di Roberta Capozucca
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Il 4-5 luglio, si è tenuta a L'Aquila la prima conferenza nazionale dell'Impresa Culturale, un appuntamento promosso da Federculture, AGIS, Forum Terzo Settore e Alleanza Cooperative Italiane Turismo e Beni Culturali per avviare un confronto sul tema della gestione dei beni e delle attività culturali. In un territorio-simbolo, quale quello dell'Aquila, si sono dati appuntamento gli Assessori alla cultura e al turismo delle Regioni e dei Comuni italiani con l'obiettivo di attivare un dialogo in merito al ruolo dell'impresa culturale e alla sua rilevanza nel creare valore sociale ed economico per la collettività.
Come confermato dall'ultimo rapporto di Fondazione Symbola e UnionCamere, uscito proprio in questi giorni, il settore culturale è uno dei comparti con più prospettive di crescita nel nostro paese. Nel 2016 ha prodotto l'1,8% in più rispetto al 2015, con una crescita dell'occupazione pari all' 1,5%. Tradotto in valori assoluti, nel 2016 la cultura ha generato 89,9 miliardi di euro e, considerando l'indotto, ha mosso più di 250 miliardi dando lavoro a 1,5 milioni di persone.
Valori in percentuale. (Fonte Symbola-rapporto 'Io Sono Cultura 2017)
Sebbene questi siano numeri importanti, resta evidente uno scollamento fra l'impresa culturale e il sistema imprenditoriale; secondo Claudio Bocci, direttore di Federculture: “la mancanza di un efficace visione delle dinamiche di sviluppo risiede nell'assenza di una cultura di gestione”. Se la missione dell'impresa culturale è quella di creare sia valore economico che sociale, qual è il ruolo dell'imprenditore culturale che contribuisce allo sviluppo dei territori? Qual è il modello di gestione più efficace nei quasi 5.500 musei, monumenti, aree archeologiche e luoghi di spettacolo presenti in Italia? In una logica di scorporamento della gestione tra Stato, regioni ed enti locali, tra cui ora anche la Camera di Commercio, diventa necessario attuare una progettazione integrata con l'attivo coinvolgimento degli attori locali, pubblici e privati, già nella fase progettuale.
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Con un occhio rivolto alla Riforma del Terzo settore, sono i temi relativi alla gestione dei beni e delle attività culturali quelli che hanno animato la discussione della conferenza Nazionale dell'Impresa Culturale. Con chiarezza è emerso che occorre un contesto normativo, fiscale ed economico più favorevole per favorire la crescita dell'impresa culturale: In che direzione? C'è bisogno di nuove forme semplificate di partenariato pubblico-privato, di incentivi all'occupazione, di contributi agli investimenti e agevolazioni fiscali. Quattro sono le principali proposte avanzate dal tavolo di lavoro:
-semplificazione della relazione con la pubblica amministrazione e delle procedure di concessione e co-gestione del patrimonio che tengano conto delle finalità sociali dell'affidamento e del fine ultimo di conoscenza del patrimonio culturale;
-provvedimenti per favorire l'occupazione di qualità per combattere le precarie condizioni dei lavoratori culturali;
-applicazione, relativamente alle loro attività specifiche, di una aliquota IVA agevolata (4% o 10%) per gli operatori culturali;
-snellimento delle procedure e del carico fiscale per le donazioni private a soggetti, oggi particolarmente difficili soprattutto se il donante è una società di capitali.
Per dare un segnale di quanto modelli di gestione integrati possano essere efficienti e produttivi per un territorio, durante la conferenza sono state premiate sei realtà che grazie alla progettazione partecipata si sono rese sostenibili: Fondazione Aquileia, Ecomuseo Valle d'Aso, Fondazione Museo Egizio di Torino, Teatri di Bari, Cooperativa “Anonimo impresa sociale” e Teatro Stabile d'Abruzzo.
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