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Il «regalo» di Trump a Israele: apre l’ambasciata Usa a Gerusalemme

di Ugo Tramballi

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Il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu (Reuters)

Il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu (Reuters)

13 maggio 2018
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3' di lettura

In prima fila sul mausoleo di Lenin, separato da Vladimir Putin solo da un generale carico di medaglie, il 9 maggio Bibi Netanyahu assisteva da ospite d'onore al 73° anniversario della vittoria sovietica sul nazismo. Nella nuova retorica nazionale russa, quella celebrazione e la parata militare sulla Piazza Rossa sono il simbolo più importante delle rinate ambizioni geopolitiche del neo-rieletto presidente.

Ivanka Trump, Kushner e Mnuchin a Gerusalemme per l'inaugurazione dell'ambasciata Usa

32 foto

Jared Kushner eIvanka Trump partecipano a un ricevimento tenuto presso il Ministero degli Affari Esteri israeliano a Gerusalemme. REUTERS/Amir Cohen
L'ingresso nella nuova ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme. REUTERS/Ronen Zvulun
Turisti guardano l'Hotel Diplomat, nella zona della nuova ambasciata americana a Gerusalemme. REUTERS/Ronen Zvulun
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e sua moglie Sara Netanyahu, il vice segretario di stato americano John Sullivan, il segretario al Tesoro statunitense Steven Mnuchin e gli alti consiglieri della Casa Bianca Jared Kushner e Ivanka Trump si alzano durante l'inno nazionale statunitense ad un ricevimento tenuto presso l'israeliano Ministero degli Affari Esteri a Gerusalemme in vista del trasloco dell'ambasciata Usa a Gerusalemme. REUTERS/Amir Cohen
Il vice segretario di stato John Sullivan, il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin e gli alti consiglieri della Casa Bianca Jared Kushner e Ivanka Trump. REUTERS/Amir Cohen
Jared Kushner e Ivanka Trump siedono accanto al Segretario al Tesoro degli Stati Uniti Steven Mnuchin durante un ricevimento tenuto presso il Ministero degli Affari Esteri israeliano a Gerusalemme prima del trasferimento dell'ambasciata statunitense a Gerusalemme. REUTERS/Amir Cohen
Il vice segretario di Stato John Sullivan, la moglie del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu Sara Netanyahu e l'ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David Friedman. REUTERS/Amir Cohen
Ivanka Trump. REUTERS/Amir Cohen
Il vice segretario di Stato John Sullivan parla durante un ricevimento tenuto presso il Ministero degli Affari Esteri israeliano a Gerusalemme. REUTERS/Amir Cohen
Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin parla durante un ricevimento tenuto presso il Ministero degli Affari Esteri israeliano a Gerusalemme. REUTERS/Amir Cohen
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu consegna una lettera di ringraziamento all'Ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David Fried. REUTERS/Amir Cohen
Jared Kushner e Ivanka Trump. REUTERS/Amir Cohen
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante una cerimonia di ricevimento per la delegazione degli Stati Uniti. EPA/ABIR SULTAN
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (sinistra) dà il benvenuto a Ivanka Trump (destra) e Jared Kushner. EPA/ABIR SULTAN
Il Segretario del Tesoro degli Stati Uniti Steven Mnuchin partecipa alla cerimonia di ricevimento per la delegazione degli Stati Uniti. EPA/ABIR SULTAN
Ivanka Trump. EPA/ABIR SULTAN
Ivanka Trump e suo marito Jared Kushner partecipano alla cerimonia di ricevimento per la delegazione degli Stati Uniti in vista del trasferimento dell'ambasciata Usa a Gerusalemme. EPA/ABIR SULTAN
Ivanka Trump (destra) e il Vice Ministro degli Esteri israeliano Tzipi Hotovely. AFP PHOTO / GALI TIBBON
L'ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David Friedman (sinistra) dà il benvenuto a Jared Kushner (destra) al loro arrivo all'aeroporto internazionale Ben Gurion, vicino a Lod, Israele. EPA/David Azagury
L’Ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David Friedman, il consigliere capo della Casa Bianca Jared Kushner, il viceministro degli Stati Uniti John Sullivan, segretario al tesoro americano Steven Mnuchin e Ivanka Trump al loro arrivo all'aeroporto internazionale Ben Gurion, vicino a Lod, Israele. EPA/David Azagury
L'ambasciatore statunitense in Israele David Friedman (sinistra) dà il benvenuto al segretario al Tesoro statunitense Steven Mnuchin. EPA/David Azagury
L'ambasciatore statunitense in Israele David Friedman (sinistra) dà il benvenuto a Ivanka Trump. EPA/David Azagury
Un lavoratore prepara la sede della cerimonia all'interno del consolato americano che fungerà da nuova ambasciata degli Stati Uniti nel quartiere ebraico di Arnona, sulla linea Gerusalemme Est-Ovest a Gerusalemme, Israele. EPA/ABIR SULTAN
Un operaio prepara la cerimonia nel consolato degli Stati Uniti che fungerà da nuova ambasciata degli Stati Uniti nel quartiere ebraico di Arnona, Gerusalemme. EPA/ABIR SULTAN
EPA/ABIR SULTAN
La strada che porta al consolato americano che fungerà da nuova ambasciata degli Stati Uniti nel quartiere ebraico di Arnona. EPA/ABIR SULTAN
EPA/ABIR SULTAN
La polizia israeliana fa la guardia al di fuori del consolato americano che fungerà da nuova ambasciata degli Stati Uniti nel quartiere ebraico di Arnona, Gerusalemme. EPA/ABIR SULTAN
Un cartellone che elogia il presidente degli Stati Uniti Donald Trump copre una sezione esterna del “Diplomat Hotel”, adiacente al consolato americano a Gerusalemme, che ospiterà la nuova ambasciata degli Stati Uniti. AFP PHOTO / Ahmad GHARABLI
AFP PHOTO / JACK GUEZ
(AP Photo/Ariel Schalit)
Una visione generale dell'ex Diplomat Hotel, ora parte del complesso consolare degli Stati Uniti nella zona di Arnona a Gerusalemme, costruita sul territorio conteso. (Afp)
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Il premier israeliano portava sulla giacca il nastro nero e arancione della croce di San Giorgio, l'onorificenza militare più alta dell'epoca zarista, ripristinata da qualche anno. Finita la cerimonia, Netanyahu ha reso onore al milite ignoto sulla vicina piazza del Maneggio, prima di un colloquio lungo e amichevole - dicono le cronache - col suo ospite nelle sale del Cremlino. Era lo stesso premier israeliano che lunedì 14 maggio, settantesimo di fondazione dello stato ebraico, inaugurerà soddisfatto l'apertura dell'ambasciata americana a Gerusalemme: il più grande regalo politico e propagandistico che un presidente degli Stati Uniti potesse fare a Israele. Ci saranno Ivanka Trump e il marito Jared Kushner, l'uomo che nelle intenzioni del presidente e dall'alto della sua inesperienza, dovrebbe trovare la formula per la pace fra israeliani e palestinesi.

