di Andrea Monticini
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Negli ultimi anni, in uno scenario finanziario caratterizzato da ampia liquidità, si sono osservate quotazioni elevate di (alcuni) non-fungible token (Nft). Per capire cosa c’è dietro questo ingente flusso finanziario basta ricordare due casi eclatanti avvenuti lo scorso anno. Nel marzo 2021, «Everydays: The First 5000 Days», un oggetto di arte digitale, cioè vivente soltanto grazie a un computer, è stato acquistato in asta per ben 69 milioni di dollari. Ancora nel 2021 «Human One», descritto sempre come una scultura video cinetica, è stato venduto in asta per quasi 29 milioni di dollari. Gli esempi riportati rappresentano la punta dell’iceberg di un fenomeno che sta prendendo sempre più piede. Ogni settimana, infatti, vengono scambiati Nft per volumi di centinaia di milioni di dollari, attraverso mercati basati su piattaforme internet, la più nota delle quali è OpenSea Foundation.
Con il ritorno dell’inflazione e l’uscita dalle politiche monetarie non convenzionali, attuate per contrastare gli effetti della pandemia sul ciclo economico mondiale, possiamo aspettarci un impatto sulle quotazioni degli Nft? Per rispondere vale la pena prendere in esame tre differenti aspetti.
In primo luogo, occorre chiedersi cosa determini il valore di scambio di un Nft. Un Nft rappresenta un diritto di proprietà autentico, scritto in modo univoco in una catena di blocchi. Gli ambiti di utilizzo sono molteplici: di recente una casa automobilistica ha annunciato che ogni nuovo autoveicolo sarà affiancato da un Nft per garantire l’autovettura durante tutto il suo arco di vita, tuttavia, al momento, lo sbocco naturale è stato solo e unicamente quello di creare uno spazio per i collezionisti di oggetti digitali.
Se dovessimo spiegare a un giovane cosa determini il valore di un Nft, dovremmo senz’altro partire dalla teoria economica: il valore di un bene è rappresentato dal prezzo a cui il venditore del bene è disposto a disfarsene, esistendo, in pari momento, un acquirente disposto a pagare quel prezzo per acquistarlo. Un Nft non fa eccezione. Pertanto, le quotazioni di un Nft dipendono dal valore che un individuo attribuisce al possesso dell’Nft e dalla disponibilità del proprietario a disfarsene per quella cifra. Nel caso di un Nft, ciò che si acquista è la proprietà di un indirizzo elettronico univoco.
In secondo luogo, occorre domandarsi se, ed eventualmente come, i bassi tassi di interesse possano influenzare le scelte di venditori e acquirenti di Nft. Negli anni recenti la politica monetaria per stimolare il ciclo economico è stata molto espansiva. Una politica monetaria espansiva, se da un lato ha stimolato la ripresa e ha contrastato gli effetti recessivi degli shock che hanno colpito l’economia, per altro verso, ha compresso la corretta valutazione del premio per il rischio. In altre parole, un rialzo dei tassi potrebbe spingere molti investitori a disfarsi di Nft valutandoli improvvisamente più rischiosi. Le conseguenze, in questo caso, sono facilmente immaginabili: le quotazioni degli Nft inizieranno a sgonfiarsi così come avviene quando si sgonfia una bolla speculativa.
In terzo luogo, occorre valutare un Nft non solo per ciò che è oggi, ma anche per quello che potrebbe rivelarsi in futuro. In altre parole, per valutare un Nft occorre essere contemporaneamente realisti e visionari. Di recente, importanti aziende multinazionali come ad esempio Apple, Facebook e Microsoft, solo per citarne alcune, hanno annunciato l’intenzione di voler investire nel metaverso. In questo ambito, il successo di queste iniziative potrebbe spingere la diffusione degli Nft. Ovviamente, quest’ultimo non necessariamente dovrebbe limitarsi alla diffusione del metaverso, perché potrebbero esserci sviluppi anche in ambito industriale. Tutti questi elementi incideranno in modo decisivo sulle valutazioni.
In conclusione, in questo momento gli Nft sono un’innovazione tecnologica analizzata nei suoi primi momenti di sviluppo: le quotazioni raggiunte da questi oggetti digitali, così come i notevoli volumi di scambio giornalieri, favorite dalla presenza di bassi tassi di interesse e dall’ampia liquidità disponibile nei mercati finanziari, ne riflettono “solo” una prima possibile applicazione. Come sempre accade, quando un’innovazione viene introdotta, la sua portata e tutti i possibili utilizzi, necessitano di tempo prima di essere completamente metabolizzate.
In questo ambito, non solo lo sviluppo del metaverso con tutte le sue ricadute potrebbe aprire ampi spazi di utilizzo per gli Nft, ma anche il settore industriale potrebbe trarne grandi vantaggi. A di là di tutte le future potenzialità dei non-fungible token, sussistono dei rischi attuali: va infatti ricordato che non tutte le innovazioni tecnologiche si sono poi effettivamente affermate. Forse è bene che chi decidesse di investire oggi negli Nft tenga presente tutti gli aspetti in gioco che una tale scelta può implicare.
Docente di Econometria finanziaria all’Università Cattolica del Sacro Cuore
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