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Gas, crollo flussi Russia. Ecco le nuove rotte delle forniture

di Sara Deganello

Gas, il viaggio di Giorgia Meloni in Algeria

L’Italia ha importato da Mosca 11 miliardi di metri cubi, mentre nel 2021 erano 30. Con la prospettiva di arrivare a 5, urge ripensare l’approvvigionamento. A partire da Tap e rigassificatori

21 gennaio 2023
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4' di lettura

Cambia la mappa degli approvvigionamenti di gas dell’Italia. Se nel 2021 il maggiore partner per l’importazione era la Russia con 29,1 miliardi di metri cubi transitati dal Tarvisio verso il nostro Paese, nel 2022 la quota di gas proveniente da Mosca è scesa del 61% a 11,2 miliardi di metri cubi. È cresciuto del 12% il flusso proveniente dall’Algeria, secondo Paese per quantità di gas importato, passato da 21,2 a 23,7 miliardi di metri cubi. Mentre l’Azerbaijan, il terzo Stato da cui l’Italia riceve più gas, ha aumentato l’export verso il nostro Paese, passando nel 2022 a una fornitura di 10,2 miliardi di metri cubi, contro i 7,2 del 2021 (+41%).

Gas dal Nord

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Per quote minori, exploit del gas proveniente da Olanda e Norvegia con una crescita del 241%: dai 2,2 miliardi di metri cubi del 2021 si è passati ai 7,4 del 2022. E nel suo piccolo anche il Gnl (gas naturale liquefatto), che viene trasportato via nave e non via gasdotto, mostra il suo potenziale, con il rigassificatore di Panigaglia (La Spezia) che ha raddoppiato la sua capacità nel 2022 passando da 1,1 a 2,2 miliardi di metri cubi di gas processato (+102%) e quello di Livorno che ha ricevuto 2,2 miliardi di metri cubi nel 2022 contro l’1,4 dell’anno precedente (+70%).

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La questione rigassificatori

Per il 2023, in vista di un’ulteriore diminuzione del gas dalla Russia, è necessaria un riflessione sulle vie di approvvigionamento. Il 20 gennaio Stefano Venier, amministratore delegato di Snam, ha annunciato che il rigassificatore di Piombino, dopo la concessione dell’Autorizzazione integrativa ambientale, sarà operativo entro maggio, ma il comune della città ha annunciato un possibile nuovo ricorso al Tar. Mentre per il nuovo rigassificatore di Ravenna bisognerà aspettare fino all’estate del 2024.

Gli investimenti di Snam

Per capire la nuova geografia del gas si può partire dal piano strategico di Snam 2022-26. Sono previsti infatti 6,3 miliardi di euro di investimento per il trasporto del gas. Il progetto più importante in questo caso è la realizzazione della Linea Adriatica: 425 chilometri di condotta tra Sulmona e Minerbio, vicino a Bologna, per aumentare i flussi da Sud a Nord. Sono destinati allo sviluppo del Gnl invece 1,4 i miliardi di euro, in cui è compreso l’investimento su due rigassificatori galleggianti (a Piombino e Ravenna) e sui relativi sviluppi infrastrutturali, oltre che per operazioni di small scale Lng, cioè le attività di gestione di piccole/medie quantità di gas naturale, utilizzate principalmente per fornire Gnl e BioGnl ai settori del trasporto pesante terrestre, marittimo e ferroviario.

Algeria e Azerbaijan

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, riflette sul calo drammatico dell’importazione di gas dalla Russia: «Gli 11 miliardi di metri cubi che abbiamo ricevuto nel 2022 sono andati nelle scorte, che ora sono alte e ci hanno messo in sicurezza. Ma in vista già del prossimo inverno, se quel numero si abbassa ancora, sarà un problema. I 23,7 miliardi di metri cubi arrivati dall’Algeria potrebbero essere di più: il Paese in passato è arrivato a inviarcene 30. Ma ora non ne hanno e c’è una strozzatura a Nord che li blocca. Per fortuna dell’Italia c’è il Tap, da cui arriva il gas dall’Azerbaijan: 10,2 miliardi che ora potrebbero essere raddoppiati. Ha senso investire sul lato adriatico: sul metanodotto Sumona-Minerbio, come dai piani di Snam, con il sogno di rendere lo sbocco vicino a Bologna l’hub mediterraneo dove il gas viene consegnato al mercato. Perché il gas deve arrivare più a Nord possibile, anche questo è una condizione importante».

La via del Gnl

Tabarelli indica ulteriori fronti su cui lavorare per raggiungere la sicurezza energetica e coprire il vuoto lasciato dal gas russo: «Dobbiamo accelerare sulla realizzazione dei rigassificatori, partendo da quello di Piombino. Anche se la sua capacità arriverà a 2 miliardi di metri cubi non paragonabili alla quantità che abbiamo perso dalla Russia. Ma la strada del Gnl è quella con cui la tecnologia si è adattata dopo questo shock: con piccoli impianti da montare sulle navi di rigassificazione, sfruttando il vantaggio che è lo stesso del petrolio: lo stato liquido, trasportabile, globale, di questo tipo di gas. Il Gnl arriva da Usa, Qatar, Nigeria, Mozambico. Con la diversificazione si riduce il rischio di interruzione».

Libia e produzione nazionale

Per il 2023 il presidente di Nomisma Energia prevede un continuo calo di gas dalla Russia: verso i 5 miliardi di metri cubi. Per far fronte a questo cambiamento, la puntata più semplice è sull’aumento del gas dall’Azerbaijan. Per altre soluzioni possibili è necessario un ripensamento e un lavoro più profondo: «Dalla Libia importiamo 2 miliardi di metri cubi, su una linea che potrebbe arrivare facilmente a 15: è una questione da tenere presente. La produzione nazionale è l’altro punto drammatico: ferma a 3,4 miliardi di metri cubi nel 2022, il minimo del 1954, con i giacimenti nel Nord dell’Adriatico bloccati. Perché se noi demandiamo a livello locale la politica energetica, che non è neanche nazionale ma europea, è questo quello che succede».

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