ma è una difesa debole. Anche perché Morisi non era un dirigente qualsiasi ma da anni il suo braccio destro e consigliere sempre al suo fianco, quello che gli anglosassoni definiscono spin doctor. Un terremoto nel quale è esploso anche lo scontro con Giancarlo Giorgetti, che in un'intervista a La Stampa ha bocciato i candidati del centrodestra a Milano (dando per scontata l'uscita di scena di Luca Bernardo) ma soprattutto a Roma, dove si è lanciato in un endorsement in favore di Carlo Calenda, riconoscendo al leader di Azione la capacità di poter amministrare una città “complessa” come la Capitale. Ma la parte più interessante delle dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico sono quelle su Mario Draghi.
L'attenzione si è focalizzata soprattutto sulla sponsorizzazione esplicita di un trasloco del premier al Quirinale. Ma Giorgetti, che è uomo solitamente taciturno, lascia intendere altro. Vorrebbe infatti Draghi a Palazzo Chigi per “tutta la vita”. Ma non si può - avverte - perché “appena arriveranno delle scelte sensibili la coalizione si spaccherà”. L'attacco di Salvini ne è la conferma. Così come il gesto dei ministri della Lega, che non hanno votato la proroga di un mese per la raccolta delle firme sul referendum sulla Cannabis. Che succederà la prossima settimana quando la riforma del Catasto arriverà sul tavolo del Cdm? E quando si discuterà del dopo quota 100? Salvini dopo il voto potrebbe alzare il tiro. La sua strategia è sempre quella di attaccare.
Stavolta però è diverso. Nell'estate del Papeete era al 34% e il suo obiettivo era il voto anticipato. Ma oggi? Se i dati lo inchiodano al 20% (o addirittura meno), significherebbe non riportare in Parlamento neppure tutti i deputati e i senatori che ci stanno ora, visto che si applicherà alla prossima legislatura il taglio dei Parlamentari. Inoltre, con il rischio di dover cedere la leadership del centrodestra a Meloni. A questo punto l'unica strada è proseguire nella strategia di attaccare il Governo pur rimanendo in maggioranza, lasciando ai suoi parlamentari libertà di manovra, come si è già visto in occasione del voto sull'estensione del Green pass, dove quasi metà del gruppo non si è presentata in aula. Un posizionamento che potrebbe contagiare anche il resto della maggioranza (cosa farà M5s quando all'ordine del giorno ci sarà la riforma del reddito di cittadinanza?).
Anche Draghi però ha già lanciato alcuni “avvisi”. Il premier nel corso dell'ultima conferenza stampa ha ribadito che questo Governo “è nato per rispondere a problemi specifici” se “perdesse la sua efficacia non avrebbe ragione di esistere” e questa - ha sottolineato il premier “ la convinzione di tutti i ministri”. Anche quelli della Lega.
Barbara Fiammeri
Inviata parlamentare
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