di Ivan Cimmarusti e Sara Monaci
Antonio Panzeri (Afp)
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I servizi segreti di cinque paesi in Europa avrebbero cominciato a muoversi da un paio di anni sui dossier Qatar e Marocco - fino ad arrivare alla perquisizione della casa di Panzeri la scorsa estate - per il timore di un pericolo anti democratico rappresentato dai rapporti tra Paesi extra Ue e alcuni parlamentari e collaboratori delle istituzioni europee. Rapporti sempre più stretti, di durata decennale, che rischiano di condizionare le scelte dell’Europa.
Le posizioni di Eva Kaili su Qatar e Marocco sono un esempio di questo condizionamento, anche se va sottolineato che gli atti approvati sono stati votati da tutto il Parlamento e quindi è probabilmente riduttivo ipotizzare che l’inchiesta partita da Bruxelles riguardi solo pochi atti circoscritti nel tempo, come la risoluzione a favore delle famiglie dei morti sul lavoro in Qatar, lo sblocco dei visti dei qatarini (mai passato) e gli accordi commerciali per lo sfruttamento ittico da parte dell’Europa dell’area del Sahara occidentale.
L’allarme potrebbe essere partito da una sollecitazione dei servizi segreti spagnoli su quanto stava accadendo in Marocco sotto la guida dell’ex parlamentare Antonio Panzeri, che già nel 2011 si era recato nel Paese in qualità di presidente della delegazione del Parlamento Europeo per i rapporti con il Maghreb. Secondo l’eurodeputato del Psoe Juan Fernando López Aguilar potrebbe esserci stato anche un informatore interno al Parlamento, come ha detto in un’intervista a Canarias Radio.
Sui presunti flussi finanziari «illeciti» ha acceso un faro anche l’Olaf, l’ufficio antifrode europeo. Il direttore generale dell’Olaf, Ville Itälä, ha spiegato che l’autorità «sta seguendo la questione molto da vicino su gravi comportamenti scorretti da parte di funzionari o membri delle istituzioni e degli organi dell’Ue, che possono danneggiare gli interessi finanziari e la reputazione dell’Unione».
Intanto i “Maroc-leaks”, documenti diplomatici riservati trafugati negli anni passati da un hacker, svelano la fitta trama messa in atto da Rabat per veicolare a proprio vantaggio i dossier commerciali con l’UE su ittica e agricoltura. Accordi basati sullo sfruttamento del Sahara occidentale, un territorio da anni conteso con il Fronte Polisario, movimento indipendentista del popolo Saharawi che abita quell’area. Il punto, però, è che secondo l’Onu il Sahara occidentale è autonomo rispetto al Marocco. Una posizione, tra l’altro, che a settembre del 2021 sarà alla base dell’annullamento dei due accordi su decisione della Corte di giustizia europea.
In una missiva del 2012, dieci anni fa, di poco precedente alla prima ratifica degli accordi commerciali Ue-Marocco, un non identificato ambasciatore marocchino impegnato nella «missione» a Bruxelles informa il proprio ministro degli Esteri di incontri avuti anche con l’allora eurodeputato di social-democratico Panzeri. Quello che oggi è indicato come una «marionetta» nelle mani dei servizi segreti di Rabat, allora era un politico indicato come vicino alla «missione» marocchina in Europa per chiudere i due accordi che avrebbero favorito l’economia del Paese nord africano.
Intanto ieri la commissione di garanzia del Pd ha deciso di sospendere in via cautelativa l’eurodeputato Andrea Cozzolino, fino alla chiusura delle indagini.
Ivan Cimmarusti
redattore
Sara Monaci
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