di Andrea Carli
La stretta sulle navi Ong che salvano i migranti è legge
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L’ennesima tragedia del mare al largo di Crotone ha riportato al centro del dibattito il tema dei flussi dei migranti in arrivo in Italia. Un dibattito che tocca da vicino quello della strategia di gestione di questo fenomeno. I numeri sono quelli forniti dal ministero dell’Interno, sulla base di una rilevazione aggiornata al 24 febbraio: dal 1 gennaio sono sbarcati in Italia circa 14mila persone (14.104). Nello stesso periodo dello scorso anno, e quindi da gennaio al 24 febbraio 2022, erano stati poco più di 5mila (5.345; erano 4.304 nel 2021).
Per quanto riguarda gli arrivi di quest’anno, nell’arco di tempo preso in considerazione dall’indagine del Viminale, il 13% proviene dalla Guinea, il 12% dalla Costa d’Avorio, il 7% dalla Tunisia e una percentuale analoga dal Pakistan. La fetta più consistente, il 42%, viene classificata dal Viminale sotto la voce “altre”. Quest’ultimo dato potrebbe ricomprendere immigrati per i quali sono ancora in corso le attività di identificazione.
Se questi sono i numeri, la strategia del governo Meloni si sviluppa, come prevedibile, su un duplice binario. Da una parte c’è la stretta sulle ong, dall’altra un pressing politico e diplomatico in Europa per cambiare le regole in tema di diritto di asilo, che stabilisce i criteri e i meccanismi per determinare quale stato membro è competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale.
Per quanto riguarda il primo aspetto, con il via libera dell’Aula del Senato è divenuta legge la stretta sulle navi delle organizzazioni non governative che effettuano salvataggi di migranti nel Mediterraneo. Il testo voluto dal governo Meloni elenca le nuove regole e il rischio di multe salate, oltre che il sequestro delle imbarcazioni in caso di violazione. Si moltiplicano i requisiti delle navi che svolgono attività di ricerca e soccorso in mare. Esse devono possedere le autorizzazioni rilasciate dalle competenti autorità dello Stato di bandiera. Quella del dovere di raggiungere il porto di sbarco indicato dalle autorità «senza ritardi» è una delle norme più controverse del decreto, perché di fatto impedisce o almeno complica di fatto i soccorsi multipli operati dalle navi delle Ong. Se le Ong violano le prescrizioni si applica al comandante della nave una sanzione amministrativa da euro 10.000 a 50.000. La responsabilità solidale si estende all’armatore e al proprietario della nave.
C’è poi un filone europeo. Il tema delle migrazioni in realtà mai come ora è al centro dell’agenda politica di Bruxelles anche se è ancora tutta in salita la strada per un’intesa su nuove politiche comuni Ue per gestire il fenomeno. Dopo anni di scontri tra i 27 Stati membri, ora che la questione è avvertita come emergenza in tutte le capitali, i progressi restano in realtà molto timidi. I flussi intanto sono ai massimi dalla crisi dei migranti del 2015, con l’accoglienza dei rifugiati ucraini a mettere in ulteriore tensione alcuni Paesi. L’ultima riunione del Consiglio europeo straordinario, il 9 febbraio, ha visto i 27 dell’Ue concordi che le migrazioni sono una “sfida comune”, che, come spiega il comunicato finale, necessita di una “risposta europea”. Su insistenza dell’Italia ha poi riconosciuto la “specificità” delle “frontiere marittime” parlando di un “coinvolgimento effettivo dell’Ue alle frontiere esterne”. «È sotto gli occhi di tutti - ha sottolineato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni - che le conclusioni rappresentano un totale cambio di paradigma e di approccio. Si parla di un piano per il mediterraneo: è una grande vittoria». Dopo la tragedia di Steccato di Cutro Meloni ha inviato una lettera alla Commissione Ue e al Consiglio europeo per chiedere di rendere «immediatamente concreto» il patto europeo sui migranti.
Il dibattito si è concentrato più sui movimenti secondari e le frontiere esterne, dopo un tormentato confronto pre-vertice su finanziamenti o meno dell’Ue per i muri al confine. Di migrazioni si parlerà al prossimo Consiglio dell’Ue Giustizia e affari interni (il 9 e 10 marzo), dove nuovo spazio potrebbe trovare la questione della rotta del Mediterraneo centrale e soprattutto quella di come intensificare controlli e collaborazioni nei Paesi terzi. Sul tema dei migranti poi si registra già un certo attivismo della prossima presidenza di turno, la Spagna, che sarà alla guida dell’Ue nel secondo semestre.
Il Patto sulla migrazione e l’asilo sostanzialmente prevede un bilanciamento europeo tra responsabilità sui salvataggi e solidarietà nelle redistribuzioni. Gli Stati Ue sono divisi tra quelli alle frontiere impegnati a gestire i maggiori arrivi in ingresso, con l’onere degli arrivi via mare e dei salvataggi per quelli costieri, e alcuni Paesi del Nord che hanno le maggiori quantità di accoglienza. L’Ue intende poi dispiegare missioni Frontex in alcuni dei Paesi di partenza delle rotte dei migranti, ma anche sostenere gli Stati dei Balcani nei rimpatri e più in generale intensificare la cooperazione con i Paesi terzi. La Commissione ha presentato invece a novembre il piano d’azione dell’Ue sul Mediterraneo centrale con misure operative su questa rotta migratoria specifica puntando anche in questo caso sulla collaborazione con i paesi partner e intensificando la lotta al traffico di migranti.
Andrea Carli
Redattore
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