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Manovra 2023: l’Italia non scommette sulla cultura

di Roberta Capozucca e Giuditta Giardini

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(IMAGOECONOMICA)

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I fondi restano invariati, con un decremento per il triennio 2023-2025 dello 0,1% sulla spesa complessiva, cioè - 58,6 milioni, e un aumento delle risorse per la prelazione su beni culturali. Gli Esteri sulla Diplomazia culturale mette 178,93 milioni

17 dicembre 2022
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5' di lettura

Nonostante i dubbi su pensioni, pos e contante, sollevati dalla Commissione Europea il governo ha incassato l'ok sulla Manovra di bilancio 2023 , che ora continua l'iter di approvazione al Consiglio dei Ministri. L'obiettivo è quello di ottenere il via libera prima di Natale, ma i nodi da sciogliere restano ancora molti. Tra le principali questioni da risolvere, per una volta, c'è anche la cultura, nello specifico l'emendamento sul bonus cultura, che insieme a sanità e scuola ad oggi sembrerebbero subire un'ulteriore riduzione delle già scarse risorse messe a disposizione negli ultimi anni.

Di nuovo una mancata opportunità per il settore, le cui politiche nazionali continuano ad allontanarsi da quelle di Bruxelles dove il 29 novembre tutti i Ministri della Cultura Europea, tra cui Sangiuliano, hanno approvato e adottato il nuovo Work Plan for Culture 2023-2026 . Il documento, che delinea le aree di cooperazione tra gli Stati membri in materia di cultura per i prossimi quattro anni, riconosce e auspica una sempre maggiore centralità della cultura nelle politiche nazionali per la risoluzione delle grandi sfide contemporanee: dalla crisi climatica, alla diplomazia internazionale, al benessere degli individui e delle comunità fino al riconoscimento delle professioni culturali.

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Gli investimenti per la cultura

Tornando in Italia, lo stato di previsione del Ministero della Cultura espone una dotazione complessiva di competenza per l’anno 2023 di 3.876,7 milioni di euro, di cui 3.864,2 milioni di spese finali e 12,5 milioni di rimborso di passività finanziarie. Il principio del “contenimento della spesa”, caro a Bruxelles, pesa però sulla cultura per cui calano le dotazioni per tutto il triennio 2023-2025, che passa da 3.903,2 milioni di euro nel 2023 a 3.460,9 milioni di euro per il 2024 fino a 3.438,4 milioni di euro per il 2025. Rispetto all'anno precedente, il disegno di legge di bilancio per 2023-2025 espone dunque un decremento in termini assoluti pari a 63,5 milioni di euro, ossia a 58,6 milioni in termini di spese finali. Rispetto all'esercizio finanziario precedente, il decremento delle spese finali è determinato interamente dall'andamento delle spese correnti (-160,7 milioni), mentre vi è un incremento, pur se più contenuto, delle spese in conto capitale (+102,1 milioni). Si tratta di un'ulteriore riduzione della quota percentuale designata all'ambito culturale, che si abbassa ulteriormente dallo 0,5% del 2022 allo 0,4% della spesa finale del bilancio statale del 2023.

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Aumenti sulle spese finali

Rispetto alla legislazione vigente, la manovra finanziaria per il 2023 attua con la Sezione I, dedicata alle innovazioni legislative e alle misure quantitative necessarie a realizzare gli obiettivi programmatici indicati nel Def, e la Sezione II contenente il bilancio a legislazione vigente e le variazioni non determinate da innovazioni normative, un incremento di 26,5 milioni di euro. Questo aumento, che ricade interamente nella Missione 1, è ottenuto tramite un aumento di 40 milioni in conto capitale (per modifiche delle Sezione I e Sezione II) per le spese di acquisto e mantenimento delle immobilizzazioni, a cui vanno sottratti 13,5 milioni per spese correnti della Sezione II. La Missione 1 “Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici”, con 3.614,8 milioni per il 2023 rappresenta il 92,6% della spesa totale del Ministero. I +20 milioni sono allocati dall'articolo 108 del disegno di Legge di Bilancio (“Risorse per l'esercizio della facoltà di prelazione sull'acquisto di beni culturali – mobili e immobili – da parte del MiC ex art. 60 ss. del Codice dei beni culturali”) per autorizzare la spesa, già prevista dalla Legge di bilancio del 2021, portandola così a un totale di 25 milioni di euro annui a decorrere dal 2023. Sempre a questa Missione afferisce l’aumento di 6,5 milioni di euro per gli stanziamenti del dicastero.

