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Marina Capo d’Orlando fa il pienone dove c’era il vecchio porto incompiuto

di Donata Marrazzo

Ripartita nel 2017

24 febbraio 2023
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3' di lettura

Per concretizzare il suo sogno, gli è bastato attraversare lo Stretto, da Reggio Calabria a Messina, più esattamente a Capo d'Orlando. Francesco Federico aveva in mente un progetto chiaro: dopo aver fatto un buco nell'acqua in Calabria, anzi due, uno a Gioia Tauro e uno a Scilla, dove aveva proposto la realizzazione di alcune infrastrutture nautiche, ha spostato la sua attenzione sulla costa siciliana. Con la sua società Marina Costa Viola, fondata insieme all'amico reggino Silvio Barilà Iero, ha rilanciato il preesistente porto turistico, rimasto un'incompiuta dagli anni '70, costruendo il Marina Capo d'Orlando, progetto per il quale la Regione siciliana aveva lanciato un bando. Con un'associazione temporanea d'impresa, in cui è entrata una ditta di Roccella Ionica, specializzata in lavori marittimi, e una locale, esperta in costruzioni civili, ha preparato la proposta tecnico economica e si è aggiudicato un contributo da 20 milioni di euro, ovvero il 40 % delle spese preventivate.

Poi, con un fondo gestito da Intesa Sanpaolo, ha raggiunto la copertura totale di 48 milioni. «Questo dimostra – spiega l'imprenditore calabrese – quanto sia importante la collaborazione fra pubblico e privato. In Calabria non è accaduto. Ma forse la regione ha ancora altre priorità da affrontare».

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«Quelli tra il 2011 e il 2014, quando abbiamo cominciato a puntare sulla Sicilia, dove già vivevo con la mia famiglia, erano anni difficili – racconta Federico –. Il governo Monti aveva previsto misure fiscali pesanti per la nautica, considerata un settore del lusso. E il comparto perdeva il 50 per cento. Eppure nel 2015 siamo riusciti ad aprire il cantiere e due anni dopo è stata inaugurata la struttura». Improntata alla bioarchitettura, oggi funziona a pieno ritmo con soluzioni digitali innovative, dalle prenotazioni alla raccolta dei rifiuti, fino alla contrattualistica.

«Nonostante il Covid, nonostante la guerra, nonostante la crisi, l'ultimo anno ha registrato il tutto esaurito, con la presenza di turismo locale e internazionale e di operatori qualificati», continua Federico.

Cinquecento posti barca (per imbarcazioni fino a 45 metri di lunghezza), 180 mila metri quadri tra spazi interni e banchine, cantiere nautico e aree dedicate all'ormeggio e alla manutenzione delle imbarcazioni, una stazione di rifornimento, il parcheggio, attività commerciali e negozi tecnici, charter e oltre 100 addetti impegnati sul posto. Il risultato è un fatturato che supera i 15 milioni. Disponibili anche suite e ristoranti e uno yachting club affiliato alla Federazione italiana vela, che organizza campionati e regate tutto l'anno, con la sperimentazione di boe robotiche geolocalizzate.

All'interno c'è anche una suggestiva passeggiata archeologica intorno alla Cava Mercadante: si tratta di grandi dischi intagliati nella pietra arenaria, misteriosamente modellati, che affiorano dall'acqua. Forse di epoca romana.

A 14 miglia nautiche dalle Isole Eolie e vicino a rinomate località turistiche, il Marina Capo d'Orlando organizza escursioni e charter. Quasi la metà dei posti barca è occupata infatti da imbarcazioni di società di noleggio. L'infrastruttura portuale ha contribuito a rivitalizzare la vasta area metropolitana di Messina, dove a pochi chilometri di distanza si trova Portorosa, nel golfo di Milazzo e di Tindari, un esclusivo complesso turistico realizzato a metà degli anni '80, che ha vissuto lunghe traversie giudiziarie. Ora bisogna capire quali saranno i prossimi passi della nuova proprietà, «ma mi auguro che vadano nella direzione di un rilancio, perché il posto davvero lo merita», afferma Federico. Intanto, l'imprenditore, insieme al suo socio, già si predispone a valutare altre iniziative: «Fra due anni raggiungeremo il punto di pareggio per cui potremmo essere pronti a una nuova avventura».

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