di Marco Valsania
La sanità post-Covid guarda a Intelligenza artificiale e big data
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Johnson & Johnson si separa in due società quotate. Una scommessa su cammini diversi per il suo business d’avanguardia e leader nei farmaci da prescrizione e nelle tecnologie medicali, capace di maggiori tassi di crescita e profitti. E per la divisione al consumo, storico cuore del gruppo, ma al momento al centro di battaglie legali e oggi in frenata con un fatturato da 15 miliardi.
L'operazione, che trasformerà un colosso della sanità nato nel 1886, verrà completata entro 18-24 mesi, ha rivelato l'amministratore delegato Alex Gorsky al Wall Street Journal. Gorsky ha descritto la decisione come una scelta strategica, slegata dalla saga dei ricorsi in tribunale su legami tra tumori e l'uso del suo borotalco. In un’intervista al Journal, Gorsky ha dichiarato che questo è il “il miglior cammino per assicurare una crescita sostenibile nel lungo periodo e per meglio rispondere alla domanda”. Numerosi dettagli dell'operazione, compresi i loro futuri vertici, sono ancora da definire. Viene considerato probabile che la separazione avverrà attraverso uno spin off e un collocamento di titoli di un neonato gruppo consumer.
Di certo è una mossa - l'abbandono del modello di conglomerata diversificata, impegnata in molteplici settori sostituito da gruppi più agili e focalizzati - che vede J&J seguire la strada adottata da un altro marchio iconico della Corporate America, General Electric. Nei giorni scorsi Ge ha annunciato un piano di scomposizione in tre aziende a Wall Street, che corrisponderanno alle sue attività nell'aeronautica, nella sanità e nella generazione di energia e fonti rinnovabili. Nel settore farmaceutico e sanitario altri colossi rivali hanno già effettuato simili mosse: sia Pfizer che Merck hanno effettuato spin off delle loro divisioni al consumo per rafforzare gli investimenti nei farmaci più redditizi e promettenti. Nel 2006, Pfizer aveva ceduto proprio a J&J la divisione di prodotti al consumo per oltre 16 miliardi. Nel 2019 aveva poi creato una joint venture con GlaxoSmithKline per i farmaci generici, GSK Consumer Healthcare. Merck aveva passato l'attività di prodotti al consumo a Bayer per 14 miliardi nel 2014.
J&J è la più grande società di healthcare al mondo per fatturato e i suoi marchi tra i più riconoscibili. L'attività al consumo e di medicinali generici vanta prodotti quali l'antidolorifico Tylenol, i cerotti Band-Aid, il già menzionato talco Baby Powder, come anche Neutrogena e Aveeno. Quattro marchi hanno un giro d'affari superiore al miliardo e venti di oltre 150 milioni. Tassi di crescita e redditività hanno però da tempo rallentato il passo. Nell'ultimo anno il consumer business è cresciuto dell'1,1%, a circa 15 miliardi.
Il business medicale e di farmaci da prescrizione è fondato su ingenti investimenti e ricerca e ha portato sul mercato uno dei vaccini anti-Covid autorizzati negli Stati Uniti, uno sviluppo che ha acceso i riflettori sulla diversità dei business e delle loro performance gestiti da J&J. La sua crescita è stata dell'8% negli ultimi dodici mesi. La nuova e snellita J&J farmaceutica e medicale, che manterrà il nome originale, dovrebbe avere vendite per 80 miliardi l'anno, stando a quanto fatto sapere dall’azienda, rimanendo leader nel suo campo.
Il calcolo di J&J è che per gli investitori le parti, considerate separatamente, possano ottenere un valore superiore alla loro somma sotto un medesimo ombrello. La prima reazione al piano di svolta è stata positiva tra gli investitori, con il titolo in rialzo di circa il 3% fin dal pre-mercato. Le azioni di J&J, che ha una market cap di 429 miliardi, sono sostanzialmente invariate da inizio anno.
Marco Valsania
Giornalista
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