Sostenibilita
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Lo spreco alimentare domestico vale 15,6 miliardi l’anno in Italia

di Alessia Maccaferri

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(Adobe Stock)

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Waste Watcher/Spreco Zero include il boom di costi energetici di produzione del cibo. Si allarga il Patto antispreco delle aziende di Too Good To Go

13 ottobre 2022
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5' di lettura

Lo spreco alimentare domestico, quantificato in 674,2 grammi pro capite, costa annualmente agli italiani 9,2 miliardi, secondo l'Osservatorio internazionale di Waste Watcher / Spreco Zero attraverso i dati del nuovo monitoraggio che, nell'agosto scorso, ha indagato i comportamenti dei cittadini di 9 Paesi del mondo. A questi si sommano 6,4 miliardi stimati attribuiti agli sprechi dell’energia per produrre il cibo, così come dell’acqua e delle altre risorse “nascoste”. Uno spreco complessivo dunque di 15,6 miliardi l’anno che in tempi di austery richiede di trovare soluzioni.

Più spreconi d’estate

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L’estate 2022 ha reso gli italiani (un po') più spreconi,perché la quota di spreco settimanale pro capite è passata da 595,3 a 674,2 grammi rispetto all’ultima rilevazione di Waste Watcher International, diffusa nel febbraio 2022. Lo ha calcolato l’Osservatorio internazionale di Waste Watcher / Spreco Zero attraverso i dati del monitoraggio che, nell'agosto scorso, ha indagato i comportamenti dei cittadini di 9 Paesi del mondo, annotando tuttavia un piccolo miglioramento rispetto alla medesima rilevazione di un anno fa, realizzata nell'agosto 2021, quando gli italiani avevano testimoniato di sprecare 750 grammi a settimana, 75 in più rispetto agli ultimi dati.

Sudafricani e giapponesi i più virtuosi

Lo spreco alimentare domestico, pari 674,2 grammi pro capite, costa annualmente agli italiani 9,2 miliardi, una stima basata sui parametri dell’agosto 2022.«Il nuovo Report internazionale vale come un “G9” dello spreco - spiega il direttore scientifico di WasteWatcher International Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero – Perché accanto al dato italiano, che dimostra elementi importanti come la ‘stagionalità' dello spreco alimentare in ragione delle abitudini e delle diete che si adottano col variare dei mesi, i cittadini e gli operatori trovano i dati di altri 8 Paesi di tutto il mondo, dall'Asia all'Africa agli States».

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L'indagine firmata da Waste Watcher, International Observatory on Food & Sustainability, promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il monitoraggio Ipsos, è stata realizzata in 9 Paesi del mondo (Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile, Giappone) ed è presentata in vista della Giornata Mondiale dell’Alimentazione del 16 ottobre 2022 .

“Food& Waste around the World” è stato realizzato intervistando complessivamente 9mila cittadini, per un campione statistico di 1000 cittadini a Paese. Ebbene risulta che sono Sudafrica e Giappone i Paesi più virtuosi, perché nelle loro case si spreca circa la metà rispetto all'Italia (324 e 362 grammi a settimana), mentre in Europa è la Francia il Paese più virtuoso con 634 grammi settimanali. Germania e Regno Unito svettano nel vecchio continente con 892 e 859 grammi. Gli Stati Uniti sembrano incorreggibilmente portati allo spreco, con 1338 grammi di cibo gettato a settimana, per quanto in lieve discesa rispetto al 2021, quando avevano gettato 64 grammi in più. Il Brasile, per la prima volta monitorato da WasteWatcher, si posiziona al quarto posto complessivo nella hit degli sprechi domestici, con 794 grammi di cibo gettato ogni settimana, sempre pro capite.

Se invece esaminiamo la frequenza dello spreco alimentare domestico, sono decisamente i giapponesi in testa alla hit virtuosa: in casa oltre 7 cittadini su 10 sprecano meno di una volta a settimana (74%) e solo 1 giapponese su 5 spreca almeno una volta a settimana. A loro si avvicinano gli italiani e i francesi, con il 68% dei cittadini che dichiarano di sprecare meno di una volta a settimana. Seguono tedeschi (65%), spagnoli (63%), inglesi (59%), e via via sudafricani (58%), statunitensi (55%) e a fondo classifica i brasiliani: 1 su 2 conferma di gettare il cibo almeno una volta a settimana.

La frutta è il cibo più sprecato

Ed è la frutta l’alimento più sprecato del pianeta. In Italia gettiamo individualmente 30, 3 grammi di frutta alla settimana, segue l'insalata con una media di 26,4 grammi pro capite, e il pane fresco con 22,8 grammi. Ci superano però gli Stati Uniti, con 39,3 grammi a testa, la Germania con 35,3 e il Regno Unito che si attesta su uno spreco settimanale di 33,1 grammi a testa. In tema di spreco della frutta vanno meglio il Sudafrica (11,6 grammi) o la Francia (25, 8 grammi). E ancora, in Italia gettiamo ogni settimana 21 grammi di verdure e ben 22,8 grammi di tuberi, aglio e cipolle. Mentre altrove, nella nefasta “hit” degli alimenti più sprecati, entrano per esempio latte e yogurt (38,1 grammi settimanali negli Stati Uniti, 27,1 in Germania), o ancora gli affettati e salumi (21,6 grammi in Francia, 14,2 grammi settimanali in Giappone), ma anche riso e cereali che in Brasile si gettano per
27,2 grammi settimanali, o i cibi pronti che i giapponesi sprecano in misura media di 11,5 grammi settimanali.

Cosa si fa per ridurre lo spreco?

A qualsiasi latitudine, si privilegiano prodotti di piccolo formato (il 47% dei brasiliani, il 39% dei tedeschi, il 37% degli italiani) e acquistare più spesso il fresco e periodicamente i prodotti a lunga conservazione: scelgono di farlo il 57% dei sudafricani, il 42% degli spagnoli, il 45% dei sudafricani.E ancora: nelle case del pianeta di decide spesso di programmare un menu settimanale, si presta attenzione a organizzare il cibo per data di scadenza, si privilegiano prodotti a lunga conservazione. Una strategia alla quale gli italiani sembrano meno sensibili è l'acquisto di grandi quantità di cibo (carne, pesce, verdure) da surgelare in piccole porzioni: solo 1 italiano su 2 dichiara di praticarlo, contro il 49% dei sudafricani, o il 39% degli statunitensi.

Altrettanto varie le strategie di consumo anti-spreco: è praticamente un plebiscito l'accorgimento di mangiare prima il cibo deperibile e a rischio scadenza, così come di conservare il cibo cotto e avanzato,ed è persino abitudine internazionale di assaggiare il cibo appena scaduto, per verificare se è ancora edibile, prima di buttarlo. E via via dalla lista della spesa all'organizzazione della dispensa, tutte queste strategie sono mediamente adottate da 7/8 cittadini del mondo su 10, nelle proprie case. Quando si parla di family bag, per finire di consumare il pasto già pagato al ristorante anziché sprecarlo, aumenta invece la titubanza: è un'abitudine decisamente poco praticata in Giappone (23%), va un po' meglio in Germania (49%) e Italia (50%), c'è invece maggiore dimestichezza negli Stati Uniti (78%) e in Sudafrica (79%).

Quali policy pubbliche?

E quali sono i provvedimenti pubblici che dal punto di vista dei cittadini potrebbero aiutare a ridurre lo spreco del cibo, se messi in atto dalle istituzioni e dai governi del mondo? Certamente per tutti svetta la prospettiva di campagne capillari di educazione alimentare e sensibilizzazione dei cittadini sugli effetti negativi dello spreco per l'economia e l'ambiente: vale per tutti i Paesi, con livelli di consenso fra il 70 e l'80 %, tranne gli Stai Uniti, un po' più freddi all'ipotesi (58/59%). Sensibili alla questione etichette alcuni Paesi, l'Italia in particolare (84%), mentre l'dea di tassare chi spreca convince molto meno i cittadini internazionali, tranne gli italiani (54%), i giapponesi e sudafricani (48%), così come
l'aumento dei costi dei generi alimentari, come strategia per restituire valore al cibo: un'idea che resta il fanalino nella classifica dei provvedimenti pubblici anti-spreco.

Si allarga il Patto tra le aziende

Intanto, Too Good To Go annuncia i cinque nuovi firmatari del Patto contro lo Spreco Alimentare, che portano il numero delle aziende aderenti a 28 in totale. Nel corso del 2022 Eridania, Gruppo Orsero, Kellogg Italia, Penny e Riso Scotti sono entrati ufficialmente a far parte dell'alleanza virtuosa promossa dall'app anti-spreco, impegnandosi con obiettivi chiari contro questa problematica, che sta diventando sempre più centrale anche in termini di risorse impiegate come energia, acqua e utilizzo del suolo. Tra i punti chiave del patto l'”Etichetta Consapevole” invita i consumatori a verificare la qualità degli alimenti dopo il termine minimo di conservazione, o Tmc, (indicato dalla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”) grazie alla presenza di una frase distintiva “Spesso buono oltre” e a una serie di pittogrammi che consigliano di “osservare, annusare, assaggiare” il prodotto anche dopo la data in etichetta.

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