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Fisco, i sindaci di centrosinistra dicono no allo stralcio automatico di multe, Tari e Imu

di Riccardo Ferrazza

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La norma inserita nella legge di Bilancio consente ai sindaci di non aderire allo stralcio delle cartelle fino a mille euro riferite al periodo 2000- 2015

27 gennaio 2023
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3' di lettura

I Comuni hanno tempo fino al 31 gennaio per decidere se applicare lo stralcio delle cartelle fino a mille euro introdotto dalla prima Legge di Bilancio del Governo Meloni. In un bilancio ancora parziale delle adesioni si può già notare una tendenza in base al colore politico: ad annunciare il proprio no sono state finora città - Roma, Milano, Bologna, Firenze, Bari - amministrate da giunte di centrosinistra. Non mancano casi inversi (Palermo, guidata dal centrodestra, va verso il no; il sindaco di centrosinistra di Lecce ha detto sì) ma il fenomeno appare chiaro. C’è comunque l’altenativa: perché nella finanziaria un’altra norma prevede una definizione agevolata per tutti i carichi pendenti in gestione all'agenzia delle Entrate Riscossioni, per gli anni dal 2000 fino al 30 giugno 2022.

La scelta dei Comuni entro il 31 gennaio

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La manovra 2022 ha disposto l’annullamento automatico dei debiti tributari fino a mille euro (valore che comprende capitale, interessi e sanzioni) dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. Tuttavia gli enti diversi dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali (dunque, Comuni o Enti come Enasarco) possono decidere di non applichare lo stralcio dei debiti nei confronti del fisco in riscossione coattiva fino al 2015. Una decisione che deve essere presa entro il 31 gennaio. Che tradotto nella pratica quotidiana per i cittadini vuol dire vedersi cancellare dallo Stato gli interessi mentre si vedranno chiamare alla cassa dal proprio sindaco per saldare multe, Imu, Tari o altri tributi locali.

Il no di Gualtieri: risorse che servono a Roma

È quello che ha fatto già il Comune di Roma: l’amministrazione guidata da Roberto Gualtieri, ex ministro dell’Economia del Governo Conte ed esponente del Pd, avrebbe rinunciato a circa 280 milioni di euro di entrate ancora non pagate. «Non possiamo in alcun modo perdere risorse che, a dispetto di quanto a volte affermato, sono risorse vere e che servono alla nostra città» ha detto il sindaco della capitale, «né possiamo dimenticare il rispetto nei confronti di chi le tasse e le multe le ha sempre pagate». La legge di Bilancio del Governo, ha detto il sindaco, consente ai comuni italiani di poter scegliere, «fornendo uno strumento utile soprattutto per le grandi città e, in particolare Roma, che ha spese enormi in termini di dimensioni di servizi e di infrastrutture messi a disposizione di residenti e non residenti. E noi questo strumento intendiamo usarlo».

Giunta Sala: si disincentivano i comportamenti virtuosi

Stessa linea adottata da Milano, città guidata dalla giunta di centrosinistra di Giuseppe Sala. «I provvedimenti di sanatoria simili a quelli introdotti» dalla legge di Bilancio, si legge nella delibera «disincentivano i comportamenti virtuosi e contrastano con il principio di equità nei confronti dei cittadini, la stragrande maggioranza dei quali adempie ai propri obblighi di contribuzione al sostenimento della spesa pubblica, sia per ciò che concerne la fiscalità generale che dal punto di vista delle entrate di tipo extratributario».

Bologna: no per ragioni di equità

Altra città a guida centrosinistra, altro no allo stralcio. È il caso della giunta di Bologna di Lepore che ha motivato la scelta con «ragioni di equità», ha spiegato l'assessora al Bilancio Roberta Li Calzi. «Come è stato sempre sostenuto da questa amministrazione - ha detto -, automatismi di questo tipo creano inevitabilmente una disparità verso i cittadini che i tributi li hanno pagati e continuano a pagarli». Il comune bolognese ha spiegato che l’impatto della rottamazione «sarebbe stato comunque molto contenuto».

Il periodo interessato si riduce a un solo anno, il 2011: il periodo precedente (2000-2010) è già stato interessato da una norma del 2019, quello sucessivo si ferma al 2012 perché la norma riguarda solo le situazioni in cui gli enti si siano avvalsi di Agenzia Entrate-Riscossione e dal 2012 il Comune gestisce le riscossioni direttamente. Secondo i dati forniti dal Comune i crediti inferiori a mille euro riferiti al periodo 2000-2011 ammontano a circa 15,3 milioni di euro, in prevalenza sanzioni al codice della strada: quelli che sarebbero interessati dallo stralcio sono 2,3 milioni di euro circa.

Firenze: oltre 5,3 milioni da riscuotere

Anche Firenze, sindaco di Dario Nardella, ha deciso ha deciso di non aderire alla possibilità di stralcio delle cartelle. «È una scelta di equità e di rispetto - ha detto l’assessore Giovanni Bettarini - perché stralciare queste somme significa mettere sullo stesso piano coloro che adempiono ai propri doveri pagando integralmente e puntualmente imposte, tasse, tariffe e multe con chi al contrario ha preferito fregarsene per anni». Palazzo Vecchio ha calcolato che il residuo debito per le cartelle non riscosse interessate ammonta a 5,3 milioni.

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