di Mariateresa Montaruli
Una delle cappelle del Santuario della Madonna delle Lacrime di Trevi custodisce affreschi che il Perugino realizzò nel 1521, raffiguranti un’Adorazione dei magi e, ai lati, i Santi Pietro e Paolo
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Le guance arrossate, i capelli spettinati, i tratti sanguigni: l’autoritratto che Pietro Vannucci, detto il Perugino, lascia nel Collegio del Cambio a Perugia contrasta in modo deciso con le diafane raffigurazioni degli affreschi della Sala delle Udienze, etichettati dalla scrittrice Edith Wharton come «uno dei tre soffitti perfetti del mondo». Alla perfezione prospettica e delle proporzioni, alla dolcezza del colore, alle pose trasognate e lievemente malinconiche aspirò tutta la pittura del Perugino, nato nel 1446 a Città della Pieve e compagno di Leonardo e Botticelli nella bottega del Verrocchio. Nutrito dalla naturale spiritualità della terra umbra, il suo linguaggio pittorico è protagonista di una ventina di iniziative promosse dal Comitato Nazionale che celebra quest’anno il quinto centenario della morte, avvenuta a Fontignano nel 1523.
“Lo sposalizio della Vergine”, dipinto da Perugino fra 1501 e 1504 per il duomo di Perugia, fu portato in Francia da Napoleone e oggi si trova al Musée des Beaux-Arts di Caen
Ad aprire l’anno è la grande mostra “Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo” alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia dal 4 marzo all’11 giugno, con 70 opere, prove capitali della produzione antecedente il 1504, anno in cui creava straordinari lavori come lo “Sposalizio della Vergine” per il duomo di Perugia, oggi al Musée des Beaux-Arts di Caen, in Normandia. Il titolo della mostra si riferisce a una lettera del 1500 in cui il mecenate Agostino Chigi lo definiva, appunto, «il meglio maestro d’Italia».
Perugia è un buon punto di partenza per tracciare un itinerario che comprenda le sue maggiori opere ancora in Umbria. Oltre alle Sibille del Collegio del Cambio, una delicata Madonna con Bambino e i due cherubini, su sfondo nero si trova all’interno di Palazzo Baldeschi. La Cappella di San Severo conserva un’opera di Raffaello completata da Vannucci e il complesso benedettino di San Pietro custodisce parti del Polittico di San Pietro traslato poi a Rouen.
Arte della ceramica a Deruta
Fuori porta, ad Assisi, lo chef Lorenzo Cantoni del ristorante Il Frantoio di propone un menù ispirato allo stile e ai colori del Divin Pittore, reinterpretando in chiave contemporanea piatti d'epoca. E a Deruta, cittadella fortificata poco lontana dalla sponda sinistra del Tevere, se la Pinacoteca Comunale conserva l’affresco del “Padre Eterno con i Santi Romano e Rocco”, è da non perdere anche il Museo della Ceramica, arte che nel 1500 contava una cinquantina di fornaci. Le curiosità sono numerose: per esempio, nel XV secolo, con l’arrivo di nuovi pigmenti, a base minerale, la gamma dei colori si ampliò notevolmente, e ai primi del Novecento le ceramiche venivano imballate in botti di legno, caricate su carretti trainati da cavalli, per imbarcarsi da Livorno verso gli Stati Uniti, come raccontano le immagini del 1925 della Ubaldo Grazia, tra le fabbriche più antiche ancora operanti.
Il Teatro Cesari Caporali a Panicale
Più a ovest, il borgo di Panicale ospita l’affresco del “Martirio di San Sebastiano”, nell’ex convento dedicato al santo fuori le mura. Riguadagnato il centro storico, un labirinto di stradine a spirale con alte case-torre, si dà volentieri un’occhiata al piccolo e settecentesco Teatro Cesari Caporali, con un sipario del 1859. Eccoci poi nella città natale del pittore, Città della Pieve, interamente costruita in mattoni su un colle a 500 metri tra la Val di Chiana e il Lago Trasimeno. Nel centro storico va dato il dovuto tributo al Perugino visitando l’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi con la spettacolare “Adorazione dei Magi”, e passando dal sacro al profano, vanno esplorate le botteghe di prodotti tipici, dove si vende zafferano locale. Presente in Umbria sin dal 1537, il croco che donava il colore giallo-oro alle stoffe dei tintori della città (e probabilmente anche alle opere del Perugino) ha ripreso a essere coltivato dopo essere stato reintrodotto dalla Spagna.
Foligno, vista del duomo
Un itinerario alternativo sulle tracce del pittore porta verso Foligno, dove l’Oratorio della Nunziatella conserva un notevole “Battesimo di Cristo”. Montefalco è poco lontano, «uno dei luoghi più pacifici della terra... Ovunque si passi, tutto è antico, medioevale, sassoso», scriveva Herman Hesse, e che è culla delle uve Sagrantino e della produzione del tessuto artistico umbro. Spettacolare, nel rione Colle Mora, la chiesa sconsacrata di San Francesco, con affreschi di Benozzo Gozzoli e l’ “Adorazione dei pastori” del Perugino. Un’opera analoga si trova nella chiesa della Madonna delle Lacrime di Trevi, Città dell’Olio adagiata su un contrafforte del Monte Serano, con un cuore antico fatto di viuzze, palazzi di sasso e tetti di coppi e uno sfondo di 300mila piante, la fascia olivata Assisi-Spoleto in odore di candidatura Unesco. Chiome che compaiono anche nei paesaggi del “divin pittore”, un oceano verde che si muove fra rocce, anse fluviali e declivi e che si fonde con il cielo.
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