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Dai sacchetti bio più imballaggi e meno frutta sfusa (come previsto)

di Jacopo Giliberto

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8 maggio 2018
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2' di lettura

Esattamente come il Sole24Ore aveva previsto cinque mesi fa: la legge sui sacchetti usa-e-getta di plastica biodegradabile per frutta e verdura purtroppo sta avendo il suo effetto contraddittorio: troppi consumatori preferiscono la comodità delle vaschette già confezionate e snobbano i sacchettini del fai da te.
Così aumentano gli imballaggi a spasso; e per fortuna in Italia c’è uno dei servizi più efficienti al mondo di raccolta e riciclo della plastica.

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Ma ecco il fatto raccontato sul Sole24Ore dal giornalista Giorgio Dell’Orefice. L’Ismea, scrive Dell’Orefice, ha rilevato nel primo trimestre del 2018 un calo del 3,5% nelle vendite di ortofrutta sfusa e una crescita dell11% negli acquisti di ortofrutta fresca ma confezionata.

È accaduto esattamente quello che era stato previsto nel dettaglio il 2 gennaio, non appena entrata in vigore la legge che imponeva su frutta e verdura venduti sfusi al supermercato l’uso di sacchetti di plastica biodegradabile: «Molti consumatori abbandoneranno il prodotto sfuso e si rivolgeranno ai prodotti già confezionati. Invece di prendere i frutti con il guanto usa-e-getta, pesarli nel sacchetto biodegradabile, etichettarli e poi alla cassa pagare il sacchetto, molti consumatori prenderanno la vaschetta di polistirolo con i frutti già imbustati. In altre parole, più imballaggi in circolazione», era il pronostico pubblicato in gennaio.

Questa scelta di prediligere i prodotti già imballati e di evitare quelli sfusi ha un costo leggermente più alto per i consumatori, poiché spesso i prodotti confezionati hanno un prezzo più alto in cambio della comodità della confezione già preparata e porzionata e della sicurezza di igiene e di pulizia del prodotto incontaminato.

In sostanza si conferma ancora una volta che le leggi fatte in modo frettoloso, anche quando spinte da una motivazione importante e da prodotti innovativi, se studiate male e imposte ai consumatori possono ottenere effetti controproducenti per i consumatori e per l’ambiente.

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