di Fabio Carducci
Ue, Michel: "Prima o poi sanzioni su gas russo"
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Taglio del costo delle bollette e indipendenza dalla Russia sono due obiettivi cruciali, ma nel breve termine è difficile conciliarli. Mentre vanno perseguiti entrambi, su binari che alla fine si incontrano, nel lungo periodo. Valutando in caso di emergenza una riduzione dei consumi energetici ma evitando di danneggiare le grandi imprese attraverso il meccanismo dell’interrompibilità della fornitura di gas. E incentivando il gas da fonti rinnovabili. Questo l’unico approccio realistico per affrontare il nodo energia secondo Carlo Montella, avvocato ed Head of Energy team di Orrick, con una lunga esperienza internazionale nell'ambito del project development e dell’acquisizione e finanziamento di asset nei settori dell’energia e delle infrastrutture. Montella condivide pienamente, quindi, la strategia a doppio binario promossa dal governo Draghi di un tetto europeo al prezzo del gas russo, da cui non è realistico immaginare di staccarsi nel breve termine, e di una parallela diversificazione, nel solco della missione algerina che il governo italiano affronta in questi giorni.
A prescindere da giudizi sul merito sull’embargo, direi in uno spirito di sano realismo che semplicemente non possiamo permettercelo, perché scaricherebbe un costo insostenibile, non solo sulle famiglie, ma anche sulle grandi aziende energivore che tengono in piedi l’economia. Mi auguro invece che possa realizaarsi quanto prima a livello europeo la definizione di un price cap, un tetto massimo al prezzo del gas da parte dell’Europa in quanto massimo acquirente di gas al mondo, e quindi dotata di un potere negoziale che nessun singolo stato membro può avere.
Nello scenario, ripeto, del tutto virtuale, di una interrruzione del gas russo dovremmo innanzitutto fare affidamento sulle scorte, riempite al massimo della loro capacità, massimizzare l’import di Gnl (Gas naturale liquefatto), dagli Usa e non solo, facendo ricorso a piattaforme galleggiati di rigassificazione, saturare al massimo i gasdotti esistenti (Tap, Transmed) e inevitabilmente limitare i consumi. Lo spegnimento dei termosifoni e dei condizionatori non è una risposta strutturale al problema, ma se fossimo costretti a razionare certo non potremmo partire da ospedali, stazioni o grandi imprese energivore, per evidenti ragioni di impatto socioeconomico. Saremmo costretti a partire dalle famiglie e poi, a seguire, dalle Pmi.
Lotta al caro bollette e indipendenza energetica sono binari paralleli ma separati, e hanno bisogno di risposte diverse. Paradossalmente, in caso di embargo almeno in un primo tempo i prezzi del gas potrebbero addirittura aumentare, o quanto meno non scenderebbero.
Va nella gusta direzione, prevede fra l'altro misure sicuramente compatibili con una maggior diversificazione delle fonti di approvvigionamento, che dopo il 2019 è avvenuta troppo parzialmente. Ma va integrata anche con interventi che favoriscano sia lo “storage” elettrico, tecnologia che sarà sempre più importante e competitiva per la messa in sicurezza del sistema elettrico, sia l'assetto produttivo di gas rinnovabile. Questo è un aspetto molto importante. L’Italia può produrre gas verde, biometano da Forsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) o da scarti agricoli, sistemi che fanno lavorare la filiera nazionale, sia tecnologica che agricola, e che ridurrebbero la dipendenza dall'importazione di gas metano.
Lato impresa l'interrompibilità è una misura non adeguata al raggiungimento dell'obiettivo. L'interrompibilità è la disponibilità della grande impresa energivora di vedersi interrompere in casi estremi e temporalmente circoscritti la fornitura a fronte di un provento che riceve, che poi diventa un onere di sistema che si scarica sulle bollette elettriche. Finora è sempre stata virtuale, se vogliamo trasformarla ora in interruzioni ripetute nel tempo e per il tempo necessario a superare un eventuale shortage di gas, rischieremmo di sacrificare la parte più produttiva del paese, occorre valutare l'impatto di una misura di questo tipo.
Questo tipo di intervento implica nel breve termine uno scenario diverso, e cioè che continuiamo a comprare gas dalla Russia cercando di ridurne il prezzo e i quantitativi. Seppur moralmente sarebbe giusto interrompere subito l'importo di gas russo, temo realisticamente non sia praticabile, questo per errori del passato, che è inutile ora analizzare. Ritengo che il price cap a livello europeo e il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell'energia elettrica - che a livello regolatorio sono uniti ma possono seguire due metriche differenti - possono essere due soluzioni realmente importanti. Oltre alla rivendita del Gse alle imprese a prezzi calmierati dell'energia prodotta da fonti rinnovabili.
Dobbiamo creare un sistema, tra Gse, grandi utility che producono da fonti rinnovabili, produttori indipendenti di energia, che siano incentivati, anche fiscalmente, a vendere energia nel lungo termine a prezzi calmierati al sistema produttivo italiano.
Fabio Carducci
Vice-caporedattore
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