di Gianni Rusconi
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Il dato non sarà eccezionale ma è pur sempre positivo e nello scenario di incertezza dettato dal prolungarsi della pandemia è decisamente un buon segnale. Nel 2022 quasi la metà delle grandi imprese e Pmi italiane aumenterà il budget destinato all'Information e communications technology e la crescita stimata degli investimenti è del 4%, percentuale che torna ai livelli pre Covid e che supera decisamente l'incremento previsto per quest'anno, fermo allo 0,9%. Le indicazioni emerse dall'ultima edizione dell'Osservatorio Startup Intelligence e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano, che ha coinvolto oltre 1.800 tra Chief Innovation Officer e Chief Information Officer (oltre a Ceo e C-level) di altrettante aziende, confermano inoltre come l'adozione dell'open innovation veda già oggi coinvolte operativamente l'81% delle grandi aziende e come quasi metà di queste (il 49% per la precisione) abbia avviato collaborazioni con le startup, assumendo queste ultime ad attore fondamentale per esplorare nuove tecnologie e nuove opportunità di business.
Il digitale italiano, insomma, sembra aver superato lo stallo del 2020 imposto dai vari lockdown e dopo una fase di assestamento è tornato in carreggiata e a viaggiare a ritmi anche più veloci rispetto a quelli conosciuti fino a due anni fa. «Startup, imprese e pubbliche amministrazioni - ha osservato in proposito il Direttore dell'Osservatorio, Alessandra Luksch - stanno affrontando la nuova normalità portando con sé due lezioni apprese dalla crisi: la prima riguarda l'innovazione digitale, che non è un bene di lusso, ma una leva fondamentale per la sopravvivenza in contesti competitivi e per la transizione ecologica; la seconda è che nessuno, in un periodo di forte discontinuità, può salvarsi da solo e per questo l'esigenza di innovare ha portato molte imprese a guardare all'esterno». L'ecosistema di attori a cui ci si rivolge è quindi sempre più ampio e vario e coinvolge anche attori meno tradizionali: nel 69% dei casi sono state infatti attivate collaborazioni con università e centri di ricerca, nel 47% azioni di startup intelligence e in un caso su tre iniziative di partner scouting con imprese consolidate.
Gli investimenti nel 2022 si concentreranno (sempre parlando di grandi imprese) soprattutto su sistemi di sicurezza e di Business Intelligence, Big Data e soluzioni di analytics, mentre saranno meno prioritarie le aree dell'e-commerce e dello smart working, rimaste al centro dell'attenzione negli ultimi 18 mesi. Per le piccole e medie aziende, invece, la priorità saranno gli investimenti in It security e a seguire le applicazioni legate ai progetti di Industria 4.0. In generale è interessante notare come il 63% delle imprese italiane di grandi dimensioni confermi la pandemia quale un acceleratore dei rispettivi progetti di digitalizzazione e come il 69% ritenga il Pnrr, che destinerà circa 49 miliardi di euro al digitale, una componente utile.
Una governance efficace, adeguati modelli organizzativi per diffondere il processo di innovazione e una “cultura digitale” in tutta l'azienda: la ricetta suggerita dagli esperti per accompagnare la ripresa della spesa in tecnologie è chiara e chiama le imprese italiane a un passo in avanti importante sotto il profilo organizzativo. Il 39% delle grandi imprese, in proposito, ha già deciso di strutturare una “direzione innovazione” o una singola figura deputata a questo compito mentre il 44% ha attinto da altre linee di business aziendali per creare figure incaricate di favorirne la gestione e la diffusione. Nelle Pmi, invece, i ruoli dedicati al digitale sono ancora molto rari.
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