di Luca Bergamin
ll Golden Gate Bridge collega San Francisco, sulla punta settentrionale dell’omonima penisola, con la parte meridionale della contea di Marin. Ultimato nel 1937, è lungo 2,71 chilometri
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Una donna afroamericana è appena entrata. Ha una cascata incontenibile di esuberanti ricci neri che la fa assomigliare ad Angela Davis, l’attivista statunitense per i diritti civili più combattiva e affascinante degli ultimi decenni. Estrae un volume dallo scaffale riservato alla free press e si mette a sfogliarlo proprio dietro la vetrina più luminosa del City Lights Bookstore, discutendo piuttosto casualmente con uomo, più o meno della sua stessa età, che sulla giacca colorata indossa una grossa spilla Lgbtq+. Dice di abitare a Castro, non lontano dal Twin Peaks Tavern, lo storico gay bar simbolo dell’omonimo quartiere dalla spiccata vocazione arcobaleno. Assistere a scene come queste al mitico civico 261 di Columbus Avenue rappresenta la normalità a San Francisco. Anche in questo anno che ha visto tante celebrazioni per i cento anni dalla nascita di Jack Kerouac, autore iconico del movimento beat, il City Lights Bookstore – che fu covo letterario coi suoi murales sulle pareti esterni e le migliaia di libri custoditi di quel movimento di pensiero libero e selvaggio – sprizza ancora e sempre vitalità. Lawrence Ferlinghetti, il suo fondatore e soprattutto poeta, scomparso un anno fa a 102 anni, gliela impresse sin dalle origini, prendendo a prestito il nome dal film capolavoro di Charlie Chaplin, Luci della città. Il suo amico Kerouac qui veniva a leggere e scrivere. Mentre sempre Ferlinghetti pubblicò Howl and Other Poems di Allen Ginsberg.
Venire qui oggi però non rappresenta un’operazione di nostalgia, serve piuttosto a trovare la traccia migliore da seguire per capire quanto San Francisco sia beat anche nell’era della tech generation, che ha come epicentro Palo Alto ma abita a “Frisco”. I giovani che lavorano ad Apple ci vanno eccome a bere una birra al Vesuvio Cafè, e chiedono del tavolo dove Neal Cassady, meno noto come scrittore e più conosciuto come il Dean Moriarty che si alternava al volante con Kerouac, trascorreva ore a chiacchierare e bere proprio con l’autore di On The Road. Qui adesso si viene per ascoltare musica, guardare i cimeli appesi alle pareti e scrutare le facce di chi entra, perché può sempre trattarsi del nuovo Henry Miller: fa sorridere pensare che a progettare questo luogo, teatro di sbronze per i beat, sia stato l’architetto italiano Italo Zanolini che nel Comasco disegnava i santuari. Vallejo Street non è tanto lontana e lì si va, oggi come negli anni 50, al Caffè Trieste perché non esiste espresso vero più buono di quello che l’ultima generazione dei proprietari fa arrivare ancora dalla città di origine: qui venivano anche gli assi del cinema quando erano squattrinati, compresi Michael Douglas e Francis Ford Coppola. Sembra che il signor Giotta, per tutti Papa Gianni, lasciasse loro armeggiare direttamente coi macinini dei chicchi.
San Francisco è cambiata mille e più volte da allora, la pandemia ha scatenato l’ennesima rivoluzione. Ci sono luoghi adesso che piacerebbero ai ribelli dei vecchi tempi, a cominciare dal Presidio Park (l’Hotel Drisco, l’Inn at the Presidio sono ottime scelte design per soggiornare), un’area verde immensa in una ex base militare a ridosso della silhouette rossa del Golden Gate, il ponte sospeso che collega la città all’oceano pacifico e a quelle Marin Headlands dove gli abitanti di Frisco vanno a pedalare come forsennati sulle piste di trail. Qui fare sport è come respirare: a centinaia camminano tra la zona del Ferry Building e Fisherman’s Wharf e nel weekend vi si tengono affollati mercati gastronomici e di oggettistica, mentre a Fort Mason i contadini espongono ortaggi e frutta freschi. Invece da Acmr si va a comperare il pane sano, non distante da quel Greens che è la mecca dei vegetariani, allietati anche dalla vista sulla Marina e rassicurati dalla garanzia che i proprietari sono buddisti. Più sofisticato è il distretto di SoMa, chiamato anche Mission District ,che pullula di gallerie e negozi ,in particolare su Valencia Street. I saliscendi e le viste più elettrizzanti sono quelle regalate dalle Pacific Heights, su e giù da Lombard Street e dalle Lyon Street Stairs. Però ora non si può tardare più: si noleggia una cabriolet rossa e si punta verso Big Sur per attraversare il mirabolante Bixby Creek Bridge, leggero sul canyon e il Pacifico, frenando solo davanti all’insegna del Nepenthe Restaurant, dove guardare giù per risentire ancora brividi beat.
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