di Giulia Crivelli
3' di lettura
Sarebbe piaciuto a Italo Calvino, Carlo Traglio. Il presidente e direttore creativo di Vhernier sembra voler “sottrarre peso” a quello che fa, proprio come il grande scrittore, con la sua fin troppo citata idea di leggerezza.
Uomo di poche parole, restio a partecipare a eventi mondani e fino a qualche anno allergico ai viaggi in aereo, Traglio presenta quasi sottovoce (guai pensare sia scaramanzia) i numeri del 2016, con un fatturato salito di oltre il 12% a 32 milioni. «L’obiettivo per il 2017 è arrivare a 40 milioni e siamo soddisfatti degli Stati Uniti: le vendite sono aumentate del 105% a 10 milioni», spiega Traglio, come se fosse normale raddoppiare i ricavi in un mercato, quello americano, che nel 2016 ha deluso chi sperava in una forte ripresa. O come se fosse altrettanto normale crescere a doppia cifra in un anno in cui la maggior parte dei brand del lusso ha dovuto accontentarsi di qualche punto percentuale.
Ma è proprio questo approccio di calma concentrazione, di visione di lungo periodo e di coerenza del design e del progetto retail che in meno di 15 anni ha portato Vhernier a essere tra i protagonisti della gioielleria di design, al 100% made in Italy. Anzi, made in Valenza. «Il calo dei consumi degli ultimi anni ha spinto alcuni marchi ad abbassare l’entry price – aggiunge Traglio, proprietario di Vhernier, insieme alla sua famiglia, dal 2001 –. Noi abbiamo mantenuto lo stesso posizionamento, con gioielli che partono da 3mila euro e uno scontrino medio di 5mila. Poi c’è l’alta gioielleria, fatta di pezzi unici, o il servizio di re-design per clienti che hanno gioielli preziosi ma che non mettono più. Noi diamo loro una seconda vita, rivestendoli dello stile Vhernier».
Prosegue l’espansione retail: negli ultimi due anni gli investimenti si sono concentrati negli Stati Uniti (due i negozi aperti a New York, uno a Miami e uno a Los Angeles). Il 2017 è l’anno dell’Europa: entro l’estate verranno inaugurate due boutique in Sardegna, una a Porto Cervo e una all’interno del Forte Village, nel sud dell’isola. Nella seconda metà dell’anno ci sarà Londra, mentre da pochi giorni il negozio di Roma è stato spostato al 51 di via del Babuino e ingrandito a cento metri quadri, metratura importante per una gioielleria.
«Ho sempre avuto la passione per i gioielli e ancora prima di iniziare l’avventura di Vhernier ho studiato a fondo la storia delle lavorazioni, dei materiali, delle forme e delle pietre – racconta Traglio, che è anche uno dei più importanti collezionisti italiani di arte contemporanea –. Collezione dopo collezione, ho capito che per il nostro marchio la sfida è combinare forme inedite eppure essenziali a lavorazioni che nessuno aveva pensato oppure osato prima. È nata così la collezione in titanio, un materiale di cui mi sono innamorato e che in pochi anni abbiamo imparato ad alleggerire e persino a colorare, come nella collezione che abbiamo appena presentato».
Restio ad aprire una vetrina virtuale, Traglio ha deciso ora di fare un test di e-commerce sul mercato italiano. «Non penso che internet possa trasmettere le emozioni che si provano in negozio, toccando i gioielli, vedendo i giochi di luce che fanno, osservandone la “complicata semplicità”. Però è giusto provare». Tra i molti progetti ai quali Traglio e il suo affiatato team lavorano c’è quello di un nuovo orologio e di un profumo. «Ho già più volte fantasticato sul design della boccetta... Ma le priorità per ora sono altre: continuiamo infatti a lavorare sul rilancio di De Vecchi, storico marchio che abbiamo acquisito nel 2010 e che ci dà l’opportunità di entrare nel segmento dei gioielli in argento».
Giulia Crivelli
fashion editor
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy