di Giorgio Pogliotti
L'intervento di Meloni al Congresso Cgil
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«Questa mia presenza ha fatto discutere. Signori vengo fischiata da quando avevo 16 anni. Potrei essere “Cavaliere al merito” di questa materia. Le proteste non mi spaventano. Il confronto è necessario, utile». È stato il giorno di Giorgia Meloni, premier del governo di centro destra, sul palco del congresso della Cgil a Rimini. Appena ha preso la parola è partito il coro “Bella ciao” da parte di una trentina di partecipanti che subito dopo hanno abbandonato la sala. Alla fine dell’intervento, c’è stato un timido applauso dalla platea, composta da un migliaio di delegati. «Sono soddisfatta, non ho mai paura di confrontarmi, come si sa. Penso fosse una cosa giusta, era doveroso esserci», ha poi commentato uscendo dal palacongressi. La premier è uscita con un mazzo di fiori bianchi per poi salire in auto.
«Non mi sottraggo alle contestazioni - ha sottolineato nel suo intervento -. Oggi è stato colmato un vuoto che vede da 27 anni assenza capo del governo dal vostro congresso, oggi possiamo celebrare unità nazionale. La contrapposizione ha un ruolo persino positivo, l’unità dà un senso alla contrapposizione. Lavoriamo con diverse convinzioni allo stesso obiettivo, il bene della nazione. La ricchezza la creano le aziende, con i loro lavoratori».
Gran parte dell’intervento si è focalizzato sul lavoro. «L’Italia - ha ricordato il presidente del Consiglio - ha un tasso di occupazione storicamente basso: 58% nel 2021, almeno 10 punti sotto la media Ue, peggio per le donne con un gap di 14 punti, salari bloccati da anni, salari piu bassi rispetto al 1990 mentre in Germania gli incrementi sono stati del 30%: significa - ha sottolineato Meloni - che le ricette non hanno funzionato finora, dobbiamo puntare tutto su crescita economica».
Meloni è salita sul palco della Cgil il giorno dopo il via libera da parte del Consiglio dei ministri della riforma del fisco. «Lavoriamo per consegnare agli italiani una riforma complessiva che riformi l’efficienza della struttura delle imposte, riduca il carico fiscale e contrasti l’evasione fiscale, che semplifichi gli adempimenti e crei un rapporto di fiducia fra Stato e contribuente», ha affermato. «Vogliamo usare la leva fiscale come strumento di crescita economica, una riforma che guarda con molta attenzione al lavoro, con interventi sui redditi medio bassi e novità per i dipendenti», ha continuato la premier.
Secondo la premier, «per favorire la crescita dell’occupazione e aumentare i salari bisogna puntare sulla crescita fiscale, visione alla base legge delega fiscale frettolosamente bocciata da alcuni, vogliamo ridurre carico fiscale e semplificare gli adempimenti». Quanto poi al salario minimo legale, la sua introduzione «non è la soluzione migliore, c’è il rischio che invece di tutela aggiuntiva diventi sostitutiva rispetto alle tutele della contrattazione collettiva». Secondo la leader di FdI «bisogna estendere la contrattazione collettiva e contrastare contratti pirati e tagliate costo lavoro con taglio cuneo. Sono d’accordo con Landini su stesso lavoro e stessi diritti, lavorare a un sistema di ammortizzatori sociali per dare a tutti le stesse tutele: la legge Biagi aveva questo obiettivo».
Nel suo intervento Meloni ha ribadito come il reddito di cittadinanza sia stata una misure «sbagliata» e che la strada sia «un’altra. Vogliamo tutelare chi non è in grado di lavorare, chi ha perso il lavoro, gli invalidi ecc. ma per chi può lavorare - ha sottolineato - la soluzione è creare posti di lavoro, inserire queste persone in corsi di formazione anche retribuiti». Perchè, ha scandito la premier, la povertà non si abolisce per decreto.
«Pensavamo che il tempo della contrapposizione ideologica fosse alle spalle: è inaccettabile - ha sottolineato la premier - l’assalto dell’estrema destra alla sede della Cgil (Meloni ha registrato in questo passaggio qualche applauso, ndr) e gli attacchi anarchici. Voglio ricordare Biagi, fra due giorni ricorre l’anniversario dell’assassinio da parte delle Br, un uomo che ha pagato con la vita. Il sindacato è sempre stato impegnato nella lotta al terrorismo, credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece, in questi mesi, purtroppo mi pare che siano sempre più frequenti i segnali di ritorno alla violenza politica. È necessario - ha sottolineato Meloni - che tutte le forze politiche, sindacati e corpi intermedi combattano insieme contro questa deriva».
Nei giorni che hanno preceduto la manifestazione, sia all’interno del sindacato sia nella sinestra si è dibattuto sull’opportunità di invitare la leader di Fratelli d’Italia a quello che è, a tutti gli effetti, il fortino di quell’approccio politico che fa dell’opposizione al presidente del Consiglio una certezza. Una piazza scomoda per Meloni, il cui intervento è avvenuto il giorno dopo la partecipazione della segretaria del Pd, Elly Schlein e del presidente dei Cinque Stelle Giuseppe Conte. In quell’occasione sono andate in scena le prove generali per la costruzione di un'agenda dell'opposizione politica e sociale proprio all’esecutivo Meloni.
Nel suo intervento introduttivo, il segretario della Cgil Maurizio Landini ha spiegato: «Abbiamo scelto di fare congresso aperto e di voler parlare con tutti, vuol dire imparare ad ascoltare anche chi può avere posizioni diverse dalle nostre è la condizione per chiedere di essere ascoltati, voglio ringraziare il presidente del consiglio Giorgia Meloni, elemento rispetto nostra organizzazione di 5 milioni di persone».
Giorgio Pogliotti
Redattore esperto
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