La dotazione per il “Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo dal vivo” di 523,5 milioni di euro per il 2023 ricalca il regime corrente, mentre non sono previsti fondi per il reddito di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo.
La Missione 2 “Ricerca e innovazione” si vede attribuire stanziamenti per 144,6 milioni, senza variazioni rispetto alla legislazione vigente, mentre la Missione 4 “Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche”, per la quale sono previsti stanziamenti complessivi, per il 2023, in termini di competenza, per 143,7 milioni, resta anch'essa immutata rispetto alla legislazione vigente.

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Tax Credit

Il tema della detrazione dei consumi culturali, anche se parzialmente, entra in manovra. Da anni si parla, infatti, di introdurre nel sistema fiscale un meccanismo di detrazione delle spese per l'acquisto di beni e servizi culturali insieme all'abbassamento dell'Iva al 4% su alcuni di questi beni/prodotti. Nonostante siamo molto lontani da tali richieste, spesso avanzate dalle associazioni di categoria, all'articolo 110 della Sezione I il disegno di legge aumenta il Fondo Editoria, il credito d'imposta destinato a chi opera nella vendita al dettaglio o nella distribuzione di giornali e riviste, che cresce di 75,8 milioni di euro per l'anno 2023 e di 55 milioni di euro a decorrere dall'anno 2024 a valere sulle spese per le agevolazioni tariffarie. A questo ambito afferiscono anche le iniziative recentemente dichiarate da Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura, ma di cui non si trova ancora traccia nell'attuale disegno di Legge, nello specifico il tax credit sui teatri privati e sostegno alle sale per far fronte al rischio di fagocitazione del Mercato Unico Digitale.

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Bonus Cultura

Al centro dei malumori politici, c'è l'emendamento 180.7 della maggioranza (FdI, Lega e FI) che abrogherebbe la cosiddetta “18 App”, il bonus di 500 euro per i diciottenni dedicato agli acquisti culturali: non solo libri, ma anche cinema, teatro, spettacoli, concerti, biglietti per musei, mostre, aree archeologiche, parchi naturali. Il bonus, particolarmente importante per la cosiddetta Gen Z, la generazione che ha maggiormente avvertito su di sé il peso dei ripetuti lockdown e della smaterializzazione nella dimensione digitale del mondo “analogico”, nel corso del 2022 è stato utilizzato da 440mila giovani, generando una spesa di più di 220 milioni di euro. Ma la proposta avanzata dalla maggioranza, che prevedeva la redistribuzione delle risorse dedicate alla misura pari a 230 milioni di euro su altri comparti della cultura, non è stata ben accolta. A seguito delle proteste dell'opposizione e delle associazioni di settore, la misura sembra destinata a rimanere nella sostanza con una riformulazione dei parametri di attribuzione che verrà rimodulato sulla base dell'Isee.

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Turismo

Con l'articolo 105 è istituito, nello stato di previsione del Ministero del Turismo, il Fondo Piccoli Comuni a vocazione turistica, con una dotazione di 10 milioni di euro per il 2023 e 12 milioni per ciascuno degli anni 2024 e 2025. Il fondo è destinato a finanziare progetti di valorizzazione dei comuni classificati dall'Istat a vocazione turistica, con meno di 5mila abitanti, al fine di incentivare interventi innovativi di accessibilità, mobilità, rigenerazione urbana e sostenibilità ambientale. Con l'Articolo 106, invece, si istituisce il “Fondo per il turismo sostenibile”, con una dotazione di 5 milioni di euro per il 2023 e 10 milioni per il biennio seguente, volti a rafforzare le grandi destinazioni culturali attraverso la promozione di forme di turismo sostenibile (l'attenuazione del sovraffollamento turistico, la creazione di itinerari turistici innovativi e la destagionalizzazione del turismo).

Controsenso?

Mentre internamente si taglia la spesa per la cultura, la missione principale del Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) resta “L'Italia in Europa e nel mondo”, che rappresenta oltre l'80,64% del valore della spesa complessiva del Ministero in termini di incidenza percentuale sulle spese finali ed è pari a 2.647,32 milioni di euro (-110,92 milioni rispetto al 2022), di cui fa parte anche la voce Diplomazia pubblica e culturale per 178,93 milioni.

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