Pur riconoscendo sin dall'inizio lo stato d'Israele (Stalin lo fece prima di Truman), la comunità internazionale ha sempre rifiutato di accettare che Gerusalemme ne fosse la capitale. Per questo tutti i paesi, ad eccezione di un paio di isole del pacifico e di qualche stato centro-americano, hanno le ambasciate a Tel Aviv. In altri tempi il trasloco americano avrebbe provocato una nuova intifada palestinese e forse un'altra guerra arabo-israeliana. Oggi non più: ci saranno manifestazioni, forse alla frontiera di Gaza moriranno altri ragazzi. Ma i palestinesi sono troppo stremati, privi d'illusioni e guidati da leader senza profilo per sostenere una grande rivolta.

Più che l'ambasciata americana, sarà la Nakba, la catastrofe, a mobilitare i palestinesi di Gaza e di Cisgiordania, con manifestazioni, scontri e vittime: si segnalano già due palestinesi morti e un centinaio di feriti. Perché il giorno in cui gli israeliani festeggiano l'indipendenza, i palestinesi ricordano l'inizio della loro tragedia di popolo errante e senza patria.

Il Medio Oriente, tuttavia, non sarà mobilitato dal trasloco americano né dalla Nakba. Il mondo arabo è troppo impegnato per alzare di nuovo la bandiera della causa palestinese: guerre civili in Siria, Yemen e Libia; importanti resti sparsi dell'Isis ancora da eliminare; società ed economie da ricostruire dopo le illusioni delle primavere e il caos che ne è seguito quasi ovunque. Re, emiri, vecchi e nuovi rais avevano sempre usato la Palestina per distogliere le opinioni pubbliche dalla mediocrità del loro governare. Ora questa finzione è superflua. Il Medio Oriente è cambiato, è diventato così confuso da far rimpiangere gli anni delle guerre arabo-israeliane nelle quali tutti recitavano un ruolo stabilito e prevedibile.

Forse c'è perfino nostalgia della Guerra fredda che faceva da cornice ai conflitti mediorientali, asiatici, africani e latino-americani. E' difficile che, complimentandosi per l'uscita dall'accordo sul nucleare iraniano, Netanyahu non abbia detto a Trump di essere stato invitato a Mosca come ospite d'onore alle celebrazioni di Mosca. E' anche difficile che gli iraniani non avessero anticipato all'alleato russo l'imminente attacco missilistico sul Golan. E che Putin non sapesse che in questi casi gli israeliani colpiscono duramente. Gli S-400, il sistema missilistico antiaereo che Putin ha fatto installare in Siria per proteggere i soldati di Bashar Assad, possono compromettere la superiorità strategica dell'aviazione israeliana nella regione. Quelle armi sono controllate dai russi. Ma cosa accadrebbe se israeliani e iraniani – e dunque siriani ed Hezbollah libanese – arrivassero a un conflitto aperto? E' quello che al Cremlino Netanyahu avrà chiesto a Putin.

La sua Russia non è ostile a Israele come lo era l'Urss, grazie alla duttilità diplomatica di Putin e alla realtà storica: 70 anni fa Israele fu fondato da ebrei russi e polacchi, più social-comunisti che liberali. Dopo le migrazioni all'inizio degli anni Novanta, quasi la metà della popolazione ebraica d'Israele è russa. Ci sono città intere dove si parla russo e per molti Putin è un modello politico. Ma gli Stati Uniti restano ancora l'alleato più importante. Così utile che in realtà è più l'America ad essere alleata d'Israele che il contrario: qualcuno in Campidoglio sostiene che Israele sia il cinquantunesimo stato dell'Unione. Il trasloco diplomatico americano è importante. Ma è solo un tassello, il meno dirompente per l'instabilità regionale di oggi. Se l'escalation fra Israele e Iran diventerà guerra, il casus belli sarà il rinnovo delle sanzioni americane a Teheran, non un'ambasciata a Gerusalemme.

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