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La Svezia cambia strategia di difesa: Nato, più spese militari, leva obbligatoria

di Beda Romano

Nato, Stoltenberg: "Fiducioso su adesione Svezia e Finlandia"

Si attende però l’ok della Turchia. Ancora dubbi del Governo locale sull’installazione di basi militari permanenti dell’Alleanza Atlantica sul territorio

11 gennaio 2023
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3' di lettura

Con lo sguardo rivolto alla storica richiesta di aderire alla Nato, la Svezia si è lanciata in una campagna di promozione del proprio ruolo nel futuro assetto di sicurezza europeo, assicurando che il cambio di postura nel settore della difesa è «a 360 gradi». Con l'occasione, il primo ministro svedese Ulf Kristersson ha spiegato di aspettare con fiducia il benestare della Turchia all'adesione del suo paese all'organizzazione militare.
«Vogliamo contribuire a fare dell'Unione europea un attore geopolitico più forte e più coerente», ha spiegato il ministro degli Esteri Tobias Billström, parlando a un gruppo di giornalisti bruxellesi all'inizio dei sei mesi di presidenza svedese della Ue. Sulla scia della guerra russa in Ucraina, «abbiamo deciso un cambio radicale a 360 gradi del nostro paradigma di sicurezza». In primis, «vogliamo mettere in pratica le recenti decisioni sulla mobilità militare tra le forze armate dei Ventisette».

Ingresso nella Nato, aumento della spesa militare, leva obbligatoria

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Sulla scia della guerra russa in Ucraina, la Svezia ha chiesto di entrare nella Nato, rinnegando decenni di neutralità in politica estera. Nel contempo ha deciso fin dal 2015 un graduale aumento della spesa militare che raggiungerà il 2% del prodotto interno lordo entro il 2026. Nel frattempo, ha reintrodotto la leva obbligatoria. Dopo averla chiuso con la Caduta del Muro, Stoccolma ha anche riaperto la base militare sull'isola di Gotland, nel Mar Baltico.

Qui a Stoccolma la guerra in Ucraina ha «una valenza esistenziale», ha spiegato il premier Kristersson. C'è realmente la paura che Mosca possa decidere di allargare ulteriormente la sua zona d'influenza, oltre l'Ucraina o la Bielorussia. D'altro canto, Svezia e Russia hanno una storia comune fatta di guerre e battaglie, in particolare all'inizio del Settecento quando l'impero svedese fu sconfitto dalle truppe di Pietro il Grande e perse il controllo della regione del Baltico.

Cautela sulle basi militari permanenti

Interpellato sulla possibilità che la Svezia accolga una volta entrata nella Nato basi militari permanenti così come armi nucleari, il ministro della Difesa Pàl Jonson si è voluto cauto: «Non vi sono attese in tal senso da parte dei nostri alleati. E non vi è in questo momento da parte nostra alcuna necessità». Ciò detto, oltre all'aumento della spesa militare, il capo supremo delle forze armate Micael Bydén ha segnalato che «abbiamo rafforzato la postura delle nostre forze armate».

Il generale svedese ha aggiunto che nel cambiare modello di sicurezza la Svezia deve anche capire come riuscirebbe, nel caso, a motivare i cittadini a combattere. L'aspetto non è banale per un paese che ha deciso di girare pagina e abbandonare decenni di politica estera neutrale. Peraltro, secondo lo stesso militare, fra le debolezze emerse nella strategia russa in Ucraina vi sono le difficoltà nella logistica e nell'accedere allo spazio aereo ucraino, ma anche la motivazione delle truppe.

Manca ancora l’ok turco

Quanto all'adesione alla Nato, manca solo la ratifica della Turchia (e dell'Ungheria, attesa in febbraio). Ankara chiede rassicurazioni sull'impegno della Svezia nella lotta contro il terrorismo curdo. Ieri il premier Kristersson si è voluto diplomatico: «Stiamo adottando le misure promesse. Sappiamo che attività sul suolo svedese potrebbero risultare pericolose per la Turchia. Non possiamo però agire in violazione della nostra Costituzione (…) Sappiamo che ci sono elezioni in Turchia a breve. Rispettiamo il loro iter decisionale».

Aiuti militari a Kiev

Infine, Stoccolma è pronta a rifornire Kiev di nuovo materiale militare, «senza pregiudizi su eventuali carri armati», ha precisato il ministro della Difesa Jonson. «Vogliamo fare di più, in associazione con i nostri partner», ha aggiunto il premier svedese. «Vi saranno discussioni e decisioni prima della fine di gennaio». Il tema è controverso. Da settimane ormai la Francia sta facendo pressione sulla Germania perché dia il suo accordo all'invio di carri armati Leopard, di fabbricazione tedesca.


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