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Milioni di italiani con la posta elettronica bloccata: che succede a Libero e Virgilio

di Alessandro Longo

Il digitale migliora la vita ma gli hacker fanno paura

È ormai record il disservizio che colpisce, da domenica sera, i circa 9 milioni di account di posta Libero e Virgilio, della società Italia Online

24 gennaio 2023
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3' di lettura

Milioni di italiani con la posta elettronica bloccata da oltre due giorni. È ormai record il disservizio che colpisce, da domenica sera, i circa 9 milioni di account di posta Libero e Virgilio, della società Italia Online.
La posta non funziona, non è possibile accedervi; anche per chi ha un account a pagamento e usati per motivi professionali. Secondo l'azienda è un problema tecnico in via di risoluzione. La buona notizia insomma è che i nostri dati sono al sicuro: non ci sono state perdite né tantomeno furti di informazioni. La causa non è un attacco “hacker”.

Non è un attacco hacker

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«Si tratta di un problema di natura tecnica esclusivamente interno, il che significa che escludiamo categoricamente potenziali attacchi hacker e che i dati dei nostri utenti, che sono il bene più prezioso, non sono in pericolo». «Il servizio, una volta ripristinato, non genererà nessuna perdita per i milioni di account Libero e Virgilio mail», si legge in una nota dell'azienda.

«A partire dalla notte del 23 gennaio 2023 si stanno verificando disservizi sull'infrastruttura a cui fanno capo i servizi web Libero e Virgilio, in particolare la posta elettronica», specifica ItaliaOnline, come si legge sul sito di LIbero. «È stato identificato il problema, in corso di risoluzione, che è dovuto ad un disservizio all'interno del nostro data center. Pertanto, una volta ripristinato il servizio, non si avrà nessuna perdita di dati per gli account Libero e Virgilio mail». «Ci scusiamo per il disagio che i nostri utenti sono costretti a subire in queste ore e confidiamo in una rapida risoluzione», che però tanto rapida non sembra.

La reazione degli utenti

Gli utenti sono inferociti, a quanto si può percepire dalle esternazioni sui social. Anche per le modalità di comunicazione dall'azienda. Beatrice E. su Facebook nota che per ore la posta è stata bloccata senza alcuna informazione agli utenti; e nessuna stima, dopo, sui tempi di ripristino. «Ora, per moltissimi Liberomail è gratuita, ma la verità è che ci sono anche gli utenti a pagamento di Liberomail Plus. Io sono tra costoro, visto che utilizzo anche questo account per lavoro». «Sono più di 36 ore che Libero Mail e Virgilio sono bloccate. Le mail, indispensabili ed insostituibili specie per chi ci lavora, sono “congelate” dalle 21:00 di domenica sera», scrive Salvatore T.

Cristian Vitali, blogger e scrittore, specializzato su calcio, fumetti e cinema di genere, si lamenta che per colpa di Libero non è potuto andare in onda su Rtl 102.5, perché il link di accesso video arriva via mail.

Un problema serio per aziende e professionisti

Per cogliere la gravità di un down di questo genere: se ne lamentano piccole aziende che usano Libero e che non possono più comunicare con i clienti nel modo abituale. Ma anche professionisti, medici, terapisti. «Per opportuna conoscenza dei miei pazienti che comunicano con noi tramite Libero Mail: purtroppo oggi non abbiamo potuto utilizzare questo sistema», scrive Tiziana C.

Per fortuna – verrebbe da dire – ci sono i social come canale alternativo. E un disagio di oltre 24 ore è davvero fuori dall'ordinario. Anche Gmail (di Google), la posta più usata nel mondo con 1,5 miliardi di account, a volte va giù; ma per alcuni minuti e massimo due ore ogni due anni circa, come riporta una voce di Wikipedia (e varie fonti giornalistiche internazionali) in materia.

Quando il down è lungo, di solito riguarda solo alcune regioni nel mondo. I sistemi di Google sono fortemente ridondanti, infatti, grazie ad economie di scala che solo un colosso tecnologico può garantire. Se va già un datacenter, ce ne sono altri pronti a supplire.

Resta da valutare se il disservizio tecnico subito a Libero, di durata record e con impatto anche su account a pagamento (come si è visto), sarebbe stato evitabile con una struttura di datacenter più estesa rispetto all'attuale.


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