di Luca Orlando
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La notizia è nella colonna più a destra, quella che in genere si guarda dopo, il dato delle importazioni. Perché quel segno meno in fondo marginale, un calo di appena un punto, segnala in realtà la prima inversione di rotta su base tendenziale dei nostri acquisti extra-Ue dopo quasi due anni di corsa a doppia cifra.
I dati Istat di gennaio offrono un quadro in parte nuovo, con il calo dei prezzi dell’energia a creare finalmente una situazione in cui il confronto annuo non è più così drammatico. L’ultimo segno meno nel trend dell’import si verificava per l’Italia in effetti a febbraio 2021. Da allora, quasi sempre crescite a doppia cifra, prima per la corsa delle materie prime e dell’elettronica, poi per lo scatto dell’energia, con prezzi moltiplicati n volte in pochi mesi.
Situazione di calo degli acquisti che nel dato mensile destagionalizzato dell’import era già visibile da qualche mese (siamo ora al quinto mese consecutivo in frenata, l’ultimo dato è un robusto -9,7%) ma che nel confronto annuo non si era ancora palesata.
Nei dati dei singoli paesi si osservano un paio di fenomeni. Anzitutto prosegue la presa di distanza dalla Russia, le cui vendite verso l’Italia si riducono del 67%, andando quasi ad azzerare il deficit mensile, poco meno di 600 milioni, dai 2-3 miliardi al mese dei periodi più difficili dello scorso anno. Gli acquisti dal Medio Oriente, altro grande fornitore di energia, aumentano ancora ma in modo meno teso rispetto al passato, un incremento del 18,9%.
L’altro aspetto evidente è però la frenata della Cina, con i nostri acquisti da Pechino in caduta di oltre il 10%, primo risultato forse del “buco” di forniture generato dall’ultima ondata di Covid che all’inizio dell’anno aveva ancora messo in difficoltà la logistica interna e i porti.
Dal lato dell’export, invece, è ancora crescita a doppia cifra, per il 15esimo mese consecutivo. C’è però qualche modifica non banale nella composizione del dato, guardando ad un quasi pareggio degli Stati Uniti (principale motore del made in Italy nel 2022) e allo scatto inusuale della Cina (+137%), risultato alimentato anche dal confronto statistico con un altro mese di quasi-lockdown (gennaio 2022), quando il nostro export mensile verso Pechino aveva toccato il punto più basso degli ultimi anni, appena 980 milioni.
Nonostante tutto, il saldo commerciale a gennaio 2023 resta comunque negativo per 1,36 miliardi, migliorando tuttavia in modo evidente rispetto ai -5.3 miliardi d gennaio 2022). Il deficit energetico (-7.488 milioni) è di poco inferiore rispetto a un anno prima (-7.556 milioni) mentre l'avanzo nell'interscambio di prodotti non energetici aumenta da 2.272 milioni di gennaio 2022 a 6.129 milioni di gennaio 2023.
Luca Orlando
inviato-caporedattore
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